di Valentino Filippetti
Il Consiglio Comunale di Orvieto ha chiuso il 2014 con un atto politico molto significativo prendendo posizione sulla nuova legge elettorale in gestazione al Consiglio Regionale dell’Umbria.
Sappiamo che la legge elettorale contribuisce significativamente a definire il sistema politico ed in Umbria assume un significato maggiore per il DNA della nostra regione.
Infatti l’Umbria piu’ di ogni altra regione italiana è il frutto della politica piuttosto che da confini geografici pregressi e omogeneità socio economiche. Basti pensare che siamo usciti dallo Stato Pontificio con Orvieto sotto la Conferenza Episcopale Romana e il resto dell’Umbria sotto la CEU.
L’Umbria così come è l’ha costruita la sinistra ed il risultato è così forte che in questa nostra regione c’è la piu’ forte consapevolegga ed attaccamento alla propria terra di qualsiasi altra parte del Paese.
Oggi questa consapevolezza, questa forza e protremmo dire questa civiltà è messa in discussione dalla crisi devastante provocata dal turbocapitalismo in tutto l’occidente.
A questa crisi si è cercato di rispondere, concentrando, semplificando, riducendo la rappresentanza.
Ma proprio l’indebolimento della rappresentanza, il restringimento degli spazi democratici, hanno finito per aggravare la crisi.
Il potere in mano alle tecnocrazie europe, alla BCE el il braccio sempre piu’ libero ai grandi gruppi economici ha finito per bloccare l’economia concentrando le ricchezze nelle mani di pochi e allargando paurosamente l’area della povertà.
Il dibattito sulla riforma istituzionale e sulla nuova legge elettorale a Roma come a Perugia sorvola su questi dati strutturali e si concetra sugli accorgimenti tecnici in grato di mantenere comunque il controllo dei principali organismi di rappresentanza.
La reazione del cittadino comune è stato segnasto da una estraneità direttamente proporzionale al crescere delle politiche della cosidetta “governabilità”.
Ma negli ultimi tempi si manifestano atteggiamenti in controtendenza.
Anche il Umbria non si da per scontato un processo di concentrazione, semplificazione e forte riduzione della rappresentanza.
Del resto dopo anni di Riforme Endoregionali, riduzioni delle ASL, eliminazione delle Comunità Montane non solo non si apprezzano riduzioni dei costi ma i tempi burocratici sono sicuramente allungati.
Si dovrebbe convenire che di fronte a processi di crisi di sovranità e di democrazia, il primo obiettivo dovrebbe essere quello di riannodare i fili dei rapporti con i cittadini.
Un sistema elettorale nella nostra Regione che preveda un collegio unico non raggiunge tale obbiettivo per tre ragioni :
- A) al consenso costruito sulle filiere corte del territorio si sostituirebbero le filiere lunghe di settori particolari, interessi corporativi, poteri trasversali e poco trasparenti
- B)all’interesse dei cittadini che abitano e vivono in il territorio si anteporrebbero gli interessi organizzati che abitano e vivono “sopra” il territorio
- C) un collegio unico relegherebbeb i partiti ad un ruolo assolutamente marginale nel governo dei processi politici e nella strutturazione della rappresentanza. Da questo punto di vista il rischio di penalizzazione di territori anche vasti e con peculiari esigenze è altissimo
Le reazioni negative a questa proposta sono molte e diffuse sul territori.
Sono state raccolte dal Comune di Gubbio che alcuni giorni fa ha deliberato il sostegno ad una proposta di legge elettorale regionale basata su 10 collegi.
Una parte significativa del Pd sostiene un sistema elettorale regionale basato su cinque collegi territoriali, che ricalchino i vecchi collegi senatoriali della legge elettorale nazionale definita Mattarellum con l’assegnazione degli eletti alle liste in base alle percentuali riportate complessivamente nella regione e poi la graduatoria degli eletti in base alle preferenze ( doppie e di genere) e disegni una circoscrizione unica regionale e che si articoli in 5 collegi territoriali dove l’assegnazione dei seggi avvenga a livello di circoscrizione tra le liste collegate mentre gli eletti scattino a livello di liste di collegio sulla base dei migliori risultati.
Per ultima è venuta la presa di posizione del Comune di Orvieto che segue di qualche settimana quella del Comune di Terni .
Nel documento il Consiglio Comunale di Orvieto:
– si esprime la totale contrarietà alla proposta di Legge regionale in oggetto in quanto non tiene in alcun conto nel sistema elettorale previsto, della rappresentanza del territorio della Provincia di Terni e quindi del Comprensorio Orvietano esponendolo, ancora una volta, ad una discriminazione politica ed istituzionale;
-si impegna il Sindaco, il Presidente, i Capigruppo Consiliari a chiedere un’urgente audizione con la Commissione Regionale competente al fine di prevedere nel testo della nuova Legge elettorale regionale in approvazione la presenza di due collegi articolati sul territorio delle due “Aree Vaste di Terni e Perugia”.
Quindi Orvieto ha scelto la strada della rappresentanza, dell’Umbria plurale. Un punto importante che da forza all’amministrazione Germani e a tutta la città.