ORVIETO: È INIZIATA LA SVENDITA?
Caro Leoni,
non ho capito questa polemica di M5s contro l’Amministrazione, a cui ha risposto per le rime il direttore Freddi, per il fatto che nessun orvietano si è fatto avanti e un commerciante “straniero” ha vinto la gara per la gestione del Belvedere ad un prezzo risibile. Io penso che in quel luogo bar e pizzeria non c’entrano niente, ma i commercianti orvietani non hanno partecipato certo per questa ragione. Il fatto è che non si è mai visto un gran dinamismo nel commercio orvietano; allora, perché questa volta doveva essere diverso? E poi, il guaio non è chi l’ha preso quel posto, ma che per darlo via si è deciso di svenderlo. Sarà questa la linea vincente della città, la svendita? Che almeno quel posto non lo facciano diventare l’immondezzaio di ingresso! Lei che cosa mi può dire?
Antonello M.
Caro Antonello, non capisco queste elucubrazioni. La gara per la gestione di quello che qualcuno chiamò il “Belsedere” non era riservata agli Orvietani. Se c’è stata una sola offerta e questa non è orvietana, bisogna darsi pace. Il tempo ci dirà se è fesso chi ha preso l’appalto o se sono fessi gli orvietani.
IL DEGRADO DEL GOVERNARE
Caro Leoni,
Aristide Gabelli, un conservatore liberale della seconda metà dell’ottocento, disse: “Se tutti convengono che l’arte di governare è difficile, come si pretende che possa esser buono un governo a cui partecipano i molti?”. Lei che dice, sarà per questo che, da quando tutti pretendono di governare, assistiamo a tutti i livelli al degrado del governare?
Rolando G.
Caro Rolando, effettivamente l’arte di governare è difficile, ma, ciò nonostante, coloro che si ritengono in grado di governare sono sempre troppo numerosi. Dice Dante: “Molti rifiutan lo comune incarco; / ma il popol tuo solicito risponde / sanza chiamare, e grida: i’ mi sobbarco”. Vale a dire: “Molti non accettano gli incarichi pubblici, ma i Fiorentini, anche senza che nessuno li interpelli, sono sempre pronti a sobbarcarsi impegni di governo.” Parole molto attuali, e non solo per i fiorentini. L’alternativa è quella che i Greci chiamavano tirannia, i Romani dittatura e gl’Italiani del Medioevo signoria. Un rimedio che ha avuto molto fortuna nella storia ed è ancora molto diffuso nel mondo. Ma quando il potere assoluto finisce nelle mani di un cialtrone, come spesso avviene, costui fa molti più danni di qualsiasi democrazia, benché piena di cialtroni.
REGOLAMENTARE LE INTITOLAZIONI DI VIE E PIAZZE E INTITOLARE FINALMENTE UNA VIA CENTRALE DI ORVIETO A ERMANNO MONALDESCHI, ANCHE IN OSSEQUIO A JADER JACOBELLI IN OCCASIONE DEL DECINO ANNIVERSARIO DELLA SUA SCOMPARSA
Caro Barbabella,
ogni tanto viene fuori il problema dell’intitolazione di vie e piazze e di altri impianti pubblici a personaggi importanti di Orvieto. L’ex assessore Marco Marino propone una targa per una serie di personaggi del secolo scorso. Ma non sarebbe bene che il consiglio comunale si decidesse a regolare la materia? Altrimenti ogni proposta farà la fine di quella che lei fece approvare anni fa dal consiglio comunale: l’intestazione di una strada del centro a Ermanno Monaldeschi della Cervara, il più grande statista del Trecento orvietano.
Aldo M.
La ringrazio, caro Aldo, di non tenersi per sé il ricordo di quella mia iniziativa, che assunsi in ottemperanza ad un impegno che avevo preso con il compianto Jader Jacobelli, di cui quest’anno corre il decimo anniversario della scomparsa, avvenuta appunto il 19 marzo 2005. Jader, in occasione della presentazione del suo bel libro “La rete dei Monaldeschi”, avvenuta un anno prima nella sala convegni del Comune di Castel Viscardo, parlando dopo di me a conclusione degli interventi, mi aveva chiesto esplicitamente di adoperarmi per l’intitolazione di una via centrale di Orvieto a Ermanno Monaldeschi, definito da lui “un grande” per le sue qualità militari e di governo. Cosa che feci tempestivamente (allora ero consigliere comunale), cosicché nel settembre del 2004 la mia mozione fu approvata all’unanimità prima dalla conferenza dei capigruppo e poi dallo stesso Consiglio. Nonostante ciò, tale mozione rimase però lettera morta, e lo rimase anche dopo che per varie volte ne sollecitai l’attuazione al sindaco e all’assessore alla cultura e al turismo. Cosa grave di per sé, giacché le mozioni equivalgono a delibere, che la Giunta è tenuta ad attuare; ma il degrado delle istituzioni rendeva allora e rende oggi indifferenti al rispetto delle regole. Cosa ancor più grave il fatto che in quella mozione (che era, lo ripeto una delibera assunta all’unanimità) si proponeva l’intitolazione di una via ad Ermanno nel quadro di un’operazione di ridefinizione delle intitolazioni anche mediante una rilettura dell’intero tessuto urbano e l’apposizione di targhe che rendessero finalmente leggibili da parte dei turisti e degli stessi cittadini le identità dei personaggi e degli avvenimenti che l’intitolazione richiama. Di fatto dunque un’operazione turistica e anche di valorizzazione e di diffusione della cultura. Si figuri perciò se non sono d’accordo sulla sua idea di regolamentare l’intitolazione delle vie e delle piazze, che a mio parere dovrebbe tuttavia appartenere, come già detto, ad una iniziativa di rilettura e valorizzazione della storia di Orvieto collegata anche alla sua vocazione turistica. Sarebbe bello se qualche amministratore si accorgesse di questa esigenza in occasione del decimo anniversario della scomparsa di Jader Jacobelli, che alla nostra città e al nostro territorio ha dato così tanto. Mi auguro, anzi, che qualcuno si ricordi dell’amore che Jader ha profuso non solo per Monterubiaglio e per Castel Viscardo.
I MISTERI DEL BILANCIO? CI SONO SUL SERIO? MA MI FACCIA IL PIACERE!!!
Caro Barbabella,
il loquace assessore al bilancio stranamente tace. Dicono che è impegnato full-time col ragioniere comunale per far quadrare il bilancio preventivo 2015 che sarà sottoposto al consiglio comunale a fine mese. Ma non si diceva che il piano decennale di riequilibrio lasciava pochi spazi di manovra? Che stanno tentando di fare a oltre tre mesi dall’inizio dell’anno?
Marino T.
Caro Marino, di misteri Orvieto ne ha più di uno, forse non tanti quanti ne hanno altri luoghi, ma sufficienti per far esercitare i cittadini nell’arte della chiacchiera. Sinceramente, questo di che cosa stia facendo il loquace assessore al bilancio, ora stranamente silenzioso, è il mistero che oggettivamente interessa di meno. Peraltro, qualunque sia la calcolatrice del ragioniere, sempre di numeri incatenati si tratta, e poco spazio ci può essere per la fantasia dell’assessore. A meno che … Che cosa? Beh, a meno che l’assessore non scopra … che so, ancora qualche fattura dimenticata, qualche conto in sospeso, qualche credito non riscosso, qualche bohoooo! Allora però finirà il mistero, sia perché ciò che eventualmente non era conosciuto lo sarà diventato, sia perché l’assessore a quel punto non potrebbe evitare di renderlo noto. Vedremo. Ma che non si azzardi ad aumentare tasse e tariffe! E men che meno a far pagare solo a chi ha sempre pagato! Nel frattempo potremmo cantare con Enrico Ruggeri “… cosa ci prende/ cosa si fa/ quando si ama davvero/ MISTERO …”
L’umiltà del buon senso
di Pier Luigi Leoni
Nei primi mesi dell’amministrazione Concina, quando mille dubbi stavano bloccando l’avvio della raccolta differenziata dei rifiuti, consigliai di andare a vedere come se la cavavano a Ponte delle Alpi, il Comune italiano che si vantava di sfiorare il cento per cento nel recupero dei rifiuti solidi urbani. Il mio consiglio, dettato dal semplice buon senso, fu accolto dai movimenti ambientalisti. Ma non ci fu bisogno di andare a Ponte delle Alpi, perché l’assessore competente e il direttore del servizio rifiuti di quella cittadina furono ben lieti di venire a Orvieto a illustrare con parole e immagini la loro organizzazione. La conferenza fu largamente snobbata dagli amministratori comunali del comprensorio orvietano, ma lasciò il segno perché dimostrò platealmente la nostra arretratezza mentale in quella materia. Sempre per buon senso, ho consigliato agli amministratori comunali dell’Orvietano, invece di baloccarsi in modo inconcludente con fusioni, unioni e associazioni di Comuni, di andare a vedere come funziona in Francia la collaborazione intercomunale. Perché la Francia? Perché là i piccoli comuni sono molto più numerosi dei nostri, funzionano bene e nessuno parla di sopprimerli. Ancora per buon senso, quando si è scatenata la polemica per la centrale a biomasse nell’Alto Orvietano, ho consigliato di andare a vedere e a sentire, adoperando gli occhi, il naso e il cervello, dove una centrale del genere già c’è. Adesso che riciccia il problema delle pale eoliche non posso che consigliare di studiare le cronache giudiziarie e di andare a contare, nei parchi eolici, quante pale stanno ferme per carenza di manutenzione bruciando i capitali pubblici ivi impiegati. Se qualcuno fosse curioso di sapere perché non mi danno retta, risponderei che il buon senso richiede umiltà e che l’umiltà è una virtù poco praticata dagli amministratori comunali. Se fossero umili, molti di loro starebbero a casa.
(la foto in home è di Silvio Torre)