di Franco Raimondo Barbabella
Lo scorso 29 dicembre il Consiglio comunale ha approvato, con la sola astensione del consigliere Andrea Sacripanti, una mozione presentata dal presidente Pettinacci con la quale si contesta la proposta di legge elettorale regionale formulata dal PD umbro che prevede un solo collegio al posto dei due provinciali di oggi. Al suo posto si chiede di confermare i due attuali collegi elettorali provinciali con l’argomento che un solo collegio creerebbe uno squilibrio di rappresentanza tra Perugia e Terni a causa della “differenza di popolazione tra la Provincia di Terni e quella di Perugia che si attesta su un rapporto di 1(uno) a 4(quattro): tale differenza, aggravata esponenzialmente dalla previsione della doppia preferenza per il voto di genere, potrebbe determinare concretamente la non elezione di alcun candidato per il territorio ricompreso a tutt’oggi nel territorio della Provincia di Terni e quindi del Comprensorio Orvietano”. Così dunque il testo della mozione.
Sinceramente non capisco: con il collegio unico non vi sarà nessun eletto nella Provincia di Terni e quindi nel territorio orvietano? Non è così. Ma è così se ci si riferisce al solo PD per il territorio orvietano. Ed è così non solo per la differenza di popolazione, ma perché i consiglieri passeranno da 30 a 20: ovvio che si restringono tutti gli spazi di manovra e che bisognerebbe di conseguenza immaginare un modello di rappresentanza del tutto nuovo. Che strano modo di ragionare allora! Si schiaccia Orvieto su Terni e si identifica Terni e Orvieto con il PD. Però, se non si capisce come ragioni il PD, a maggior ragione non si capisce come ragionino gli altri gruppi della maggioranza che hanno approvato la mozione. Dico SEL e Lista civica. Ma ci ritorno dopo.
Mi sembrano urgenti altre due notazioni. La prima, che è una domanda: c’era già in campo una proposta alternativa a quella del collegio unico senza tornare ai due collegi provinciali? Sì che c’era, ne hanno parlato tutti i giornali, cartacei e online! Era quella del Consiglio comunale di Gubbio approvata diverse settimane fa, già trasmessa al Consiglio regionale e oggetto di audizione lunedì 12 gennaio in Commissione Statuto. Con essa si vuole una “legge elettorale che risponda a criteri di effettiva democraticità, consenta ai cittadini di poter eleggere consapevolmente i propri rappresentanti al Consiglio Regionale, garantisca a ciascun territorio della regione una adeguata rappresentanza e favorisca la governabilità”. In particolare si vuole che ogni territorio dell’Umbria abbia in Consiglio regionale almeno un rappresentante, ciò che si può ottenere prevedendo dieci collegi elettorali con sistema uninominale maggioritario (vince il candidato che ottiene il maggior numero di voti), mentre gli altri dieci consiglieri vengono eletti in un collegio elettorale unico con sistema proporzionale al quale è legata anche l’elezione del Presidente. Dunque democraticità, governabilità, pluralismo politico, rappresentanza dei territori.
Ne discende la seconda notazione, che sono due domande collegate alla prima: 1. Qualcuno mi spiega perché questa proposta non è stata presa in considerazione? Non si conosceva? Non ci posso credere: non è pensabile che si discuta di un argomento del genere e non si sia informati di ciò di cui si discute nella regione di cui ci si vuole occupare. 2. Qualcuno mi spiega perché la proposta alternativa non è stata nemmeno nominata? Eppure si sa chi sono i proponenti, alcuni dei quali abitano qui, in città, facilmente reperibili. Ci si lamenta poi del fatto che la proposta del PD umbro non è stata discussa. Ma la mozione del PD in Consiglio comunale è stata discussa dove, oltre che in consiglio? Questo ostracismo ha forse qualcosa a che vedere con il fatto che la proposta che ha approvato il Consiglio di Gubbio è frutto dell’iniziativa del coordinamento delle liste civiche nato alcuni mesi fa a Castiglion del Lago? Della serie: nelle istituzioni si fa solo ciò che interessa il PD? Poiché non stiamo ragionando di bazzecole, ma del destino del nostro territorio, cioè del suo ruolo in Umbria e del suo esserci nella politica del futuro, è legittimo chiedere a chi ha ottenuto voti presentandosi proprio come qualcosa che va oltre le rappresentanze partitiche che cosa ci sta a fare se fa così? Ed è giusto chiedere che venga data una risposta? Può darsi che io abbia torto e che voi abbiate le vostre ragioni ed abbiate ragione. Ma, se ci sono, avete comunque il dovere di dirle queste ragioni e di dimostrate che avete ragione voi a decidere quello che avete deciso. Perché l’oggetto della questione non è il destino politico di qualcuno o la lealtà di maggioranza o la disciplina di partito (tutte cose che in altre circostanze possono avere la loro giustificazione), è invece che cosa vogliamo fare di questa nostra città e di questo nostro territorio. E pensare che era così semplice: bastava approvare un o.d.g. di sostegno al Comune di Gubbio!
Per concludere. Plaudo alla decisione del consigliere Andrea Sacripanti di differenziarsi da una posizione che umilia Orvieto e mi auguro che il suo esempio indichi per molti altri il dovere etico di non accettare passivamente lo scivolamento ulteriore del nostro territorio verso un nuovo destino di emarginazione. E chiedo a tutti: ma non vi sembra giunto il momento di farla finita con i pregiudizi e gli ostracismi per la difesa di orticelli evanescenti? È in gioco il futuro della nostra comunità, perciò non accettate di diventare solo clienti di qualcuno a cui andare a chiedere qualcosa con il cappello in mano (perché il destino che si prepara è proprio questo). Guardate oltre, il mondo è grande e colorato, anche se per qualche verso non è bello.