Notizie dalla Saint Mary’s Mission. AGGIORNAMENTO AL 19 MARZO 2015
Santina Muzi
Dalla Saint Mary’s Mission abbiamo ricevuto notizie dettagliate inerenti sia ai “nostri ragazzi” sia alla situazione locale. A proposito delle studentesse e degli studenti che stiamo aiutando in base al progetto “Istruzione è vita”, ricordo che Isabel è stata la prima ragazzina “adottata” ed è stata seguita personalmente per diversi anni. Diplomata infermiera professionale, non riuscendo a trovare lavoro in alcun ospedale nonostante l’interessamento del sacerdote della missione, ha provato un’altra strada frequentando la scuola professionale della Don Bosco di Hwange e finalmente ha cominciato a lavorare. Scrive Fr Joseph:
“Cara Santina,
-
Isabel: siamo andati a comprare una macchina da cucire. Siamo andati insieme a Bulawaio e lei ha scelto e acquistato la macchina e il materiale per cucire. Lei sta portando avanti il suo progetto stando qui alla missione: le ho dato una stanza in cui lei lavora. Noi inoltre abbiamo provato a promuoverla offrendole alcuni progetti per le uniformi della chiesa. Lei sta andando bene ed è felice. Vi spedirò una foto su whatsapp mentre lei lavora alla sua macchina.”
-
Terence. L’avevo visto correre dietro ad un pallone di stracci tra le capanne del villaggio Diki, la manica della sahariana oscillare vuota. Frequentava la Primaria di S. Mary, era orfano e viveva con la nonna. Il braccio gli era stato amputato in seguito al morso di un serpente. Sfiduciato, demotivato, abbiamo insistito e lo abbiamo spronato nello studio. Ormai anche lui è grandino, dovrebbe avere sui diciassette anni, ed ha concluso la prima fase della secondaria. In Zimbabwe l’anno scolastico, che segue l’anno solare, è appena iniziato. Buone notizie anche per quanto riguarda Terence:
“Terence è passato molto bene questa volta. Al momento non sa cosa vuole fare in seguito. Ha preso in considerazione varie possibilità. Sembra tuttavia privilegiare l’idea di andare al college per diventare insegnante. Ha pianto di gioia quando sono usciti i risultati. Sono tanto felice per lui. Sarebbe bene per lui se potesse trovare un lavoro e guadagnare del denaro e formarsi in quel particolare settore. Stiamo ancora vagliando la situazione per trovare una soluzione. C’è un’altra opzione: lui vorrebbe frequentare lo “A Level” e poi scegliere un corso alla Don Bosco. ( A Level corrisponde alla 5 e la 6 della secondaria: nota dell’autrice). La sfida nel nostro Paese è ora rappresentata dalle scarse opportunità di lavoro per i giovani. Molti diplomati e laureati usciti dai college e dalle Università sono senza lavoro. È ancora peggio per coloro che hanno abbandonato la scuola. Vi aggiornerò su quello che alla fine deciderà.” Un messaggio appena arrivato su WhatsApp ci informa che Terence vuole proseguire per A Level e poi, da felice figlio della savana, in un Paese di magnifici parchi naturali, si iscriverà al corso per “Wildlife Management”.
Seguono notizie che riguardano altre ragazze:
-
“R. sta bene ma a scuola è rimasta indietro. Il suo rendimento non è buono ma ce la mette tutta. Penso che soffra anche per le condizioni che vive in casa. Loro qualche volta mancano delle cose più basilari, quali il cibo e il necessario per l’igiene personale. Noi proviamo ad aiutarli quando possiamo.
-
V. Lei non ha superato gli esami e ne è rimasta scioccata. Io mi domando cosa sia successo. Lei è tornata in form 3. Noi abbiamo di nuovo provato ad assicurarle un posto…”
Come bene si può comprendere dalla lettura completa della e-mail, molteplici possono essere le cause che determinano un crollo. Non sono da escludere la consapevolezza della propria condizione di estrema povertà, la denutrizione, il timore di deludere le aspettative riposte dalla famiglia… Tutti elementi che facilmente sfociano nella sfiducia, nello scoramento, nella depressione.
Rafaeli fund.
Non soltanto il progetto “Istruzione è vita” per l’Associazione Ikhiwa”. Da circa un anno il nostro programma si è ampliato con il “Rafaeli Fund”.
Raffaele Brancaleoni, figlio amatissimo di Franco e Vera, lo scorso anno improvvisamente ha lasciato questa vita terrena gettando i genitori nello sconforto. Ma nel momento del massimo dolore, invece di cedere alla disperazione, Franco e Vera hanno volto il pensiero a chi poteva stare peggio di loro. Ed hanno destinato un’offerta da inviare alla Saint Mary’s Mission perché il sacerdote potesse utilizzarla per tamponare l’emergenza più impellente. E siccome il parto è una delle principali cause di morte per molte donne, Fr Joseph, in memoria di Raffaele, ha istituito il Rafaeli Fund destinato alle partorienti. Noi dell’Associazione Ikhiwa abbiamo fatto mille congetture quando il sacerdote ha parlato di assistenza al parto: abbiamo pensato ad ospedali appositi, a medici, ostetriche, infermieri. Eravamo fuori pista perché la situazione è molto più semplice. C’è una grande sala alla missione. Non c’è arredo, così io la ricordo, le partorienti con le doglie sono stese su semplici stuoie a terra, seguite da qualche volontaria (ostetriche? Dottoresse?).
Ecco cosa scrive il sacerdote che fa il rendiconto:
“Con il fondo Rafaeli 3 donne sono state assistite durante il parto. Ciascuna di loro ha avuto necessità diverse. Il problema generale è la mancanza di materiale da usare durante il travaglio. Loro hanno pensato agli indumenti di cotone, lana e cose del genere. Il problema comune che loro comunque affrontano è la sfida quotidiana, è la mancanza di cibo. Se sono assistite da qualcuno, loro cucinano e mangiano in comune ma abitualmente ciascuna arriva portandosi il cibo da casa. Alcune si sono organizzate per poche settimane ma alla fine occorre più tempo.
Qualcuna di loro proviene da luoghi lontani e, senza mezzi di trasporto, a piedi, arriva quando il cibo è finito. Noi abbiamo perciò aiutato altre partorienti dando loro da mangiare.”
La situazione
I poveri, che per lo più sussistono solo grazie all’agricoltura, sono quanto mai dipendenti dall’andamento delle stagioni e, nel caso particolare di Hwange, dalle piogge. Generalmente ai 3 mesi della stagione delle piogge seguono i nove mesi di siccità. La pioggia è fondamentale, soprattutto per il mais che viene seminato a ripetizione in modo d’averne a disposizione per ogni fabbisogno essendo l’alimento base del Paese.
Ma quest’anno qualcosa non va nel clima. Nemmeno in Zimbabwe. E “la situazione è veramente pessima.” scrive Fr Joseph “Non piove bene. Già si soffre la fame. Alcuni bambini arrivano a scuola senza aver mangiato niente. Il mais è secco e noi tutti siamo preoccupati per questa situazione. Quando la fame si accanisce, ogni giorno abbiamo gente che viene a chiedere l’elemosina da noi. Ed è penoso quando non possiamo dare aiuto. Noi aiutiamo per quel poco che possiamo. Tu sai che la gente intorno alla Missione di S. Mary dipende molto dalla Colliery Company (la compagnia che gestisce la miniera di carbone: nota dell’autrice) poiché ha un membro della famiglia o un parente che vi lavora. La Colliery Company si trova in cattivo stato. Sono 8 mesi che la gran parte dei lavoratori non riceve la paga. I dirigenti tuttavia ogni mese ricevono lo stipendio intero….”
Ed è notizia di domenica 15 marzo: un ragazzino di 11 anni che frequentava la Primaria di S. Mary è caduto da un albero su cui era salito per mangiare frutti selvatici ed è morto prima che l’ambulanza arrivasse a Bulawaio… “Un bambino molto povero di una famiglia molto povera” che vive in un villaggio lungo la nazionale.
C’è bisogno dell’aiuto di tutti.
Notizie dallo Zimbabwe
QUANDO 120 EURO POSSONO SALVARE VITE UMANE. LE ANSIE DI UN PARROCO
di Santina Muzi
La chat non lascia dubbi: a Hwange un gruppo di cattolici che viaggiava a bordo di un minibus proveniente da Nekabandama village è rimasto coinvolto in un grave incidente stradale. Solo 2 bambini sono usciti indenni dal ribaltamento del mezzo, 11 persone sono rimaste ferite di cui 2 in maniera grave.
<<Nessuno è morto, ringraziando Dio.>> scrive il parroco. La cosa però non è semplice. Lo stesso sacerdote che manda e porta i feriti all’ospedale si trova di fronte al primo ostacolo: se non si paga, niente cure e niente ricovero! E il denaro dev’essere sborsato subito e chi non lo ha, si arrangi!
<<Ho passato la giornata a cercare di dare aiuto a qualcuno di loro che non aveva denaro per farsi curare… Il nostro Paese è andato giù in ogni senso, sia economicamente che come valori umani… Sono stanco ed anche un po’ triste…>>
Il denaro sborsato dal parroco non è sufficiente per curare tutti i feriti
<<Quanto le serve?>> azzardo.
<<120 dollari.>>
Per noi non sono una grande cifra, ma in Zimbabwe si può anche morire per non avere 120 dollari! E nessuno se ne preoccupa, a parte il parroco e i parenti stretti.
Casualmente, avevo scritto:
<<Hi father Pepe, how are you? (come sta?)>>
Immediata, come un vulcano in eruzione, la risposta. Oltre al racconto, lo sfogo di un giovane prete che non si arrende di fronte alle ingiustizie e che tuttavia si sente impotente di fronte a quelli che sono i nostri limiti di esseri umani.
Nonostante il traffico scarso, gli incidenti sulle strade secondarie dello Zimbabwe sono abbastanza frequenti. E questo perché le strade della savana non sono strade. Spesso non sono nemmeno sentieri tracciati. Sono percorsi da intuire tra le pietre e i cespugli da dove solo raramente emerge un residuo di palo di legno dipinto di rosso o d’azzurro. Ma chi nella savana c’è nato, alla luce del sole sa riconoscere ogni minimo arboscello e sa da che parte deviare. Però, più del pericolo di sbagliare e di trovarsi da tutt’altra parte, il vero problema è costituito dal fondo stradale, inesistente o dissestato fino all’inverosimile.
Ci aveva chiesto di aggiustare la strada che sale all’altipiano il maestro Felix. Una strada tutta buche che corre sull’orlo del precipizio. Avevo pensato che sarebbe stato più semplice per lui chiamare tutti gli uomini del villaggio con zappe e picconi per dare una sistemata prima della stagione delle piogge. E questa non era nemmeno una delle “strade” peggiori…
A quest’ora, mentre noi siamo in attesa di notizie, il parroco della Saint Mary’s Mission dovrebbe essere ancora in ospedale per aiutare i feriti. Speriamo che presto tutto sia solo un ricordo e che quanto prima i bambini riescano a superare il trauma dell’incidente.
Nota: *Fr Joseph (Pepe) è il parroco della Saint Mary’s Mission di Hwange – Zimbabwe, il punto di riferimento per l’Associazione Ikhiwa che sostiene la scolarizzazione e l’istruzione di ragazze-ragazzi meno abbienti.
C’è bisogno dell’aiuto di tutti.
3 settembre 2012
Notizie da Saint Mary’s Mission
di Santina Muzi
Notizie dallo Zimbabwe. Questa volta abbiamo un pacco postale inviato dal parroco contenente un buon numero di lettere inviate dai “nostri ragazzi” più grandi nonché un’infinità di ricevute rilasciate dalle varie scuole, trimestre per trimestre, alunno per alunno. Spedire un pacco così è costato al sacerdote una cifra abbastanza elevata, comunque era necessario perché indicativo di come le nostre offerte vengono utilizzate.
Per l’anno solare 2012 ammontano a 30 le studentesse e gli studenti che, grazie all’aiuto di tante persone generose, stanno frequentando la scuola e probabilmente pensano ad un futuro diverso. Ci sono però tdelle richieste alle quali noi non siamo in grado di rispondere, avremmo bisogno dell’aiuto di altre persone di buona volontà, avremmo bisogno di giovani desiderosi di aiutare altri giovani più sfortunati che letteralmente non hanno nulla. Elevare il tasso di istruzione è un bene che torna a vantaggio di tutta la comunità.
Ѐ la prima volta che riceviamo tanta posta tutta insieme ed è un piacere leggerle, nonostante i problemi evidenziati e la difficoltà della lingua per me che ho scarsa dimestichezza con l’inglese, per le parole di ringraziamento, benedizioni ed auguri di lunga vita, cosa di cui sicuramente avremo bisogno, considerato che buona parte dei soci fondatori dell’Associazione Ikhiwa ha raggiunto l’età della pensione. Altro elemento che accomuna tutte le lettere è il desiderio di continuare a studiare: chi vuole diventare infermiera, chi dottore, chi insegnante, chi elettricista….
Ma vediamo in sintesi cosa dicono le nostre ragazze e i nostri ragazzi:
“Ho dodici anni e frequento il settimo anno della Scuola Primaria di St Mary” scrive Nonhlanhla. “Scrivo questa lettera per ringraziarvi perché pagate le mie tasse scolastiche. A me piace andare a scuola e fare bene il mio lavoro ogni giorno…”. Naomi, 16 anni, accanita lettrice di libri: ”Io vivo con mio padre, mia madre è morta nel 2009… Quando finirò la scuola voglio diventare infermiera…”. Prosegue ringraziandoci per l’aiuto e conclude dicendo che prega Dio affinché ci conceda una vita bella e lunga, in modo da poter aiutare altri “children”.
Lo Zimbabwe è uno Stato composto da varie etnie, ciascuna delle quali conserva la propria lingua. Però le lingue ufficiali sono tre, tra cui inglese e ‘ndebele. Qui nascono le difficoltà per diversi ragazzi. Edith, Scuola Secondaria di Lukosi, si dispiace per essere stata respinta proprio in queste due materie. Ora è tornata a scuola e spera di completare il quarto anno. Nomsa, 18 anni, nel 2011 ha completato con ottimi risultati lo “O. level” alla Secondaria di Lukosi ed ora sta continuando alla “Hwange Higk School”. Spera poi di studiare per diventare infermiera. Predencia, che vive nella Dick area e frequenta la secondaria di Lukosi, ci parla di sé e della sua famiglia: “Vado per i 17 anni… Vivo con mio padre e mia madre. Entrambi hanno smesso di andare a scuola al settimo anno della Primaria perché i genitori non avevano con che pagare le tasse scolastiche. Sono entrambi senza lavoro. Quando, con il 4 level della secondaria avrò terminato la mia istruzione, voglio diventare dottore. Spero che quest’anno mi aiuterete ancora ad andare a scuola.”
Tryphine, 16 anni, Scuola Secondaria di Lukosi, è l’ultima di quattro figli. Vive con la madre e i nonni, non ha mai conosciuto suo padre. Ci ringrazia moltissimo perché prima sua madre “si massacrava” pur di sostenere le spese e poterla mandare a scuola. Ora finalmente, grazie a tutti noi, deve pagare solamente il materiale scolastico, cioè penne, quaderni…, nonché la divisa, assolutamente obbligatoria ad ogni età. A Tryphine piacerebbe fare l’insegnante. Anche lei conclude con la frase augurale: “May God bless you and give you a longer life because you are going a great job by helping the poor”. Ossia: “Voglia Dio benedirvi e concedervi una vita più lunga perché aiutando I poveri state facendo un lavoro meraviglioso”.
Le storie si susseguono press’a poco simili: Samuketiso, studentessa di 16 anni, vive con la madre single e due fratelli. Il padre è morto da molti anni. La ragazza ci dà un particolare da cui possiamo dedurre che, come buona parte dei nostri assistiti, vive nella savana alberata. Scrive infatti: “Abbiamo costruito quattro capanne d’argilla e le abbiamo coperte con un tetto di erbe palustri.”
Merjury, 14 anni, terminata la Primaria di St Mary, sta frequentando la Scuola secondaria di Lukosi. La ragazza, orfana di entrambi i genitori, vive con la nonna che fatica a sostenere interamente le spese scolastiche. “Sono una che teme Dio e lavora duro, spero di avere un futuro migliore e luminoso…”.
Oniel, 18 anni, vive a Hwange e frequenta la secondaria di Lukosi. Vorrebbe diventare elettricista. Nel dettaglio: ultimo di tre figli, ha perso la madre nel 2004, vive con lo zio, disoccupato, che si trova in difficoltà per poterlo mandare a scuola… Annodice, 14 anni, genitori ultrasessantenni impossibilitati a lavorare duramente,vorrebbe terminare la Secondaria e diventare suora…
Poi c’è Dumisani, un ventenne che quest’anno ha ripreso la scuola e ci chiede di aiutarlo a completare gli studi…
Non vado oltre, mi fermo qui perché, oltre ai ringraziamenti e agli auguri, tutti chiedono di aiutarli a completare gli studi perché, come dice un loro canto popolare, “Istruzione è vita”!
Ora chiedo: c’è qualcuno che vuole, e può, darci una mano per aiutare questi ragazzi a costruirsi un futuro?
“IKHIWA”, la nostra Associazione, si è posta la finalità di offrire il sostegno economico per l’istruzione scolastica delle ragazze e dei ragazzi meno abbienti di Saint Mary attraverso il progetto “Istruzione è vita”. A tutti coloro che abbiano il piacere e l’intenzione di collaborare al nostro progetto diamo molto volentieri il “benvenuto”. Li aspettiamo con gioia: le iscrizioni sono sempre aperte.