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Home Secondarie

IL GREMBO DELLA DONNA È LA PRIMA SCUOLA DOVE SI INSEGNA E SI PRATICA LA COMUNICAZIONE

Redazione by Redazione
27 Gennaio 2015
in Secondarie, Archivio notizie
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tuzia Vescovodi Santina Muzi

Il 24 gennaio, ricorrenza di San Francesco di Sales protettore dei giornalisti e degli operatori della comunicazione, il vescovo di Orvieto, Mons. Benedetto Tuzia, ha invitato la stampa presso il Palazzo vescovile di Piazza Duomo ad Orvieto per un incontro cui ha partecipato anche il direttore della Radio Vaticana Massimo Milone che ha parlato del nuovo stile comunicativo instaurato da papa Francesco.

Nell’incontro odierno, tramite il vescovo, papa Francesco ha invitato giornalisti e operatori dell’informazione a riflettere sulla visita di Maria alla cugina Elisabetta incinta del Battista, su quel sussulto dei grembi, sul linguaggio del corpo che consentì la comunicazione intima, profonda tra i due bambini, tra il grembo e i due bambini, tra il grembo e il bambino ospitato. Comunicazione a più livelli.

<<Papa Francesco– ha detto il vescovo – ha voluto questa riflessione per la giornata della comunicazione. È come dire che il grembo della donna è la prima scuola dove si insegna e si pratica la comunicazione. Una comunicazione fatta di ascolto, di contatto corporeo, di contatto con il mondo esterno, sempre partendo dal ritmo del battito del cuore della mamma. É un’intuizione di papa Francesco molto forte e molto bella. Uscendo da quel grembo il bambino entra nel grembo della famiglia che è composta di persone diverse. Nel grembo della famiglia impara non solo a comunicare con il linguaggio verbale, impara anche tutto quel linguaggio che è fatto di comportamenti, di perdono, di rispetto dell’altro….>>

E a proposito della funzione della comunicazione da parte dei giornalisti, il vescovo ha citato una frase di Paolo VI: “Voi siete i mediatori tra la verità e la pubblica opinione. Voi siete in mezzo tra la verità e il pensiero della gente. Il vostro servizio è quello di trasfondere, trasferire la verità nell’opinione pubblica”.

La scelta di papa Bergoglio

La forza del linguaggio del corpo, dei gesti, delle metafore… la ritroviamo sorprendentemente anche nell’attuale Pontefice.

“Ricordati dei poveri!” gli era stato sussurrato da un amico porporato non appena dal Conclave era balenata la certezza della sua nomina a Papa. E sicuramente questo pensiero da tempo costituiva per Bergoglio un input fisso se come ideale aveva il Poverello d’Assisi.

“Ripara la mia Chiesa!” aveva chiesto Gesù. E Francesco si era adoperato per aggiustare il tetto di San Damiano. Ci volle un secondo invito: “Ripara la mia Chiesa!” prima che Francesco comprendesse il vero senso della richiesta. Ed allora fu rivoluzione. Rivoluzione pacifica sì, che però dette inizio ad un nuovo percorso. L’attuale Papa, che volutamente ha assunto il nome di Francesco, già con la sola scelta ha confermato le sue intenzioni. In un’ epoca di profonda crisi e di assenza totale di una vera leadership a livello sia nazionale che mondiale è voluto ripartire da Assisi e da San Francesco per dare una svolta alla Chiesa cattolica, una Chiesa dai cuori infreddoloiti”, come Lui la definisce. Felice è anche la scelta di Santa Marta perché, in piena libertà e senza intermediazioni, attraverso le sue omelie, papa Bergoglio mantiene il contatto diretto con la gente che ne comprende il linguaggio semplice e le metafore che rendono ancor più immediata la comunicazione.

Come relaziona Massimo Milone appare grande la forza comunicativa e in particolare la fisicità nella comunicazione di papa Francesco che fin dal primo momento la sera della elezione irrompe in maniera rivoluzionaria con quel gesto di abbassare il capo mentre chiede alla piazza e al mondo di pregare per Lui. Gesto rivoluzionario, parole impreviste che nessuno mai prima di Lui aveva osato, quasi nel timore di interferire nella sacralità della liturgia.

<< Lui salta qualsiasi corpo intermedio nella comunicazione che si mette tra Lui e il popolo di Dio e da due anni sarà una dimensione comunicativa diretta. La possibilità di comunicare direttamente si vede da questi due anni di gesti, di parole, di fisicità, di colloquio diretto… fino ad arrivare a quella giornata clou di ritorno dalla Filippine…

C’è stata sempre nei Papi un’empatia comunicativa che ha raggiunto milioni e milioni di persone. Riflettere sulla comunicazione dei Papi significa anche riflettere sulle dinamiche sociali, La comunicazione dei Papi non è mai asettica, è un discorso di portata universale, con lo sguardo alle complessità e alle differenze del mondo. In un mondo che cambia anche la forza delle parole cambia, basta pensare a internet e agli attuali sistemi informativi. Il mondo è cambiato come è cambiata la forza della parole. Non finiamo di parlare che, grazie alla tecnologia, le nostre parole sono già state diffuse e rese note. Papa Francesco è un Papa che parla per metafore e per esempi per raccontare la buona novella del Vangelo 2000 anni dopo… Usa le metafore per parlare della complessità del Vangelo in una società in cerca di identità…>>

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