di Pier Luigi Leoni
L’assoluzione dei 18 amministratori e funzionari orvietani da ogni responsabilità per aver deciso il ricorso ai contratti derivati ha posto fine a una sofferenza ingiusta di quei concittadini. Ad essi, ogni volta che ne avevo avuto l’occasione, avevo non solo augurato, ma anche predetto, un esito positivo della causa. Infatti sono stato sempre convinto di intendermi di contratti derivati più dei giudici della Corte dei Conti; che però, anche se con un certo ritardo, hanno finito col darmi ragione. Il problema dei derivati infatti non è giuridico, dato che leggi maledette li consideravano praticabili anche dagli enti pubblici. Il problema è invece di natura etica, perché i contratti derivati sono scommesse, e non è eticamente lecito scommettere coi soldi che ci sono stati affidati da altri. In questo caso, dalla comunità cittadina. Pensiamo alla domestica che gioca al gratta e vinci coi soldi che le sono stati affidati per la spesa. I 18 concittadini, a mio avviso, hanno commesso un errore etico, anche se, nella maggiore parte dei casi, in perfetta buona fede, perché difficilmente potevano essere consapevoli di giocare al gratta e vinci, rovinando il Comune e facendo pure del male a se stessi.