Sabato il nuovo Consiglio di amministrazione del Centro studi ha presentato il suo programma per il 2015. È stato un incontro non di routine, come a volte accade nelle conferenze stampa di inizio anno.
Il Centro studi è resuscitato e il metodo di lavoro, i numeri e i programmi proposti fanno sperare in una nuova primavera, come hanno sperato quanti, a destra e a sinistra, hanno voluto che non si chiudesse quell’esperienza, in nome della “decimicchizzazione” che ha subito la città negli ultimi anni.
Gente con curricula di tutto rispetto, volenterosi e evidentemente capaci, i nuovi amministratori hanno confezionato un progetto 2015 con numeri piccoli, sia di spesa che di entrata, ma con possibilità di ampliamento grandi quanto sarà il coinvolgimento degli orvietani, istituzioni, aziende e cittadini, in un rapporto osmotico con la città che potrebbe divenire per tutti gli attori un moltiplicatore dei successi di ciascuno. Cultura, turismo, formazione si possono aggregare secondo diverse miscele: questa è l’opportunità che la città deve saper cògliere, superando l’idea di “carrozzone” che è stata affibbiata al Centro studi nel suo periodo di decadenza.
Quest’anno il bilancio sarà in attivo e produrrà, secondo calcoli del tutto credibili, un indotto di oltre 700mila euro. Ogni nuova idea, e in cantiere ce ne sono numerose, avrà un suo bilancio e contribuirà a far crescere l’insieme.
Ora il Centro studi ha bisogno di una spinta da parte di tutti, amministratori e cittadini. Bisogna crederci e costruire un futuro luminoso su quanto è rimasto dalla precedente esperienza.
Conviene a tutti, ora che il Centro è un’istituzione politicamente asessuata al servizio della città.