La morte di Elisa Lardani ha evidenziato alcuni problemi dell’ospedale Santa Maria della Stella di Orvieto e innescato anche polemiche, comprensibili di fronte alla tragicità dell’evento, ma anche tali da creare sfiducia e preoccupazione negli utenti.
Per quanto riguarda il sangue per le trasfusioni, il direttore sanitario dell’ospedale, dr. Ermente Gallo, ha tranquillizzato gli orvietani e spiegato puntualmente le modalità di gestione della sacche di sangue, nella prassi e nel caso della giovane donna deceduta.
Il dr. Gallo ricorda infatti:
1) è sempre presente, come previsto dagli standard, una dotazione di sangue di “scorta” (12 sacche di sangue gruppo “0”) che serve a fronteggiare le situazioni di emergenza in attesa della necessaria “crociatura” del sangue da parte del Servizio Trasfusionale di competenza;
2) nell’emergenza di venerdì scorso, come da procedura prevista, sono state pertanto immediatamente utilizzate le sacche di scorta presenti e contestualmente richiesto al Trasfusionale il sangue “crociato”;
3) viene quindi sempre garantito in modo tempestivo e continuativo il supporto trasfusionale (globuli rossi concentrati, plasma e piastrine) in tutte le situazioni di emergenza-urgenza, come accaduto nella fattispecie;
4) nel caso specifico di cui sopra, la risposta immediata da parte della nostra Struttura in collaborazione con il Servizio Trasfusionale di Terni ha consentito, nell’arco delle prime 6 ore, quelle notoriamente cruciali in casi di C.I.D., di infondere tutto quanto il necessario, cioè più di 30 flaconi di sangue e 20 di plasma, senza peraltro la necessità di consumare tutta la “scorta” in quanto l’organizzazione ha consentito, seguendo le previste procedure, di reintegrarla continuamente anche per eventuali ulteriori casi di emergenza sopravvenienti;
5) è infatti procedura normale il ripristino immediato delle “scorte” di emoderivati dell’Ospedale, nonché la usuale quanto indispensabile procedura di collaborazione, in caso di emergenza, con le Forze dell’Ordine al fine di garantire un rapido approvvigionamento di quanto necessario, anche preventivamente all’utilizzo.
6) Tale procedura organizzativa ha reso, quindi, possibile l’adeguato trattamento del caso senza peraltro consumare inizialmente oltre la metà dei flaconi di scorta, consentendo all’Ospedale di restare comunque operativo anche nel caso di altro evento di emergenza al punto che, pur apprezzando vivamente gli sforzi messi in atto autonomamente dall’Avis utilissimi per il reintegro delle scorte a medio termine, la Struttura non ha avuto necessità di richiederli nella gestione dell’emergenza in questione.
7) Come noto, da procedure normative vigenti, si precisa infine che le sacche sono tutte ovviamente tracciate come previsto, specie in un Centro raccolta sangue accreditato quale quello di Orvieto.
Anche l’atterraggio dell’elicottero in un’area utilizzata per parcheggio, che sabato scorso è stata sgombrata appositamente per assumere la funzione di eliporto, ha riproposto la mancanza di un luogo deputato esclusivamente ad accogliere il veivolo di soccorso, che in un ospedale di emergenza-urgenza può essere essenziale.
In questi anni, per la verità, non si sono verificati disfunzioni particolari, ma perché non avvenga mai che l’elicottero non sia in grado di atterrare, è necessario uno spazio dedicato, tolto alla sosta delle auto, almeno transennato e immediatamente fruibile.
L’area segnalata come eliporto al Santa Maria della Stella risale al 2004, quando venne in visita privata a Orvieto il vicepresidente americano Dick Cheney, e risponde a procedure dei servizi Usa. Prima non ci eravamo mai accorti di una simile esigenza, ora diventata una necessità da prendere in seria considerazione. Senza esagerare però, da inserire tra le carenze della sanità nostrana insieme all’affollato elenco di priorità che la accompagnano, a cominciare dalle lunghe liste di attesa e dalla mancanza cronica di personale. (D.F.)