di Pierfederico Tedeschini
In questi giorni in cui la città è stata accesa da un evento ormai storico come Umbria Jazz Winter, più evidenti e sottolineati sono i problemi della nostra piccola cittadina. La prima cosa che si legge arrivando è ‘’Orvieto città del vino’’. Ora, preso atto della presenza di nomi anche internazionali nel vino in giro per la nostra cittadina, cosa c’è da vivere di questo vino? Castiglione in Teverina non è città del vino, ma ne ricava molto, fino addirittura ad aver allestito un museo del vino. Greve in Chianti invece ne ricava addirittura esperienze universitarie. Non esiste città importante che non abbia un capodanno con concerti gratuiti in piazza, e Orvieto dovrebbe essere nel centro delle attenzioni musicali vista Umbria Jazz. Dopo essere città del vino quindi, Orvieto vuole o vorrebbe essere città del jazz, ma per esserlo basta meno di una settimana l’anno? Non sarebbe più logico , come in tutte le città ovunque vi sia un festival internazionale, che ci fosse almeno un locale dove tutto l’anno Orvieto rimane firmata di jazz? Vi è poi tutta la discussione riguardo le machine a piazza del popolo e anche qui basterebbe imitare e non plagiare altre realtà internazionali. Nessuno forse ricorda che infatti questa idea nasceva nella così detta scorsa repubblica, quando un ambasciatore italiano per lavoro all’estero ,disse : ‘’ In Spagna una piazza del genere non sarebbe usata come garage ma, con poco costosi permessi di occupazione di suolo pubblico, sarebbe piena di tavoli e persone in chiacchiere e brindisi’’. Ciò non significa né alcolismo né musica da caciara ma, bei locali , attrazione ,guadagno e molto più semplicemente rendere una città viva e non una città post pensione per gite di anziani in visita al duomo.