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Home Politica

LETTERE PROVINCIALI n° 44 15 giugno 2015

Redazione by Redazione
16 Giugno 2015
in Politica, LETTERE PROVINCIALI, Archivio notizie
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DI FRONTE AL DEGRADO, INVECE DI LAMENTARSI MEGLIO FARE QUALCOSA

Caro Barbabella,

l’astensionismo elettorale ha assunto proporzioni enormi anche in regioni abitudinarie come l’Umbria. Quindi metà del corpo elettorale ha perso fiducia nei partiti tradizionali, ma ancora non si fida dei movimenti di protesta come il Movimento Cinque Stelle e la Lega. Nel tentativo di stanare gli astensionisti, questi movimenti stanno diventando sempre più demagogici e potrebbero sfondare. Non le sembra?

Giuseppe L.

Caro Giuseppe, i dati le danno ragione: l’astensione dal voto è aumentata, nel passaggio dal 2010 al 2015, di ben 10 punti in Italia (dal 63,50 al 53,90) e in Umbria (dal 65,39 al 55,92), e di ben 12 punti ad Orvieto (dal 66,09 al 54,34). Problema serio, che indica però non semplicemente (si fa per dire) sfiducia nei partiti tradizionali, quanto piuttosto sfiducia nella politica e nei suoi interpreti di qualunque orientamento, stanchezza dei loro riti inconcludenti, convinzione che “tanto niente cambia” perché “sono tutti uguali”. È il capolavoro della “politica politicante”, della miopia di una classe politica che fa perno sul “furbismo” nazionale e cambia abito per non cambiare né logica né cultura. E guai a chi ci prova davvero, che sarà vissuto dal sistema di potere come pericoloso perturbatore degli equilibri esistenti. Anche con l’aiuto di quelli che preferiscono guardarsi l’ombelico, essendo così alleati di fatto di coloro che magari a parole vorrebbero cacciare, beninteso senza sporcarsi le mani. Però inutile stracciarsi le vesti, giacché fenomeni come questi non sono di breve periodo in quanto appartengono a sommovimenti profondi della società, dei suoi quadri valoriali dominanti e delle conseguenti gerarchie degli interessi individuali. Lega e M5s intercettano si una fetta consistente della protesta diffusa, ma non sono ancora forze pronte ad assumere funzioni di governo generale. Forse lo diventeranno, ma a quel punto non saranno più ciò che sono oggi. Come vede, io non sono tanto preoccupato dell’ascesa di altri soggetti, quanto piuttosto dell’incapacità di autoriforma del sistema, di cui in fondo Lega e M5s sono contestualmente manifestazione e garanzia, ciò che crea sfiducia e degrado. Pensi a quello che le segnalo ora. All’indomani delle elezioni regionali del 2010 l’Istituto Cattaneo notava con allarme che “Per la prima volta nella storia repubblicana la partecipazione elettorale in una consultazione di rilievo nazionale è scesa nettamente sotto il 70%, toccando il 63,5% – ben 8 punti in meno rispetto alle regionali del 2005 (71,5%)”. Come tutti possiamo constatare, le cause profonde che allontanano i cittadini dalla politica da allora non solo non sono state rimosse, ma se possibile sono state aggravate. C’è poco da fare, per passare ad altro e uscire dalla palude melmosa non ci sono scorciatoie. C’è bisogno di resilienza diffusa, bisogno e gusto di reagire alle difficoltà che diventa costume, abitudine a trasformare una situazione negativa in possibilità e opportunità. Un po’ di sano spirito protestante, l’idea che la tua salvezza te la conquisti non con il lamento e l’attesa dell’uscita dal mondo, ma con quello che fai qui ed ora. Tutt’altro che facile e lontano dalle prediche domenicali, giusto? Ma non impossibile. Chi ci crede e ne ha voglia accetti la sfida. Se non altro non avrà perso tempo.

A ROMA NON CE LA POSSIAMO CAVARE SEMPLICEMENTE PARLANDO DELLA SOLITA MAFIA

Caro Barbabella,

si dice che il pesce comincia a puzzare dalla testa. Però Roma, con mafia capitale, non è arrivata per prima, ma dopo gli scandali colossali del MOSE e dell’EXPO. Tutto sommato, nel caso romano, si tratta di una lenta penetrazione del sistema mafioso con metodo incruento. I romani non sono tosti come i meridionali: per convincerli non c’è bisogno di ammazzarli. Ma come ha fatto la mafia a infettare così profondamente la capitale? Posso capire l’ingenuità di uno come Ignazio Marino, ma tutti quei magistrati, poliziotti e carabinieri che li paghiamo a fare?

Anastasia B.

Ma cara Anastasia, non è questione di magistrati, poliziotti e carabinieri, giacché il male di Roma è così profondo e diffuso che in parte, come dice lei, è lo stesso di altre parti della nostra Italia, e in altra parte affonda le radici in una storia lunga, secolare, papalina, postunitaria e repubblicana. Io non credo che qui si possa parlare di mafia, come se si trattasse anche in questo caso di estensione della criminalità organizzata dal Sud al Nord. Qui si tratta di fenomeni di malaffare diffuso compenetrato direttamente con le istituzioni. Il sindaco Marino certamente non è parte del malaffare, ma altrettanto certamente non è all’altezza del compito, che non è né di ordinaria amministrazione del galleggiamento, né di cambiamenti centellinati avvalendosi dei consigli di un magistrato nominato assessore alla legalità e dell’appoggio interessato e furbesco di un Matteo Orfini. Lì c’è bisogno di un’alleanza vasta e lucida di forze, dalla Chiesa al Governo, dai corpi intermedi alle istituzioni culturali, per fare davvero piazza pulita dell’illegalità diffusa, non tanto e non solo con norme più stringenti ed efficaci e con le inchieste giudiziarie, i processi e la galera, cose pur necessarie, quanto piuttosto con una rivoluzione dei comportamenti pubblici di cui si deve far garante direttamente il governo nazionale. A lei sembra che Ignazio Marino sia capace di interpretare questo ruolo di transizione rivoluzionaria, soprattutto, le ripeto, se a farsene garante è Matteo Orfini?

CLAMOROSO FALLIMENTO DELLA POLITICA DELLE FACCE NUOVE: CAMBIARE PER CAMBIARE NON BASTA

Mauro Del Bue conclude così un articolo dedicato alle differenze tra il PCI di Greganti e il PD di Buzzi e Odevaine: “In questa tempesta non so come parlare del sindaco Marino. Sicuramente una brava persona che non si è accorta di niente. Tanto che ha pensato di versare il suo primo stipendio di sindaco proprio a Buzzi. È la testimonianza della sua estraneità, anzi della sua extraterrestrità”. Insomma, Marino persona onesta, ma sindaco inadeguato al compito, come dire che l’onestà è necessaria ma non basta. Allora Marino se ne dovrebbe andare? Ma quanti in Italia se ne dovrebbero andare? Non si è esagerato invocando le facce nuove senza preoccuparsi di che cosa c’era dietro?

Antonio F.

Roma non può essere presa come termine di paragone. Roma è unica. L’inadeguatezza di Ignazio Marino consiste nel fatto che, con la mente annebbiata dall’ambizione e dalla presunzione, non si è reso conto che Roma uno come lui lo mette a giro e lo distrugge. Le trascrivo ciò che ha postato su facebook lo scrittore romano Giulio Leoni. “Ma cos’è questa storia che Roma si sarebbe corrotta a partire da Veltroni e poi Alemanno? Ma scherziamo, noi romani avremmo aspettato due mezze seghe come quelli? Ma noi siamo corrotti da quando Pompeo si fregò il tesoro di Mitridate! Il primo abuso edilizio lo fece Romolo sul Palatino, le rapine a mano armata del pio Enea ancora si raccontano! Abbiamo avuto Bonifacio VIII, Rodrigo Borgia, la Banca Romana, lo IOR, e adesso tutte queste storie per due burini che truffavano le pagnottelle agli immigrati? E dovremmo turbarci? Noi, che ci siamo venduti le assoluzioni in Purgatorio? Troppi secoli dovete campare, voialtri miserelli, prima di capire la grandezza del diritto romano! Altro che sciogliere il comune, non si scioglie la Storia!”

SIGNORI PIDDINI, PER FAVORE BASTA, NON CI FATE ALTRO MALE!

In una nota con cui si chiedono le dimissioni di Scopetti, un gruppo di dissidenti del PD tra l’altro scrive: “La nuova legge elettorale regionale ha sicuramente svantaggiato i Territori, ma il risultato conseguito nell’Orvietano è stato tra i pochi che ha garantito quel determinante margine permettendo alla Governatrice Marini di essere rieletta e questo significa che dovremo ottenere la massima attenzione della Regione per Orvieto e per la parte di Partito che rappresentiamo”. Eccoli qua, fanno sempre tutto loro, quando vincono e quando perdono. Fanno perdere ad Orvieto la rappresentanza in Consiglio regionale e ora invocano attenzione da parte di Catiuscia Marini, che quasi quasi senza di loro non sarebbe stata nemmeno eletta. Attenzione, abbiamo bisogno di attenzione? Invocano anche un Patto Civico per il riscatto della città. Ma non si vergognano? Io dico, anzi grido, che devono solo tacere per non fare altri danni, chiunque essi siano. Facciano dare le dimissioni a chi vogliono e poi basta, tacciano, tutti. Per favore lo dica anche lei!

Annamaria G.

Cara Annamaria, ti confesso che non sto molto attento a ciò che proviene dall’ambiente del PD orvietano. E non per spocchia, ma perché c’è un limite alla banalità, e i piddini orvietani lo sorpassano puntualmente. Adesso questi dissidenti, vantandosi di aver contribuito alla vittoria di Catiuscia Marini, vogliono presentale il conto. Se il loro concetto di democrazia non fosse ancora approsimativo, saprebbero che il conto si presenta prima delle elezioni.

leoni20000909 L’elzeviro della settimana

La rivincita del sesso debole

di Pier Luigi Leoni

La vita scolastica e professionale mi ha fatto constatare che, nello studio e nel lavoro, quando non è indispensabile la forza materiale, le donne se la cavano come gli uomini e sovente dimostrano maggiore spirito di sacrificio e ottengono maggiore successo. Non mi ha sorpreso quindi che, a mano a mano che nella vita sociale diminuiva l’importanza della forza fisica, le donne si siano organizzate culturalmente e politicamente per rivoluzionare il tradizionale assetto maschilista.

Si guardino le nostre scuole, i nostri ospedali, i nostri tribunali, il nostro esercito e la nostra burocrazia, dove le donne sono sempre più numerose. È una tendenza inarrestabile che riguarda, nelle società avanzate, i gangli che condizionano le vite di tutti.

Tutto è cominciato quando i maschi si sono accorti che la forza muscolare conta sempre meno e che una femmina, anche se non sarà mai in grado di lanciare decentemente un giavellotto, può sparare con armi sofisticate e leggerissime, può pilotare un aereo, condurre un autotreno servoassistito e manovrare senza difficoltà una ruspa.

I maschi si sono accorti che la tecnica da loro inventata ha eroso la base sulla quale poggiava il loro predominio… e non l’hanno presa bene. Hanno perso smalto nello studio e nella competizione sociale.

Le femmine hanno approfittato della frustrazione dei maschi e ne stanno sempre più approfittando fino a ipotizzare una superiorità della donna, per la quale troveranno buoni argomenti fino a quando i maschi non supereranno le loro frustrazioni.

 

 

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