di Roberto Minervini Segreteria del PD di Orvieto
Secondo la definizione data dal 2º World Water Forum, il Contratto di Fiume permette “di adottare un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale intervengono in modo paritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale“. Ed ancora ” I contratti francesi richiamano gli accordi ambientali a carattere volontario non aventi natura vincolante e si basano su un livello di concertazione tra enti e tra livelli di pianificazione e programmazione molto forte e su un coinvolgimento delle comunità locali principalmente legato alle fasi informativa e consultiva.” Questo in sintesi, ma mi sembra con una certa chiarezza, sono i Contratti di Fiume. Ora vorrei aggiungere, a beneficio dei molti interessati e credo anche degli amministratori pubblici, che il Contratto di Fiume si suole suddividere, per essere attuato, in diversi livelli organizzativi di cui i principali sono:
– l’Assemblea del Contratto di Fiume quale organo di confronto di idee, di proposte e di informazione fra tutti i soggetti a qualsiasi titolo interessati al fiume. In questa assemblea sono presenti tutti, dagli enti pubblici, alle associazioni, ai singoli cittadini e costituisce l’organo in cui ci si confronta (o ci si azzuffa, a seconda del livello di maturità generale dei partecipanti) per decidere cosa si vuole fare o non fare non solo lungo il corso del fiume, ma anche nell’ambito territoriale dei comuni che il fiume attraversa. Vorrei sottolineare che è quindi nell’Assemblea di Fiume (o di Bacino) che si decidono le cose e non sempre con la logica della maggioranza (una testa un voto), ma in quella della logica dell’equilibrio e del buonsenso a cui devono poi far ricorso le amministrazioni e la politica che, per ruolo istituzionale o per delega, restano sempre e comunque gli organi decisionali ed attuatori delle scelte e delle proposte dell’Assemblea.
– La Cabina di Regia è un altro organo del Contratto di Fiume nel quale devono essere presenti i soggetti attuatori delle proposte dell’assemblea, quindi ne possono fare parte i Comuni ed altri enti pubblici locali, i Consorzi di Bonifica, le Associazioni di categoria (ad esempio Confindustria, Coldiretti, Confagricoltura, ecc) ed altri soggetti che hanno ruolo sul bacino e dintorni. La Cabina di Regia non va però scambiata per la “Camera dei bottoni”, alcuni tipi di associazioni infatti come il CISA (Comitato Interregionale per la Salvaguardia dell’Alfina, di cui faccio parte) o Accademia Kronos ( Associazione ambientalista nazionale riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente di cui sono il responsabile scientifico) o associazioni più blasonate come il WWF o Italia Nostra, ecc, secondo il mio modesto parere, non hanno alcun motivo di entrare a far parte della Cabina di Regia. D’altro canto, se fosse altrimenti, l’Assemblea di Fiume si trasformerebbe nella Cabina di Regia. Il concetto che deve passare è che la Cabina di Regia ha l’onere di reperire i fondi, organizzare gli intereventi secondo le modalità previste, lanciare i bandi per gli interventi, controllare il regolare sviluppo degli iter, ecc. Insomma deve svolgere tutti quei compiti che spettano agli enti che hanno al loro interno gli strumenti per attuare o far attuare, secondo le regole previste, gli intereventi proposti dall’Assemblea di Fiume.
Il Comitato Tecnico-Scientifico è invece un organo consultivo al servizio, dell’Assemblea e della Cabina di
Regia, e ne fanno parte tecnici di nota esperienza che si esprimono, con pareri di fattibilità e proposte, sugli interventi sia richiesti dall’Assemblea che da presentare all’Assemblea stessa.
Questa, in breve sintesi ed in essenzialità, per cercare di essere più chiari, il mio tentativo di spiegare come si compone un Contratto di Fiume che è cosa semplice nella logica degli intenti, ma difficile in quella delle attuazioni e vedo già molta animosità attorno a questa nuova maniera di pianificare il nostro futuro. Forse perché si pensa che questo sia un treno su cui salire in corsa, invece è un treno che va aspettato alla stazione (l’Assemblea) per riempirlo di contenuti e poi seguirlo per fare in modo che arrivi dove deve. Una logica nuova e auspicabile che, come tale, bisogna impedire che venga trascinata nella vischiosità di certa politica che ha fatto piccolo piccolo il nostro Paese.