di Taira Bocchino, presidente Amici della Terra Orvieto
Orvieto, 5 settembre 2015. A sentire la varietà dei commenti e delle prese di posizione sulla questione del ricorso all’incenerimento dei rifiuti posto dallo sblocca Italia del Governo nelle regioni più arretrate nella gestione del ciclo dei rifiuti, tra cui l’Umbria, c’è da restare allibiti.
In una regione dove il riciclo, non parliamo della qualità, è praticamente argomento sconosciuto, dimostrato dal fatto che non c’è un centesimo di rientro, di pratiche di riduzione alla fonte non c’è conoscenza, dove la raccolta si chiama differenziata solo a parole e l’unico rimedio tuttora praticato per gestire l’immondizia è e resta la discarica, e segnatamente quella di Orvieto, si poteva pensare che il richiamo a considerare tutte le opportunità per gestire i ciclo dei rifiuti, compreso l’incenerimento, non fosse una bestialità.
Dobbiamo finalmente accettare che in Umbria la politica, ma anche l’ambientalismo regionale, in realtà considera operativamente e filosoficamente la discarica come unico e determinante sistema risolutivo per i rifiuti, e specialmente se la principale discarica è lontana dal cuore dell’Umbria, ai margini, in una collocazione poco importante elettoralmente e perché abitata da gente tranquilla e amministratori rispettosi.
Ed è solo per questa ragione che, nel momento in cui quelle forze reclamano la barbarie dell’incenerimento, a nessuno di loro possa saltare in testa di sostenere la dismissione delle discariche, che è il destino naturale del settore nelle realtà civilizzate. Infatti è perfettamente chiaro a tutti che qui ci si può permettere la battaglia contro gli inceneritori solo perché esistono, e si progetta di ampliarle addirittura, le discariche.
Lo sa bene il Sindaco di Terni, che è responsabile come ex presidente dell’ATI4 di un Piano dei rifiuti sballato fondato sulla lunga vita della discarica di Orvieto, con l’adesione peraltro di tutti gli altri Sindaci della Provincia, e lo dovrebbe sapere il Sindaco di Orvieto che dichiara a ogni piè sospinto la sua contrarietà agli ampliamenti della discarica, ma in pratica è assente dal dibattito e non ribatte nulla sullo struzzismo della politica regionale e provinciale: quella di dimostrare la propria radicalità eco-ideologica di governo facendo passare per lotte di secondo piano e non significative quelle di chi reclama una politica organica risolutiva di sistema per i rifiuti, rispettosa della legalità e nell’interesse dei cittadini, tutti.
In conclusione ci rendiamo conto che a livello locale non possiamo avere sostegno o comprensione, dati anche gli interessi materiali e elettorali in campo. Non ci resta che sperare in un interessamento del Governo nazionale nella speranza che finalmente si accorga del disastro rifiuti che riguarda gran parte del centro-sud del Paese.
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