di Pierfederico Tedeschini
Ormai da qualche anno, la cittadina di Orvieto vive uno dei festival folk più importanti d’Europa. Quest’anno, visto che gli orvietani vogliono sempre cambiare le cose cha vanno e non quelle che non vanno, tale festival ha vissuto il primo anno di sua rivoluzione organizzativa. Primo e fondale cambiamento il luogo. Partendo dal presupposto che non esiste città europea dal valore storico che organizzi festival di musica o teatro che non si svolgano nel centro della città stessa, è inutile dire che piazza Cahen non è periferia. La più semplice delle valutazioni, sorge andando per il corso durante lo svolgimento dei concerti. Il corso era affollato di gente,vmolti dei quali turisti, che credo ,senza ombra di dubbio ,se avessero sentito musica nelle vicinanze, si sarebbero affacciati. Il caso più eclatante a livello storico è dato dallo spostamento dai giardini dell’ Albornoz a piazza del popolo dell’allora festa dell’Avanti. Quello che sorprese l’organizzazione, fu che, nonostante le divergenti appartenenza politiche ,ai tempi sentitamente importanti, gli orvietani accorrevano da tutte le bandiere in piazza a sentire un concerto. Certo è che l’organizzazione sostiene dei costi inferiori dentro dei giardini bui che non in una piazza storica, però qui sorge il dubbio di quanto gli orvietani vogliano veramente valorizzare la loro città. Pensando un minimo infatti , da cittadino qualunque, credo di poter dire che la notte dei negozi aperti non abbia fruttato nulla. E’ troppo pensare di fare una raccolta tra tutti i negozianti per finanziare Umbria folk festival e riempire il centro sempre più morente e alzare le saracinesche dei negozi delle vie affollate? Quello che sorprende delle ultime gestioni politiche è la saccenza con cui queste si pongono tra titoli fasulli e conoscenze arbitrarie, io semplicemente sto raccontando quello che vedo succedere nelle città d’Italia dove i festival funzionano. Basterebbe ragionare riguardo Umbria jazz, più storico festival a cui la città partecipa. L’edizione summer di qualche anno fa decise di spostare ,causa svolgimento lavori, uno dei palchi dalle vie del corso ai giardini del santa Giuliana. Risultato? Fllop tremendo e proteste dei ristoratori e dei bar per calo dei guadagni. Io non dico di arrivare a Reggio Emilia per valutare quanto le vie del centro siano piene per lo svolgimento di varie iniziative culturali, quanto guardarsi intorno e chiedersi , perché si ostinano a fare la festa del vino nei vicoli del centro e non ai giardini del campo sportivo a Castiglione?