Riceviamo da Italia Nostra Orvieto e pubblichiamo.
La risposta irritata del Dott. Concina alla risentita nota degli Amici della Terra, che tanta fiducia avevano riposto nella passata amministrazione, sicuri di aver scorto qualche sostanza dietro i modi urbani, forse un po’ affettati, dell’ex sindaco, ci porta ancora una volta al problema culturale della politica ambientalista del Comune di Orvieto, tesa alla promozione e rivalorizzazione di un territorio, dalla gestione dell’ingombrante presenza di una discarica, che si sta mangiando un calanco dopo l’altro; alla convivenza col Fiume Paglia, diventato un problema da quando si è smesso di consideralo per quello che è: un fiume a regime torrentizio con periodiche e ricorrenti esondazioni, e alla presa d’atto dell’irreversibile sconvolgimento subito dalla piana alluvionale, dovuto alle estrazioni ricorrenti di ghiaia e sabbia rimpiazzate sovente con materiale argilloso impermeabile, che ne hanno modificato l’ecosistema trasformandola in una sorta di ‘risaia’ da sudest asiatico, con pozze e acquitrini chiamati ‘laghetti’.
Certo, come scrive il Dott. Concina, Orvieto sta scontando le scelte sconsiderate di passate amministrazioni – la discarica, le cave, la cementificazione di aree a ridosso e sotto il livello del fiume, … – ma è pur vero che durante la campagna elettorale di cinque anni fa lui andava in giro promettendo ‘novità’ e un cambiamento di indirizzo, perfino nella politica a mitigazione dell’impatto ambientale, a tutela del patrimonio e dei beni ambientali. Stessa cosa ha fatto, più recentemente, l’attuale sindaco Giuseppe Germani, che addirittura si è tenuto la delega all’ambiente. Entrambi, presi dalle pretese ‘novità’ delle rispettive politiche, si sono dimenticati, in sede di dibattimento di fronte al TAR dell’Umbria, di nominare periti di parte per confermare la presenza di aree boscate nel terzo calanco, così come sostenuto dagli Amici della Terra; si sono dimenticati di produrre osservazioni tese a contrastare l’interesse di aziende private per l’ampliamento della discarica.
Ci auguriamo che il sindaco Germani sia più sollecito nell’appellarsi di fronte al Consiglio di Stato. Sul fiume Paglia le cose non sembrano essere diverse. Ci si sta affannando intorno a qualche poltrona, c’è addirittura chi rinuncia, pur di non far avvicinare altri, limitando, ancora una volta, il problema all’orticello orvietano e, a proposito di orticelli, nessuno ha detto nulla sulle tante baracche e baracchette, forse abusive, rispuntate come funghi dopo l’alluvione … probabilmente rientrano negli interessi privati delle associazioni private che si scalmanano per controllare i progetti…Italia Nostra – Orvieto sostiene la delocalizzazione delle attività commerciali e dello stadio De Martino. Sostiene anche la necessità di definire un Parco Naturale del Fiume Paglia all’interno del quale sia impedita qualsiasi azione di estrazione del sedime o di taglio incontrollato degli alberi, e dove sia favorita l’ordinaria manutenzione dell’alveo e delle aree soggette alle esondazioni. Come da altri detto, più che il fiume dovrebbe essere arginata la speculazione e Italia Nostra – Orvieto, prima a rendersi disponibile nei duri giorni dell’alluvione verso l’Amministrazione e chiunque lo abbia richiesto, è pronta ancora una volta a fare la parte che le compete. Lo statuto dell’associazione non potrebbe essere più chiaro: “Art. 1. L’Associazione Italia Nostra, costituita il 29 ottobre 1955 e riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica 22 agosto 1958, Nr. 1111, ha lo scopo di concorrere alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione”.