Riceviamo dal gruppo Macchia Alta srl e pubblichiamo.
Il gruppo Macchia Alta, da anni attivo nel settore delle “agroenergie”, sta subendo in questi giorni un vero e propriio linciaggio mediatico, intimidazioni dirette e indirette rivolte agli stessi collaboratori e ai partner che operano sul territorio.
Per questo motivo ci rivolgiamo ai cittadini, agli organi di stampa, alle istituzioni locali e agli organi giudiziari preposti al controllo dell’ordine pubblico allo scopo di evitare che la situazione continui a travalicare il confronto onesto e civile.
La sproporzione della reazione instillata dai cosiddetti “comitati”, le argomentazioni palesemente false e strumentali a creare panico nella gente rispetto alla consistenza delle nostre iniziative imprenditoriali, nel campo della valorizzazione delle biomasse legnose, tutte perfettamente inserite nella programmazione nazionale e regionale, ha creato un clima di sfiducia nell’operato delle istituzioni e degli organi di controllo.
Iniziative, le nostre, incentivate (non soltanto sul fronte dell’elettrico) all’interno della filiera agroenergetica alle quali fanno riferimento decine di imprese agricole e boschive delle province in cui Macchia Alta opera.
Creare un ingiusto allarmismo nella popolazione, intimidire gli amministratori locali, i tecnici e gli operatori economici protagonisti di questa che è e rimane come una delle poche iniziative rivolte alla produzione di reddito in un momento di crisi e di vuoto di prospettive, suona come scellerato e irresponsabile comportamento.
Eppure su questo territorio è da anni in corso un dibattito che vede impegnate le classi dirigenti e la cittadinanza intorno ad un modello di sviluppo possibile in un contesto dove opera una grande discarica con impianti di biogas (3MW dei quali 2 già funzionanti), esistono importanti siti geotermici, il fotovoltaico ha una presenza non secondaria e si aggirano vari progetti di eolico.
Molti amministratori hanno ritenuto, ogni volta, di cavarsela firmando documenti che auspicavano ipotetici “nuovi modelli di sviluppo” salvo poi sottrarsi alle proprie responsabilità di fronte alla confusione ingenerata dai protestanti di professione. (Riferimento all’incontro tra i sindaci dell’Orvietano n.d.r.)
Chi decide quello che si deve fare?
La corretta dialettica democratica che ha un suo centro nelle istituzioni oppure le assemblee popolari gestite da soggetti “professionisti” della mistificazione e della calunnia?
Allo stato delle cose i danni, materiali e morali, sono già incalcolabili e nella massima trasparenza ognuno deve incominciare ad assumersi le proprie responsabilità onde garantire il regolare svolgimento delle dinamiche imprenditoriali.
Alleghiamo al presente “comunicato” a mò di esempio e per denunciarne il metodo, la richiesta di accesso agli atti di un signore di Fabro che non si capisce consigliato da chi e per quale motivo fa una premessa alla domanda che contiene affermazioni tendenziose che nulla hanno a che fare con l’oggetto di che trattasi.
La chiarezza e la trasparenza del nostro operato non può essere stravolto per scopi sconosciuti e contro l’interesse della comunità locale tutta.
Abbiamo invitato i protagonisti di questo “scempio della ragione” a visitare i nostri impianti e a prendere visione della letteratura in materia.
Per ogni impianto se ne chiudono decine di inquinanti, le linee di teleriscaldamento e di teleraffrescamento sono indicate come prioritarie e perciò incentivate anche fiscalmente dallo Stato Italiano, le risorse legnose provengono tutte dal territorio che ne è particolarmente ricco e vanno nella direzione del supera mento dell’importazione del pellet daIl’ estero.
Facciamo quindi appello a tutti i soggetti in indirizzo affinché intervengano per ristabilire il rispetto per le persone, per il loro lavoro e per la libera iniziativa imprenditoriale.
La domanda di accesso alla pratica presentata al Comune di Fabro, richiamata dalla nota diffusa da Macchia srl, rivela una preoccupazione della popolazione che potrebbe essere superata soltanto da una corretta informazione e non certo dall’evocazione di situazioni che non riguardano gli impianti in discussione a fabo e Castel Viscardo. E’ legittimo che chi opera nel settore del rinnovamento energetico ritenga le proprie proposte conformi alle normative e prive di pericoli, ma è anche comprensibile la preoccupazione di chi si sente danneggiato da simili installazioni, di cui conosciamo poco.
D’altra parte è vero che i cittadini hanno poca fiducia negli amministratori e questo consente anche a chi è in malafede e combatte una propria battaglia politica di inserirsi con facilità e trovare credibilità.
Insomma, chiarezza, nessun sotterfugio, solida documentazione sulle conseguenze ambientali, massima informazione da parte degli amministratori e dei proponenti: senza questo è difficile convincere della bontà di impianti per la produzione di energia da biomassa. La fiducia, poi, bisogna guadagnarsela e spesso non bastano le carte, che hanno diverse modalità di lettura. (d.f.)
Nella foto Centrale a biomassa di piccola taglia (1000kW) in Bassa Austria, da Wikipedia.