di Leonardo Riscaldati
Sulle riforme sto con Renzi. Decisamente. Per la governabilità di uno Stato alla deriva e per una maggiore velocità legislativa. Non è più pensabile di andare avanti con governi che durano in media un anno e con un parlamento a produttività zero. Rimbalzi, controrimbalzi, nuove letture, ritorni in senato e così via. Quando una legge passa è già vecchia, e il tempo perso per renderla operativa poteva essere utilizzato per farne dieci.
Il mondo corre, lo stesso deve fare la legislazione. Sennò è inutile criticare il fatto che i governi durano in media un anno (in italia non si sa mai chi vince e chi perde, e quindi anche le responsabilità diventano impalpabili, con le conseguenze che tutti conosciamo bene), o prendersela con il governo x o y perché non ha fatto niente per questo o quel problema, come guarda caso sta succedendo anche ora. Prima si cambia l’architettura del sistema, poi si opera “nel” sistema. E’ pura e semplice logica.
E’ chiaro, la riforma è frutto di mediazioni e compromessi, e non è quella che preferisco. Sarei stato ben più draconiano. Ma almeno una riforma c’è. Esiste. E rispetto a ora è un passo importante in avanti. Questo è indubbio. Siamo realisti, non ci sono alternative, per ora. Se uno vuole le preferenze e uno no, che facciamo le preferenze “forse”? Se io dico nero e la mia controparte dice bianco, è chiaro che per fare qualcosa di concreto dovremo incontrarci su una qualche sfumatura di grigio. Qualcosa io e qualcosa tu. Se le posizioni rimangono fisse la conseguenza è che non si fa niente. Mai. Sono trent’anni che stiamo al palo. O no?