di Amici della Terra Orvieto
Nelle ultime due elezioni amministrative, quelle del 2009 e del 2014, i candidati a sindaco hanno basato gran parte della campagna elettorale sulla discarica con slogan che tutti ricordiamo: “No all’ampliamento della discarica”. “No al terzo calanco”. “Non si farà il terzo calanco”… Queste stesse parole vengono ripetute in questi giorni dal sindaco Germani, da vari amministratori ed esponenti politici, persino l’assessore Rometti è intervenuto con una sua ricetta affermando che “non ci sono assolutamente esigenze di ampliamento e tantomeno ve ne sono per lo sfruttamento di un terzo calanco” basta portare i rifiuti fuori regione, naturalmente facendo pagare i cittadini umbri. Da anni gli orvietani hanno votato per partiti e amministratori incapaci, irresponsabili e demagoghi che hanno sperperato lo spazio della discarica, che a parole hanno detto basta con la discarica ma senza fare atti e senza aver predisposto soluzioni alternative. Così facendo, candidano la città di Orvieto a pattumiera dell’Umbria e ci fanno pagare un prezzo altissimo (anche in termini di tariffa di rifiuti) per la loro inettitudine. Per evitare che i lettori non credano alle nostre parole, spiegheremo più in dettaglio i nostri commenti.
Partiamo dalla sentenza del TAR Umbria di questi giorni che accoglie il ricorso della società di gestione della discarica, ritenendo che nel terzo calanco non c’è bosco, annullando, di conseguenza, la delibera del comune che classificava tale area zona agricola e non disponibile per una nuova discarica. Leggendo la sentenza, che appare errate e illogica in molte parti, ci si accorge però che la passata e l’attuale amministrazione, proprio in sede giudiziaria, si sono dimenticati di produrre atti volti ad argomentare e sostenere le proprie ragioni. Ci risulta che la passata amministrazione non abbia nominato un perito di parte per sostenere la presenza del bosco all’interno del terzo calanco né tantomeno l’attuale sindaco abbia prodotto osservazioni a seguito della verificazione fatta dal perito di parte nominato dal tribunale. Queste leggerezze e superficialità si pagano a caro prezzo perdendo i ricorsi; per vincerli servono atti e non chiacchiere, le dichiarazioni sui giornali hanno ben poco conto, sono solo propaganda politica.
Come associazione non ricorreremo in Consiglio di Stato sia per questioni economiche sia perché, senza la partecipazione attiva dell’amministrazione, è una battaglia già persa. Chiederemo delucidazioni al sindaco Germani sul perché non abbia sostenuto, concretamente, una battaglia così importante per il futuro del territorio in sede giudiziaria, ma soltanto in sede di elezioni. D’altra parte era stato proprio lui ad approvare la variante per l’ampliamento del “terzo calanco” nel lontano 2004 quando era assessore all’urbanistica. Se ha cambiato idea è il momento di dimostrarlo con i fatti.