di Paolo Borrello
Formulare delle previsioni circa i risultati delle prossime elezioni regionali in Umbria, che si terranno il 31 maggio, non è certo facile. Ci proverò comunque, peraltro non affidandomi ai sondaggi resi noti fino ad ora, che peraltro sono stati contraddistinti da risultati anche molto diversi.
Vincerà l’astensionismo?
Senza dubbio il numero degli umbri che non andranno a votare aumenterà.
E’ bene ricordare che nelle elezioni regionali del 2010 non votarono il 35% dei aventi diritti al voto.
Nel 2014, nelle elezioni europee, in Umbria, le ultime elezioni che si sono svolte anche nella nostra regione, l’astensione diminuì. Infatti la percentuale degli astenuti raggiunse il 30%.
Io credo che la percentuale degli astenuti crescerà e ritengo che tale percentuale si attesterà intorno al 40% degli elettori. Non penso che questa percentuale potrà essere di molto superiore al 40%.
Diversamente dal 2010, il prossimo 31 maggio i candidati alla presidenza della giunta regionale saranno 8, ma solo verso 3 di loro si indirizzerà un numero di voti consistente: Catiuscia Marini, candidata del centrosinistra, presidente della giunta regionale uscente, Claudio Ricci, candidato del centrodestra, sindaco di Assisi, e Andrea Liberati, in rappresentanza del movimento 5 stelle, ex assistente di un consigliere regionale di centrodestra e poi volontario nella prima campagna elettorale di Obama.
Partendo da quest’ultimo, considerando che il movimento 5 stelle alle elezioni europee del 2014 raggiunse, in Umbria, quasi il 20% dei voti e considerando però che, generalmente, nelle elezioni regionali, i candidati di questo movimento hanno riscosso un minore consenso rispetto alle elezioni politiche e a quelle europee, Liberati potrà ottenere poco più del 15%, se lo raggiungerà, al massimo il 17%.
E gli altri due candidati più forti e cioè la Marini e Ricci?
Io penso che, nonostante tutto, nonostante quanto avvenuto nelle elezioni comunali di Perugia dove vinse il candidato del centrodestra, però al ballottaggio, ballottaggio che però non è previsto dalla legge elettorale regionale vigente, approvata recentemente dal consiglio regionale uscente, vincerà Catiuscia Marini.
La Marini non raggiungerà di certo la percentuale di 5 anni or sono, il 57% (5 anni fa la candidata del centrodestra, Fiammetta Modena, ebbe il 38% dei voti e Paola Binetti il 5%).
Io ritengo che la Marini potrà ottenere il 45%, forse qualche punto in meno, dei voti e Ricci il 37%, forse qualche punto in meno. Dipenderà molto dalla percentuale di voti che otterrà Liberati.
Del resto occorre tenere conto che il Pd, in Umbria alle europee del 2014 ottenne quasi il 50% dei voti.
Affinché la Marini raggiunga una percentuale inferiore a quella da me ipotizzata, sarebbe necessario un tracollo del Pd, di 10 punti percentuali o più, che non è realistico prevedere. Del resto si deve considerare che non è possibile il cosiddetto voto disgiunto.
E’ vero che il centrodestra si presenta unito, anche con la partecipazione dell’Ncd, ma è anche vero che nelle elezioni europee raccolse, in Umbria, solo il 26% dei voti.
Agli altri candidati andranno le briciole.
Alcuni sostengono che se la percentuale degli astenuti sarà molto più consistente di quanto io ho ipotizzato i risultati potranno esserne fortemente influenzati.
Lo credevo anche io. Ma, dopo una breve riflessione, ho concluso che, anche se gli astenuti saranno molti di più di quanto ho ipotizzato, i risultati ottenuti dalla Marini e da Ricci, non cambieranno sostanzialmente, quanto meno in misura tale da far vincere Ricci.
Infatti un forte aumento delle astensioni potrebbe dipendere sia dai delusi dal Pd per le politiche portate avanti dal governo Renzi ma anche dagli elettori del centrodestra, confusi per lo sfaldamento di Forza Italia. Chiaramente ci sarà una terza componente fra gli astenuti, coloro che sono completamente disaffezionati nei confronti della politica.
Come premessa alle valutazioni da me espresse, va considerata l’osservazione secondo la quale le elezioni regionali, in generale, e non solo in Umbria, dipendono molto dagli orientamenti politici che si esprimono nei confronti dell’azione dei partiti a livello nazionale. Le questioni locali, seppur importanti, sono senza dubbio meno importanti rispetto alle elezioni comunali.
Considerare vincente la Marini non significa, per quanto mi riguarda, ritenere che Catiuscia Marini fosse la candidatura migliore che il centrosinistra potesse proporre agli umbri e che il centrosinistra abbia governato nel miglior modo possibile, negli ultimi 5 anni.
Io, 5 anni fa, quando facevo parte, a livello regionale, della cosiddetta area Marino, definita così perché aveva sostenuto la candidatura a segretario nazionale del Pd di Ignazio Marino, sostenni che doveva essere individuata un’altra candidatura rispetto a quella della Marini (peraltro la maggioranza dell’area Marino la appoggiò anche coloro che adesso avevano ipotizzato una candidatura alternativa alla stessa Marini).
E questo mio giudizio sulla Marini rimane anche ora.
Sarebbe stata necessaria una candidatura diversa, che si potesse davvero fare interprete di una politica regionale fortemente innovativa, come necessario.
Io, in questa nota, mi sono limitato a formulare delle previsioni, considerando che i candidati ormai sono quelli che sono e che tra questi occorre scegliere.