Riceviamo da Pasquale Marino e pubblichiamo. Ci auguriamo, affinché il dibattito avviato possa produrre esiti positivi e non finire in un ping pong infinito, che Barbabella e Marino prendano un caffè insieme e la discussione perda il sapore personalistico che sta assumendo. E’ tema troppo importante, è prezioso che sia stato avviato, ora è dovere di chi ha idee di renderle utili. (d.f.)
Provo a proseguire un dibattito che è nato pubblico e come tale secondo me dovrebbe evolversi. Rivendicando il mio diritto di provare a farlo.
Gentile signor Franco Raimondo Barbabella, tutto mi sarei aspettato e tutto avrei desiderato, fuorché intavolare polemiche del tutto personali. Queste, tra l’altro non interessano nemmeno noi diretti interessati! Figurarsi i lettori della testata che ci ospita. Se non ho fatto nomi in qualche mio intervento, non è per sminuire nessuno, ma proprio per non suscitare richiami personali. Lei lo ha capito perfettamente, non c’ è bisogno.
Siccome poi, la buona fede è sempre presupposta per tutti, dico semplicemente che se Lei vorrà accettare in futuro di prendere un caffè al bar e continuare a discutere di Orvieto e di Beni Culturali, ne sarei oltremodo felice.
Personalmente, tanto chiude la faccenda, ma essendo stata trascina la cosa in cagnara, ahimè! entro nel suo terreno e dico nel merito questo:
Signor Barbabella, ammesso che fossimo d’accordo su tutto e così non è, comunque avrei il diritto di esprimere il mio modesto pensiero, quanto Lei. Ringrazio per questo pubblicamente chi mi ha fin ora dato voce; Le assicuro, a Orvieto non è facile neanche questo!
Ho insistito nei miei interventi su due concetti, per i quali in pochissimi (con lodevole eccezione), si sono espressi in merito.
- Il dibattito pubblico sull’uso dei Beni Culturali e dei Luoghi della Cultura a Orvieto; http://orvietosi.it/2015/08/parco-archeologico-inefficace-beni-archeologici-orvietani-nessun-dibattito/
- L’analisi per il futuro immediato, dei Luoghi della Cultura Orvietani, anche in rapporto al piano governativo delle “Strategie per le Aree Interne”; http://orvietosi.it/2015/09/lettera-per-un-dibattito-mai-nato-orvieto-e-i-beni-culturali/
Proprio in quest’ultimo intervento io mi lamentavo del fatto che non vi fossero risposte nel merito, anche da parte sua signor Barbabella. Le risposte degli “addetti”, come io li ho definiti, non ci sono e non ci saranno. Però, a questo punto capisco; Se tutto deve essere messo sul personale, meglio stare alla larga. Mi permetto di spiegare così anche il silenzio di Claudio Bizzarri che pure aveva avviato il dibattito su questa testata in rapporto al PAAO. Claudio Bizzarri, a cui io comunque riconosco un impegno non indifferente a proposito del Parco Archeologico. Anche se egli non ha certo bisogno del mio personale riconoscimento in proposito.
Sempre in riferimento a questi due punti, ribadisco ancora due concetti.
Il primo citando da un testo uscito tempo fa e che riprende un’affermazione di Alessandro Baricco: <<… necessità che hanno le democrazie di motivare i cittadini ad assumersi le responsabilità della democrazia stessa: il bisogno di avere cittadini informati, minimamente colti, dotati di principi morali saldi, e di riferimenti culturali forti. Nel difendere la statura culturale del cittadino, le democrazie salvano se stesse, come già sapevano i greci del quinto secolo, e come hanno perfettamente capito le giovani e fragili democrazie europee all’indomani della stagione dei totalitarismi e delle guerre mondiali.>> (Arpaia, B.; Greco, P. – La Cultura si Mangia! – Guanda Editore, Parma 2013; p. 144).
Lo stesso testo, tra vari altri esempi, riporta come sia stato possibile rivitalizzare una regione quale la Ruhr, regione finita nella depressione economica a seguito della dismissione delle miniere. A seguito della costituzione di una Associazione Intercomunale, sono stati chiesti alla popolazione progetti innovativi di riqualificazione in più settori: ambiente, cultura, paesaggio ecc., intavolando un dibattito pubblico con gli abitanti della regione stessa. Oggi la Ruhr ha, tra le altre cose, otto milioni di turisti. Cito dal testo: Il doppio di Pompei, senza avere Pompei!
Il secondo punto prende spunto dalla presentazione della Bozza approvata dal NUVAP , riguardante la Strategia Area Interna Pilota Regione Umbria “SUD OVEST ORVIETANO”. Presentato con una certa enfasi, mi pare di capire, nei giorni scorsi:
Qualcuno si offende se dico che la montagna non ha partorito il topolino, ma la formica nana?
Tre pagine in cui si riportano stralci del documento governativo in cui si definiscono le caratteristiche delle aree interne. http://orvietosi.it/2015/09/strategia-di-area-interna-pilota-regione-umbria-sud-ovest-orvietano-valutazione-positiva-alla-bozza/
In pratica per dire che cosa si potrebbe fare, si è ricopiato quello che il Governo ha detto si dovrebbe fare. http://www.dps.gov.it/it/arint/Cosa_sono/
Il documento è stato redatto anche con l’ausilio di un Comitato Tecnico Incaricato!
“Comitato Tecnico Incaricato”: Chi lo costituisce, questo Comitato? I relativi componenti, come giudicano il documento che è stato presentato nei giorni scorsi? Evidentemente l’archeologia non mi ha illuminato sulla cosa, così come il signor Franco Raimondo Barbabella sostiene. Per queste domande chiarificatrici, probabilmente questa testata potrà essere di ausilio.
Non se ne vengano, i componenti del succitato Comitato, che tanto il documento è stato comunque approvato dall’organo governativo (NUVAP)!
Che dovevano dire o fare? Escludere l’area dal programma?
Piuttosto, come è possibile che una città come Orvieto e il suo territorio, attraversati da autostrada, ferrovia, alta velocità. Posti su una importante direttiva nazionale, a due passi da un’importante area metropolitana (Roma), incuneata com’è tra tre Regioni; Possa finire nelle aree marginale del Paese? Quanto è difficile arrivare con i mezzi pubblici da Orvieto al relativo capoluogo di Provincia o di Regione?
Tutto ciò stride con Matera, Città della Cultura, che non ha proprio stazione ferroviaria. Figurarsi l’autostrada. Che io ricordi non ha neanche la superstrada o a mala pena.
Quando qualcuno ce lo spiegherà, ci illumineremo tutti d’immenso.
Io un po’ meno, visto che sono già stato illuminato, anzi accecato dall’archeologia!