di Gianluca Foresi
CANZONA DELLA MONNEZZA
Riscrittura della
Canzona di Bacco
di Lorenzo de’ Medici
Quanto è bella la Monnezza,
che si butta tuttavia!
Chi la vuole Orvieto mia,
di German non c’è certezza.
Ei par fiacco ed alla canna,
quelli invece scaltri attenti
Se qui il paglia fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti:
con le grinfie e con i denti
Se lo voglion mandar via,
di German non c’è certezza.
Questi lieti con Scopetti,
delle sedie innamorati,
Per caserme e per boschetti
si son tosto tanto armati;
Or da Braca richiamati
ballan, strillan, per la via.
Qui si muore Orvieto mia
se Germani non s’attrezza.
Questa ditta tiene al palo
tante genti organizzate,
che non tengono più fiato.
Sono genti assai si grate
tutte insieme mescolate:
Morràn, Sugàno e Ciconia,
ma Sferrancity non si pija
e di Canal non c’è certezza.
Questa ciurma, che va dietro
all’ex asinello fiero
non par vecchia nel completo,
ma da tanti anni invero
sta pur ritta in tono fiero,
divide e gode tuttavia.
Si può stare Orvieto mia
col domani in sicurezza?
Eros vien dietro al gran coro,
non è sciocco e tutto inventa:
È la deroga il tesoro,
di andar via non si contenta?
Che monnezza vuoi che senta;
del potere sta in balìa?
Non è Orvieto sua manìa,
certo non per correttezza.
Ciascuno apra ben gli orecchi:
di German nessun si paschi,
anche sian Giovani e Vecchi,
da Allerona fino a Baschi.
Ci son pronti pure i fiaschi
a far festa per la via
se il calanco si ripezza.
Donne e giovinetti avanti:
c’è lo sbraco, c’è l’orrore,
ci son troppi galli e santi,
c’è la via dell’assessore
che avrà fatto qualche errore!
Però dico che altra via,
per chi vuol che Orvieto Sia,
ci sarà oltre Monnezza!