di Paolo Borrello
Nel prossimo mese di maggio anche in Umbria dovrebbero tenersi le elezioni per il rinnovo del consiglio regionale. O meglio le elezioni si terranno sicuramente, come in altre regioni, pur se il fatto che l’attuale consiglio non ha ancora approvato la nuova legge elettorale potrebbe indurre qualche osservatore esterno, che non segue molto le vicende della politica italiana, a pensare il contrario. Partiti e movimenti, nonostante non si sappia ancora quale sarà la nuova legge elettorale, sono da tempo in grande agitazione, in primo luogo per le candidature da presentare, in secondo luogo per individuare le iniziative più opportune, quali esse siano, per garantire loro i consensi a cui ambiscono, e in terzo luogo, forse, per formulare dei programmi in grado di affrontare i principali problemi dell’Umbria.
La vicenda della nuova legge elettorale è abbastanza emblematica della confusione che regna all’interno del sistema politico umbro, anche se occorre riconoscere che in questo caso le indecisioni e le lungaggini sono da attribuire essenzialmente al Pd.
Comunque anche negli altri partiti c’è confusione e anche parecchia.
Va detto che uno dei motivi alla base della confusione riguardo alla legge elettorale deriva da una scelta giusta, la scelta del consiglio regionale ancora in funzione di ridurre il numero dei consiglieri da 30 a 20, un numero certo più adeguato per una regione dalle limitate dimensioni come l’Umbria.
Tale scelta, di cui al momento mi sfugge quali furono gli artefici e per la quale non riesco a capire come si è riusciti ad approvarla, in quanto riduce il numero delle “poltrone” a disposizione, appunto ha determinato dei problemi non piccoli alle varie componenti del sistema politico umbro, perché è diminuito, in misura considerevole, il numero dei consiglieri e sono aumentate le difficoltà per i singoli personaggi politici di essere eletti.
E questa scelta è stata, oggettivamente, uno dei motivi che ha reso necessario modificare la legge elettorale vigente, a turno unico, con due collegi elettorali, corrispondenti alle due province, quella di Perugia e quella di Terni, e con la presenza del “cosiddetto” listino”, alcuni candidati cioè senza sottoporsi al giudizio degli elettori venivano automaticamente eletti se la propria coalizione vinceva.
Unanimità circa la necessità di abolire il “listino”, anche se, non per mancanza di fiducia, io aspetterei di leggere il testo definitivo della nuova legge elettorale, sempre che si arrivi ad approvare una nuova legge elettorale ovviamente, per concludere che il “listino” è stato eliminato, quanto meno completamente (si parla della possibilità che alla coalizione vincente sarebbe garantita l’elezione di rappresentanti di un paio di piccoli partiti o movimenti indipendentemente da voti ottenuti dalle loro liste e uno di questi dovrebbe essere il Psi e l’altro Sel, ovviamente se vince il centrosinistra).
Unanimità, nel Pd, per la scelta di mantenere il turno unico, scelta che oggettivamente favorisce la vittoria del candidato del centrosinistra (tanto per intenderci se in occasione delle elezioni comunali svoltesi a Perugia nel 2014 ci fosse stato il turno unico difficilmente avrebbe vinto il candidato del centrodestra) e contrarietà, per lo stesso motivo, del centrodestra, relativamente appunto al turno unico.
Quasi unanimità nel Pd per la scelta di un unico collegio, e non di due, che oggettivamente favorisce i candidati della provincia di Perugia, più grande di quella di Terni (di fatto nel Pd a favore del doppio collegio erano e sono a favore solo gli esponenti della provincia di Terni che però sono andati in minoranza proprio perché sono una minoranza). La maggior parte degli esponenti del centrodestra sono a favore del doppio collegio, ma solo per creare un problema al Pd.
Premio di maggioranza alla coalizione vincente, se non raggiunge la maggioranza dei voti espressi, ma presenza di differenti opinioni, sia nel centrosinistra che nel centrodestra, sulla “soglia”, sulla percentuale di voti cioè, che consente di ottenere il premio di maggioranza (il 40%?), anche perché soprattutto su questo aspetto della nuova legge elettorale sono stati manifestati dubbi sulla sua costituzionalità.
Opinioni diverse anche su altri aspetti della nuova legge elettorale, anche se meno importanti di quelli citati.
Queste diversità di opinioni, ripeto soprattutto manifestatesi nel Pd, anche se alla fine sembra esserci una proposta definitiva di questo partito, ma che non convince tutti gli attuali suoi consiglieri regionali, la necessità che fossero ascoltati, nella commissione consiliare che esamina i progetti esaminati, sia costituzionalisti che rappresentanti delle amministrazioni comunali e di comitati vari, hanno fino ad ora impedito al consiglio regionale di approvare una nuova legge elettorale (probabilmente poi per evitare problemi di costituzionalità si approveranno modifiche alla vecchia legge elettorale e non una nuova legge elettorale nettamente distinta dalla vecchia).
Un dubbio rimane ancora. Riusciranno i nostri eroi ad approvare, in tempo utile, la nuova legge elettorale. Ai posteri, come si dice in casi simili, o anche agli dei, l’ardua sentenza…
Se ancora non vi siete addormentati nel leggere quanto ho scritto fino ad ora, vi pregherei di leggere anche la parte conclusiva del post che riguarda le iniziative in corso, nei partiti e nei movimenti, soprattutto per definire le candidature.
Il centrosinistra, anche perché esponente della minoranza del Pd (in qualche regione doveva essere pur candidata senza problemi di primarie una rappresentante di quella componente del Pd e si è scelto ovviamente l’Umbria…), sarà candidata la presidente uscente Catiuscia Marini, dopo la possibilità, teorica, che è stata data anche ad altri di presentarsi alle primarie, cosa che non è avvenuta sia per il congruo numero di iscritti che avrebbero dovuto sottoscrivere candidature alternative sia perché il tempo a disposizione per raccogliere le firme era oggettivamente molto limitato. Quindi niente primarie.
Lotta a coltello nel Pd per scegliere i candidati a consigliere regionale, in quanto è stato deciso – sembra soprattutto per l’impegno profuso dal nuovo segretario regionale il renziano Giacomo Leoneli anche perché ambisce lui stesso a candidarsi -, che gran parte dei consiglieri uscenti non sarebbero stati ripresentati.
Ancora non si è visto il sangue scorrere, ma non è detto…
Particolarmente attivo, per una sua ricandidatura, nonostante che occorrerebbe una deroga allo statuto del partito che impedisce un terzo mandato, il presidente ternano del consiglio regionale Eros Brega, il quale però si accontenterebbe, altrimenti, di essere nominato assessore regionale esterno, nel caso in cui ovviamente vincesse il centrosinistra.
Il centrodestra non ha ancora scelto il proprio candidato. O meglio un candidato c’è, Claudio Ricci, sindaco di Assisi, sostenuto dal Ncd e da almeno una lista civica, oltre che da se stesso. Ma Forza Italia non intende appoggiare Ricci e aveva proposto delle primarie più o meno vere, a cui doveva partecipare anche Ricci, proprio per cercare di impedire la candidatura di Ricci. Ricci non è caduto nel tranello. E più che probabilmente le primarie non ci saranno, ci saranno due candidati del centrodestra (qualche osservatore malevolo sostiene che in seguito a questa sua candidatura a Ricci il centrosinistra ha garantito già un assessorato), non si sa se un esponente di partito o un esponente della cosiddetta società civile.
Risultato di questa situazione, quasi sicura vittoria della Marini, anche se si ipotizza la presentazione, nel centrosinistra, di qualche lista civica, del tutto autonoma, che farebbe perdere voti alla coalizione di centrosinistra. Ma, a parte che non è detto che si presentino tali liste civiche, è più che probabile che ottengano un risultato elettorale del tutto insoddisfacente perché, eventualmente, inadeguatamente preparate.
Il movimento 5 stelle, i grillini insomma, ha svolto un’elezione on line per scegliere 21 candidati, 20 per i consiglio regionale più il candidato alla presidenza della giunta. La prima degli eletti è stata una sconosciuta insegnante di Perugia che non ha raggiunto i 200 voti…Tutto ciò è il presagio di un “flop” della lista grillina, come del resto avvenuto recentemente in Emilia.
La cosiddetta sinistra alternativa (ma alternativa a che poi?) si dovrebbe scomporre in due liste: Sel e altri, compreso qualche fuoriuscito da Rifondazione, che faranno parte della coalizione di centrosinistra, e Rifondazione comunista più altri che si presenterebbero autonomamente. Risultato, la prima lista dovrebbe avere una rappresentanza in consiglio regionale, considerando anche qualche “aiutino” previsto dalla nuova legge elettorale, e la seconda probabilmente no.
E i socialisti? Per ora tramano nell’ombra. Forse dovrebbero essere rappresentati in consiglio regionale, grazie allo stesso “aiutino” che agevolerebbe Sel.
Qualche lettore che è giunto, eroicamente, a leggere il mio post fino a questo punto, potrebbe legittimamente porsi una domanda.
Ma i progetti concreti delle varie liste per risolvere i problemi più importanti dell’Umbria? C’è tempo, c’è tempo…
Forse dovremmo attendere che si costituiscano le cosiddette macroregioni affinché i problemi umbri siano affrontati nel modo migliore. Infatti le prossime potrebbero, ma non è detto, essere le ultime elezioni per il consiglio regionale dell’Umbria.
Anche in questo caso, ai posteri…