Il PD, e quello di Orvieto non fa eccezione, è un partito autoimmunizzante. Tende cioè a produrre una quantità industriale di “leucociti” ben superiore a quella necessaria a neutralizzare i suoi avversari naturali procurandosi così, di conseguenza, anche seri danni al proprio organismo.
La recenti esternazioni pubbliche dei suoi dirigenti locali in merito ad alcune questioni importanti che sono sul tavolo del governo della città contengono riflessioni condivisibili nella sostanza, ma assai discutibili per la forma e le insinuazioni con le quali sono state rappresentate.
L’impressione che se ne ricava è quella di un partito che, impropriamente, si rappresenta come fosse tornato in solitario alla guida politica e amministrativa della città, tanto da rappresentare come racchiuse in se stesso le contrapposizioni e lo scontro più ampio che invece attiene a tutte le forze politiche presenti in Consiglio comunale nella misura e proporzione recentemente decisa dagli elettori.
Vale la pena ricordare che a maggio del 2014 soltanto un quarto degli elettori orvietani hanno rinnovato la loro fiducia al Partito Democratico e che lo stesso concorre alla attuale maggioranza con un peso poco superiore alla metà dei numeri necessari.
Sarebbe auspicabile che in ragione di questa realtà di fatto tutti comprendessero che le decisioni dell’Amministrazione Germani passano attraverso un processo formativo che non è frutto di un esclusivo confronto interno al PD, ma piuttosto la sintesi di un confronto quotidiano che si svolge nelle Istituzioni cittadine tra coloro che rappresentano l’elettorato da cui hanno ricevuto un mandato e ciò attraverso il costante contributo e partecipazione dei cittadini, sia che essa si esprima singolarmente o in forma organizzata.
Questo è il quadro politico nel quale si muove l’Amministrazione comunale sotto la guida del Sindaco e del suo Programma e all’interno del quale si fanno le scelte e si prendono le decisioni.