di Davide Orsini
Qualche settimana fa ho contestato il modo in cui alcune forze politiche ed alcune associazioni ambientaliste locali avevavo lanciato l’allarme mercurio per la discarica delle Crete. Mi era sembrato assurdo vietare una visita didattica al sito di alcune classi elementari per via della presenza (supposta e non documentata) di mercurio.
Tuttavia, col passare dei giorni e dopo aver letto qualche documento ufficiale mi sono reso conto che qualcosa non torna, nel senso che documenti di diversi enti ed agenzie preposte al campionamento ed al monitoraggio della discarica offrono interpretazioni discordanti e non del tutto logiche rispetto ai dati forniti.
Da ultimo, il rapporto dell’ARPA Umbria (l’agenzia che per legge è preposta al monitoraggio dei parametri ambientali in discarica e alla vigilanza sul rispetto delle normative vigenti da parte del gestore) conferma che su alcuni campioni di sedimenti (cioè di terreno) prelevati dal sito si riscontrano valori di mercurio più elevati rispetto alla norma: https://apps.arpa.umbria.it/Discariche/2014Lecrete_esiti.asp?ARPAX=kappa
Nella nota riassuntiva del rapporto ARPA si dice testualmente: “Il controllo ambientale svolto nel 2014 sulla discarica di Le Crete ha confermato valori elevati di mercurio nel suolo e sedimenti nei pressi del fiume Paglia. Tali valori sono collegabili alla presenza in passato di attività minerarie di estrazione di cinabro (solfuro di mercurio), oggi non più attive”.
Da parte sua il gestore della discarica, SAO (anche la società di gestione deve fare controlli ambientali sul sito – solitamente ogni sei mesi per le anilisi dei sedimenti) conferma che “la presenza di tale sostanza nei territori esterni e circostanti a Sao ‘non è derivante dalle attività della discarica’ ma costituisce ‘valore di fondo dovuto alla natura dei terreni del Monte Amiata e alle dismesse attività minerarie collegate agli stessi’”.
I pareri sembrano concordi, senonché la stessa SAO alcuni mesi orsono fece presente all’ente Comune di Orvieto che nel sito erano state riscontrate delle tracce di mercurio che superavano i limiti previsti dalle normative vigenti: http://www.comune.orvieto.tr.it/…/discari…/linee%20guida.pdf
In quel documento non si diceva che i prelievi furono fatti in prossimità del fiume Paglia, dunque fuori dalla discarica. Ora invece pare che i prelievi dei campioni sui cui è stato riscontrato il mercurio provengano da aree esterne alla discarica. Sarebbe il caso di capire esattamente dove vengono fatti i prelievi e secondo quali parametri e protocolli. Come vengono scelti i punti di prelievo? Perché scrivere in un rapporto sullo stato ambientale della discarica che ci sono delle tracce anomale di mercurio quando i risultati si riferiscono ad aree esterne ad essa?
Secondo punto. Si fa confusione fra il “cinabro” che tecnicamente è solfuro di mercurio ed è un prodotto dell’erosione delle rocce dell’Amiata, su cui esistevano attività estrattive, ed il mercurio (che per essere inquinante deve essere organicato e deve provenire direttamente da scarti industriali – metilmercurio) – tale spiegazione mi è stata data da Gianni Cardinali. Allora conviene chiarire prima di tutto di quale sostanza si parla.
Se il “mercurio” proviene dalla discarica (e non dalle aree esterne ad essa) allora bisogna capire come ci finisce. Non è molto convincente la spiegazione secondo la quale il cinabro sarebbe la causa del ritrovamento di mercurio in discarica perchè 1) stiamo parlando di sostanze diverse e 2) se la discarica è ‘impermeabile’ in uscita (cioè il percolato non finisce nel Paglia) lo dovrebbe essere anche in entrata (cioè il cinabro dal Paglia non puó confluire in discarica, a meno che non voli).
Su queste domande, che corrispondono semplicemente alla logica che ognuno di noi può usare, il sindaco di Orvieto deve fare chiarezza, prendendo in mano la questione. L’inerzia e le rassicurazioni paternalistiche del tipo “ci pensano gli esperti voi non vi preoccupate” non funzionano. Bisogna spiegare per filo e per segno come stanno le cose, con parole chiare. Altrimenti si alimentano le paure.