di Aramo Ermini
Con sentenza dell’ 8 Aprile 2015, il giudice del lavoro del Tribunale di Terni, nella persona della dott.ssa Chiara Aytano, ordinava alla USL 2 Umbria il mio reintegro al lavoro presso l’Ospedale di Orvieto, nelle mansioni e con il livello che avevo in precedenza, condannando inoltre la USL a sostenere le spese del procedimento giudiziario.
Il valore e l’originalità della sentenza possono essere compresi dall’antefatto, che vado a raccontare.
Circa tre anni fa, in seguito ad una grave malattia, in un momento di scarsa serenità, avevo spedito alla USL 2 una lettera, comunicando le mie irrevocabili dimissioni dal lavoro di O.S.S. ( operatore socio-sanitario ) presso l’Ospedale di Orvieto.
Alcuni mesi dopo, avendo avuto un miglioramento delle condizioni di salute, scrivevo un’altra lettera alla USL chiedendo il mio reintegro al lavoro, considerando le condizioni di debilitazione che mi avevano condotto alla decisione del licenziamento.
Non avendo mai ricevuto risposta dalla USL 2, dalla quale l’Ospedale di Orvieto dipende, decisi di rivolgermi ad uno studio legale, lo studio degli avvocati Pascucci di Orvieto, padre e figlia.
Dopo il racconto dei fatti, gli avvocati manifestarono le loro perplessità sulle possibilità di successo di una causa per invalidare una mia stessa volontà espressa nella lettera di licenziamento ma, dopo alcuni giorni, l’avvocato Pascucci mi telefonò, dicendomi che invece delle possibilità c’erano.
In effetti la difficoltà della causa risiedevano nell’impugnare un mio stesso atto unilaterale di volontà e non nell’opporsi ad un comportamento proveniente da terzi.
Qui però si colloca il valore e l’originalità della causa e della sentenza espressa dal giudice, perché, sottolineo di nuovo, si è trattato di impugnare un atto proveniente dalla mia stessa volontà e posto in essere da me stesso unilateralmente.
Dopo circa due anni di procedimento, sentiti i testimoni e esaminate le prove documentali, il giudice riconosceva che la mia decisione di dimettermi dal lavoro era avvenuta in condizioni, data la grave malattia, di vizio di piena volontà e intendimento, dichiarava la nullità del mio licenziamento e ordinava alla USL 2 il reintegro.
Il 16 Aprile 2015 ho di nuovo timbrato il cartellino e, alle 7 di mattina, ho iniziato la giornata lavorativa all’Ospedale di Orvieto.
Do notizia della vicenda, piccola in relativo ma per me molto importante, per il valore esistenziale e sociale nonché economico dell’avere un lavoro, perché possa eventualmente essere utile a chi si trovi in condizioni simili, oltre che per l’interesse che riveste sotto il profilo giuridico.
Devo allo studio legale Pascucci di Orvieto, avvocati Luciano e Serafina, un ringraziamento, per la competenza, serietà e capacità professionale con le quali hanno condotto e vinto la causa.