di Mario Tiberi
Voleva tutto: così, in estrema sintesi, si può definire la parabola governativa del “non eletto da nessuno” Dr. Renzi, oramai in evidente e irreversibile fase calante.
Tra furbizie, insincerità, millanterie e spregiudicatezza l’ex rottamatore, poi carrozziere, ora venditore di auto usate e nemmeno più da “usato sicuro”, ha inteso conquistare prima il partito democratico, poi Palazzo Chigi e, infine, ha indirizzato il suo arco di dominio assoluto verso l’Italia intera credendo, illusoriamente, di potersi adagiare in piena comodità sul trono di chi “tutto comanda e tutto dispone”. Abbiamo, dunque, un costituzionale Presidente del Consiglio o, invece, un satrapo autocratico?… Procediamo, però, con ordine.
Per capire la natura di quello etichettabile come “peccato originale”, e del quale si è macchiato il governo renziano, potremmo in fondo cavarcela così ragionando: il Renzi, infatti, si è atteggiato a voler apparire alla stregua di un rivoluzionario governando però con le idee conservatrici di Veltroni, con i voti raccolti da Monti ed ora in libera uscita, con i seggi parlamentari di Alfano e, ciò, dopo aver sentenziato la fine di Letta sulla falsariga di quella di Prodi. E vi è ancor di più: è arrivato a Palazzo Chigi con le medesime tecniche e gli stessi stratagemmi di D’Alema, con la stessa eterogenea maggioranza di Letta ed in tali precarie condizioni, per sua smisurata ambizione, ha coltivato la pretesa di condurre l’Italia al passaggio dalla Seconda alla Terza Repubblica utilizzando i metodi della Prima.
Ho scritto “smisurata ambizione”, espressione ormai entrata nel gergo comune ma che, altro non è, se non quell’atavica smania e brama tutta italiana di ritenersi esperto professionista in tutto e, quindi, in nulla. Un moderno “Principe” in salsa e versione pseudo-democratica!
E’ pur vero, e lo voglio ammettere, che un “quidquid” di ambizione è necessaria in politica ed è, altrettanto vero, da ipocriti celarla. Helmut Kohl, non l’ultimo venuto, spesso ripeteva: “l’uomo politico senza ambizione è come un cane da caccia che resta a cuccia”. Ma, non si vorrà mica porre a confronto la statura da statista dei due?!? Sarebbe come paragonare un cavallo purosangue con un asino selvatico.
Quello di Renzi è stato difatti un poderoso calcio negli stinchi prima al suo partito e, poi, al Parlamento Repubblicano tanto da sembrare, oggi, il compimento di una vera e propria impostura. Il PD, per l’appunto, appare come il suo podere in proprietà esclusiva, il governo una tavola da apparecchiare ogniqualvolta gli aggradi, il Comune di Firenze un lascito elargito generosamente all’attendente Nardella. Più o meno, tutto quello che avveniva quando i signorotti dei latifondi lasciavano le case di campagna ai mezzadri nel momento in cui facevano ritorno in città.
Da Presidente del Consiglio, il Premier si è apprestato a tentare la scalata al cielo, a ridurre la RAI a suo cortile, a sostituire i direttori dei telegiornali con uomini di sua fiducia e di stretta osservanza e, non da ultimo, a spartirsi quale padrone cariche dirigenziali ai vertici di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, Terna, Enac et cetera.
Renzi simula e dissimula a seconda delle sue convenienze, ritiene che la battuta ad effetto sia la migliore scorciatoia per aggirare la complessità e la gravità del quadro economico e sociale nazionale, postula che la guasconeria insolente possa seppellire riti vetusti e tradizioni consolidate.
Dimentica, però, o finge di non sapere che la sbruffoneria spaccona è solamente l’atto estremo di vanità di coloro che provano terrore per i gregari e/o per gli avversari. Ed ancora, che l’impudenza è ben rappresentata dall’allegoria dell’anello con il veleno, pronto all’uso, del Duca Valentino di Machiavelli e che, come il Duca Valentino, si è ingegnato per come trasformare in categoria politica la fame e la sete insaziabili di potere e di dominio.
Non riuscendoci, però! Si è illuso, infatti, di poter cancellare d’un colpo gli oppositori, in primo luogo il M5S, di lanciare il partito unico della Nazione con repentina retromarcia, di stravolgere i princìpi ancora validi della Carta Costituzionale, di ridurre al silenzio ogni voce contraria, di sfondare elettoralmente sia a destra sia a sinistra che al centro, di elevarsi a indiscusso leader internazionale quando, invece, il suo ruolo è oggettivamente secondario o, al massimo, di modestissimo comprimariato.
A proposito di politica estera, perché Dr. Renzi non chiede alle italiane e agli italiani, utilizzando lo strumento referendario, cosa ne pensano dell’austerità imposta anche al nostro popolo dalle autorità europee? Non ne ha forse il coraggio, pur ritenendosi un superuomo? O teme una clamorosa “debacle”?
Comunque sia, un dato mi pare assodato: chi mercifica illusioni, rimane ben presto preda dei suoi stessi illusionismi.