USO A PARCHEGGIO DEL PIAZZALE ESTERNO DI CAMPO DELLA FIERA: COSA BUONA, AL DI LÀ DI CHI AVEVA IL POTERE DI DECIDERE
Caro Barbabella,
il Comune di Orvieto l’ha parzialmente spuntata sulla Soprintendenza ai beni Culturali e Ambientali. Il piazzale superiore esterno del Parcheggio del Campo della Fiera può essere regolarmente utilizzato come parcheggio in occasione di convegni e per soste orarie a pagamento qualora sia completo il secondo piano interrato. Ma come è possibile, in uno Stato di diritto, che un Soprintendente possa arbitrariamente dettar legge sull’uso di un’aera comunale e, per di più, cambiare opinione senza che sia cambiata la realtà?
Enrico C.
Caro Enrico, forse mi sfugge qualcosa, ma francamente non vedo il problema. Il Comune voleva regolamentare l’uso del piazzale – cosa che peraltro si sarebbe dovuta fare da molti anni -, ha chiesto il parere della Soprintendenza ai fini della tutela dei beni storico-artistici-ambientali, la Soprintendenza lo ha dato e il responsabile di settore ha emesso la relativa ordinanza. Io sinceramente plaudo: finalmente si dice stop al parcheggio abusivo e ai piccoli privilegi, e il Comune incassa quello che è giusto incassare. Questo, beninteso, al di là delle opinioni sulla legittimità di affidare alle Soprintendenze poteri in materie come queste, ciò che però, com’è ovvio, non spetta ai Comuni stabilire. Così mi pare che stiano le cose. Ma se mi sbaglio “mi corriggerete”.
LAVORI PER LA SISTEMAZIONE DEL PAGLIA: SI FA POCO O BISOGNEREBBE FARE MEGLIO?
Caro Barbabella,
seguo attentamente le notizie su ciò che viene fatto per la salvaguardia dei sobborghi dalle esondazioni del Paglia; ma ho l’impressione che si faccia poco. Frequento la zona di Santa Letizia e mi pare che lì regni l’inquietudine.
Francesca L.
Sì, anche io l’ho pensato e l’ho detto tante volte: tutto troppo lento e faticoso; una sensazione di scarso coordinamento e soprattutto di poco piglio istituzionale. Eppure sarebbe sbagliato dire che non si è fatto già qualcosa di importante: oggi c’è almeno una visione della complessità dei problemi, c’è uno sforzo di raccordo tra i soggetti titolari di competenze, la progettazione generale a quanto se ne sa è a buon punto, la ripulitura dell’alveo è stata fatta, un primo blocco di interventi (sentieri e piantumazioni) è in fase di appalto per il progetto esecutivo proprio in questi giorni, un altro blocco (innalzamento della passerella e illuminazione della relativa area) risulta prossimo con la stessa procedura. L’area di Santa Letizia ha problemi di vario tipo trascurati anche in tempi recenti, ma credo che anche lì si provvederà in tempi finalmente umani. Infine, risulta impostata l’iniziativa del Contratto di fiume inserita in quella delle Aree interne. Come si vede, c’è movimento, direi tanta carne al fuoco. Però ripeto, continuo ad avere l’impressione di troppe lentezze rispetto alle urgenze e poco piglio rispetto alla guida dei processi sia di progettazione generale e di dettaglio che di organizzazione generale e specifica delle attività. Per cui mi pare che sarebbe utile che il Comune si dotasse di uno strumento di elaborazione strategica e di coordinamento delle iniziative, vista la complessità delle questioni che contemporaneamente devono essere affrontate, peraltro in tempi serrati. Questione delicata, me ne rendo ben conto, ma è su questioni come queste che si misurano capacità, coraggio ed efficienza di governo.
IL CONSIGLIO COMUNALE NON DIFENDE NEMMENO IL PRIMO ELEMENTARE INTERESSE DEL NOSTRO TERRITORIO, QUELLO DI ESSERE RAPPRESENTATI IN CONSIGLIO REGIONALE
Caro Leoni,
la scorsa settimana il Consiglio comunale ha approvato, con la sola astensione di Andrea Sacripanti, una mozione per chiedere che la prossima legge elettorale regionale preveda due collegi anziché uno solo. Non capisco a che serve una cosa del genere: un collegio solo emargina tutti i territori con scarsa popolazione come Orvieto, Gubbio, Castiglion del Lago, Gualdo, ecc.; due collegi come ci sono stati finora, con la riduzione dei consiglieri da 30 a 20, emarginano allo stesso modo. Tutto sarà in mano a pochi. Eppure un’alternativa c’era: la legge proposta dal Comune di Gubbio su iniziativa del coordinamento delle liste civiche dell’Umbria, come abbiamo letto nelle scorse settimane. In essa si prevedono, oltre a 10 eletti con il sistema proporzionale, anche 10 eletti in altrettanti collegi uninominali in cui sarà divisa la regione. E questo garantisce ad ogni territorio, compreso Orvieto, almeno un rappresentante. Ma nessuno dei consiglieri l’ha presa in considerazione, anzi, non l’hanno nemmeno nominata. L’iniziativa è stata del PD e tutti gli altri gli sono andati dietro, tranne Sacripanti. Che fine ha fatto SEL? Che fine ha fatto la Lista civica? Nessuno sa più difendere nemmeno gli interessi più elementari del nostro territorio? Ci affideremo a Sacripanti, nessun problema! Lei mi sa dire che cosa dobbiamo pensare?
Eugenio G
Caro Eugenio, a parte il fatto che non trovo niente di male nell’affidarsi a Sacripanti, bisogna tener conto che la proposta del comune di Gubbio (a mio avviso molto equa e razionale) contrasta con interessi e abitudini delle più popolose città dell’Umbria; e proprio in quei territori i partiti pescano (o sperano di pescare) il grosso dei voti. Lo spirito riformista, che pure sta agitando le acque della politica, trova ancora poche voci in Umbria; ma non bisogna disperare perché il clima sta cambiando; e non solo in senso meteorologico.
LA DIFFUSIONE DELL’IGNORANZA NEGLI AMBITI PUBBLICI È LA SPIA DEL NOSTRO DEGRADO
Caro Leoni,
noto da tempo, come sicuramente farà anche lei, una dilagante ignoranza linguistica, sintomo anche di un’ignoranza dei saperi, in tutti i luoghi in cui si svolgono le attività pubbliche, che per definizione hanno carattere formale: gli organi istituzionali, le trasmissioni radio e tv, perfino la scuola. Tralascio i social network, ma anche da quel lato viene un bel contributo al fenomeno. Ho l’impressione che sono sempre di meno quelli che lo notano e soprattutto quelli che se ne sentono infastiditi. Eppure anche questo aspetto indica il degrado del nostro sistema di vita. Io non penso che si tratti di sola forma: quando viene eletto un ignorante o quando viene dato un incarico ad un ignorante si fa del male a tutti. Lei che ne dice?
Alessandro P
Caro Alessandro, dico semplicemente che la legge di Gresham (la moneta cattiva scaccia quella buona) sembra valere anche per la cultura. Come si può arginare il fenomeno? Secondo me le persone istruite dovrebbero essere più severe nei confronti delle persone che, pur avendo avuto o avendo l’opportunità di studiare, sguazzano nella loro ignoranza. Il fatto è che la persona istruita, vedendosi in molti contesti non apprezzata, può perdere il rispetto di se stessa e cadere in quel peccato mortale che è il rispetto umano, cioè l’eccessivo timore dei giudizi e delle opinioni altrui.
La rivitalizzazione del centro storico di Orvieto. Un obiettivo difficile
di Pier Luigi Leoni
Il recente esperimento di pedonalizzazione di Piazza del Popolo ha diviso l’opinione pubblica orvietana. C’è chi, per partito preso, applaude o fischia ogni novità introdotta dalla nuova amministrazione. Ma c’è pure chi, indipendentemente dalle fazioni politiche, sogna una città senza automobili, o quasi, oppure ne ha paura, come i commercianti. Bisogna prendere atto che quello che chiamiamo centro storico di Orvieto è propriamente un piccolo acrocoro di altopiano (il dizionario d’ortografia e di pronunzia dell’ERI consiglia di pronunciare acrocòro) sul quale è insediato un centro urbano prevalentemente storico. Della situazione orografica bisogna tener conto, perché essa comporta il superamento di una barriera per accedere alla vecchia città. La salita al centro, sia cogli automezzi pubblici che con quelli privati, per non parlare di ciclisti e pedoni, comporta un incomodo da qualsiasi parte si acceda. Tutto questo per dire che la pedonalizzazione del centro storico ha un senso se essa è funzionale alla sua rivitalizzazione, e che per la rivitalizzazione non basta la pedonalizzazione, ma è necessaria una programmazione pubblica che deve superare una difficoltà in più rispetto a molte altre città storiche. La posizione della città sulle grandi linee di comunicazione è vantaggiosissima, ma ciò vale soprattutto per le brevi soste del turismo di massa, e sempre che l’ascesa in città degli autobus sia favorita. Due stupefacenti monumenti architettonici, il Duomo e il Pozzo di San Patrizio, sono imperdibili per ogni persona che viva o circoli in Italia; ma alla gente comune basta visitarli sporadicamente e velocemente. Gli altri monumenti hanno poco di stupefacente rispetto a ciò che si trova in molte città d’arte italiane. Il quartiere medievale, molto rimaneggiato, è godibile solo da chi abbia una buona conoscenza della storia dell’architettura. Quindi, per rivitalizzare il centro storico, attirando residenti in giovane età e visitatori numerosi e non occasionali, Orvieto deve affrontare un surplus di difficoltà che può essere affrontato e superato solo con un surplus di immaginazione, di intelligenza e di coraggio. Il livello del dissidio attuale dimostra che non siamo ancora sulla strada giusta.