di Maria Virginia Cinti
Se tutti gli uomini guardassero “le clarite, preciose et belle”, se tutti gli uomini si sentissero facenti parte di un miracolo solo per essere nati, se tutti gli uomini amassero e rispettassero i propri simili, e le creature della terra che con loro condividono il pianeta, allora quel canto prenderebbe Voce e come musica si espanderebbe nel tempo e nello spazio , nei cuori e nelle menti.
Cosa può fare, cosa può dire ognuno di noi con un minimo di autorevolezza per essere un’ onda che raccoglie unanimi consensi capaci di modificare e migliorare la convivenza dei popoli.
Ognuno di noi può fare molto, ma bisogna essere in tanti fino a diventare una catena umana .
Per fare questo è necessario ripartire, rinascere, uscire dal guscio rinsecchito e semichiuso,”che dall’ultimo orizzonte il guardo esclude”,ma l’occhio interiore può vedere lontano e capire la bellezza della bellezza.
Bisogna riscrivere una nuova antropologia, guardare l’inizio per vedere la fine e capire cosa c’è nel mezzo, ritrovare il legame tra l’uomo e il creato.
Nel mezzo c’è la Vita di ognuno di noi che sempre può cambiare, ma noi non vogliamo guardare, è più comodo non guardare indietro a stili di vita sbagliati.
Alziamo lo sguardo sulla Cappella Sistina con il coinvolgimento di tutti i sensi, accorciamo la distanza tra il visibile e l’invisibile, lì troviamo l’uomo che attraversa tutte le epoche, troviamo il prima, il durante, il dopo, quale moto umano deve aver sentito Michelangelo , quante vite ha vissuto in una vita sola.
Ripensiamo a San Francesco, il grande rivoluzionario dell’animo umano tenace nel suo progetto, calamita per tanti uomini , la sua forza rivolta al bene, a curare le ingiustizie, ha scritto le pagine più belle della vita, queste sono rimaste vive nel tempo, proviamo a sentirle dentro di noi, se guardiamo le nuvole e il loro movimento potremmo rileggerle.
Noi non le vediamo perché il nostro quotidiano è immerso nella metastasi della iniquità umana, nel sonno profondo della sensibilità, nella anestesia della solidarietà, nel modellare, nell’ assoggettare la natura al nostro volere, nella mancanza di rispetto per l’altro che è più debole.
Ma dov’è più l’uomo giusto? Pochi uomini hanno la luce in mano nel loro cammino, questa appartiene a coloro che vanno e rischiano la vita per curare i malati di ebola, i missionari, i cooperanti delle Ong, che non si svegliano la mattina per leggere se lo spread si è alzato o abbassato, per sapere quanti bond verranno acquistati e quanta liquidità da immettere sul mercato.
Soldi, soldi, potere potere, benessere sempre più alto rubato a chi ne ha sempre di meno, la diseguaglianza è il vero cancro del nostro tempo si autoalimenta insensibile a qualsiasi chemioterapico.
I bisogni crescono, i desideri si smorzano con l’avere sempre di più, rimangono solo i sogni dei poveri che a volte si avverano.
Alla fine tutti avremo lo stesso vestito.
La terra esercita una attrazione sulla luna , la luna guarda la terra.
La luna si è formata più di quattro miliardi di anni fa per l’impatto del nostro pianeta con un grande oggetto celeste e ne ha staccato un pezzo.
I frammenti e la polvere combinando tra loro le due forze hanno dato vita alla nostra terra.
Il mondo oggi ha due forze di rotazione opposte da ogni parte sta un po’ di ragione.
Il pensiero di San Francesco è oggi più attuale che mai.
Beati quelli che sosterranno la pace, che getteranno dei ponti e avranno rispetto per le altre culture, che sapranno ascoltare, e che faranno della conoscenza motivo di sapienza.
Laudato si o mi Signore per sorella acqua la quale è multo utile pretiosa et casta .
L’acqua la fonte della vita ,immenso il suo significato e valore,che vogliamo ammetterlo o no, siamo alla fine di un ciclo, abbiamo esaurito le nostre risorse anche per le generazioni a venire, il nostro egoismo si riverserà su di loro, non erano così i nostri nonni o bisnonni dopo la guerra,i nostri nonni morivano sazi della vita, oggi si muore stanchi della vita, la vita oggi non è vissuta secondo il motto “ festina lente” –affrettati lentamente- ma viviamo sempre di corsa e non riusciamo più ad assaporarla.
Stiamo attraversando il periodo più carico di Nichilismo, sta crollando tutto il sistema di valori e la cosa grave è che no ne sta emergendo un altro, viviamo in un limbo che ci trova orfani, i nostri riferimenti son crollati e no ne vengono di nuovi, la rassegnazione ci divora.
Grandi promesse ci aveva fatto Dio se riuscivamo a mantenere le nostre promesse, ma non le abbiamo mantenute, e allora gli Dei ci abbandonano, e ci assale la demotivazione,
Guardiamo gli alberi che lasciano andare le loro foglie, muoiono per dare nuova vita , così noi se vogliamo salvarci e salvare i nostri figli affinché vedano un cielo più buio per vedere le stesse stelle , senza l’inquinamento luminoso che tutto nasconde, se vogliamo che respirino una aria meno malata , dobbiamo alzare le vele cambiare la rotta e puntare verso la luce ,rompere gli iceberg del nostro individualismo far sciogliere i ghiacciai dei nostri cuori ancor prima dell’inevitabile riscaldamento del pianeta già in atto.
Per fare tutto questo auguriamoci di avere a che fare con persone pensanti che abbiano a cuore il bene comune, basta con il rubare per rendere più poveri gli altri fino a portarli al suicidio, si perché molti si uccidono afflitti dalla disperazione perché altri uomini con il loro comportamento depredano la collettività.
Ma è così difficile guardare la bellezza di ciò che ci circonda e darci la mano come in un grande cerchio da una estremità all’altra della terra .
E’ così bella la terra vista dallo spazio , pulisce lo sguardo sulla vita e aiuta a capirla.
Perché secondo voi il Presidente Giorgio Napolitano si è emozionato parlando con l’astronauta Cristoforetti dallo spazio?
Io provo a dire che si è emozionato perché ha richiamato a sé, il tempo vissuto, gli anni, le esperienze, ha visto come in un feed- back la condizione umana , le sue azioni , la precarietà della nostra esistenza, la cattiveria e la sopraffazione dell’uomo, e andando con il pensiero agli interminati spazi ,sovrumani silenzi, e profondissima quiete e “ mi sovvien l’eterno e le morti stagioni” e forse anche per lui “ il naufragar gli sarà sembrato dolce in quel mare”.