di Pier Luigi Leoni
L’elezione di Sergio Mattarella è considerata una vittoria di Matteo Renzi e un risultato felice per la sinistra interna ed esterna al PD. In termini sportivi si può dire così. In termini più propriamente politici si constata che la figura di Mattarella è adatta a far cantar vittoria alla sinistra, in quanto trattasi di un uomo di sinistra, ed è adatta a farsi digerire dal centro, in quanto trattasi di un cattolico. Ma il pensiero politico di Mattarella non corrisponde a quello di Renzi. Questi è cresciuto in ambiente cattolico e si è inserito nel PD perché vi ha visto un moderno partito progressista destinato a conquistare il potere. Un partito pragmatico, affine al partito democratico americano, tutt’altro che rivoluzionario, e al partito laburista inglese, ammansito dalla rivoluzione liberale di Margaret Thatcher. Peraltro un partito, il PD, in cui la tradizione materialista è annacquata da una forte presenza cattolica. Infatti Renzi si è dedicato con successo alla emarginazione della vecchia classe dirigente comunista, compresa una tenace cattocomunista come Rosi Bindi, e ha conquistato il partito e il governo. Sergio Mattarella proviene dallo stesso movimento, già corrente democristiana, a cui si richiama Rosi Bindi, e che la destra definì spregiativamente come “cattocomunismo”. In effetti si tratta di cattolici che privilegiano la collaborazione politica coi comunisti, preferendo la loro sensibilità sociale ai valori liberal-democratici, e confidando nel loro oblio dell’utopia marxista grazie alla prassi democratica. Se così stanno le cose, si comprende il giubilo incontenibile di Bindi, Civati, Vendola e compagnia bella alla elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Ma credo che Matteo Renzi abbia agito con lucidità e che abbia usato Mattarella per dare una calmata alla sinistra, nella certezza però che, trattandosi di un uomo di alto profilo morale e intellettuale, il cattocomunista Mattarella, così come il comunista Napolitano, rispetterà sostanzialmente lo spazio che spetta al governo e al parlamento.