Gianni Cardinali riperende una nota pubblicata da Filippo Belisario, che sostiene, come Fabrizio Cortoni e in contemporanea, l’opportunità di “spendere per delocalizzare gli insediamenti più a rischio”.
Cardinali riporta la valutazione di Belisario e scrive al sindaco Germani il suo commento. Che segue
Nota pubblicata da Filippo Belisario il 25 gennaio 2015
Sarà il caso di vedere meglio il dettaglio dei lavori. Ad un primo esame la logica di spendere valanghe di soldi pubblici facendo altri errori per rimediare ad errori del passato sembra essere sempre più “pensiero unico”. E ancora opere pubbliche, e appalti, e giro di soldi, e amici degli amici che lavorano, e PIL che cresce per la gioia di tutti, e qualità della vita che viene meno. E mai nessuno che abbia il coraggio di immaginare forme alternative di sovvenzioni, magari da spendere per delocalizzare gli insediamenti più a rischio.
Se combiniamo questo allucinante elenco di opere con l’idea di tagliare le fasce di vegetazione ripariale e tutti gli altri eufemistici “miglioramenti”, “adeguamenti”, “sistemazioni”, “valorizzazioni” ecc, ecc. la visione futura del fiume che ne scaturisce è quella di un canale manipolato e sterilizzato. Altro che Parco del Paglia!
Mi viene in mente De André… “tutti gli artefici di un girotondo intorno al letto (è il caso di dirlo!!) di un moribondo”.
Lettera a Giuseppe Germani
Gentile Sig. Sindaco Giuseppe Germani
Così il geologo Filippo Belisario commentò il progetto di “mitigazione dei rischi” del fiume Paglia quando fu presentato dal Consorzio val di Paglia.
Sono andato in Comune per osservare nel dettaglio la proposta come si può grossolanamente leggere dalle righe rosse nell’immagine proposta.
Le righe rosse sono tutte arginature. Non voglio avere la presunzione di essere un grande esperto di fiumi e di loro dinamiche, ma un buon conoscitore, almeno cinquantennale, sicuramente sì.
Come già ho illustrato nella lettera che inviai al Sindaco Concina nel 2013 ed a Lei riproposta recentemente, la compromissione da interventi incomprensibili si è aggravata a causa della realizzazione della complanare. Se è vero, come ho sostenuto senza alcuna contestazione, che i danni più gravi sono stati determinati dal “fiume interno” e collaterale all’autostrada, formatosi da flussi di acqua provenienti dai sottopassi a monte del ponte dell’adunata e da quello determinato dall’effetto sbarramento del ponte (senza manutenzione) con accentuazione del fenomeno torrentizio che ha determinato i gravi danni nella zona di Santa Letizia, non potranno essere gli argini a mitigare il rischio.
In un’altra occasione simile, l’acqua, ancor meglio di prima (non c’era ancora la complanare) si riverserà in zona rotatoria per intenderci, scenderà verso Santa Letizia, rientrando dai sottopassi allagando dall’interno tutta la zona “depuratore”, protetta, si fa per dire, dall’argine.
Fabrizio Cortoni e Filippo Belisario, credo indipendentemente anche se contemporaneamente, propongono la delocalizzazione dei manufatti nei limiti del possibile.
Anche Massimo Luciani, associazione “IL GINEPRO” fa le stesse considerazioni proprio in questi giorni.
Se così fosse, con l’aiuto di Photoshop, ho immaginato cosa possa accadere se venisse asportato materiale sedimentario (da utilizzare per arginature necessarie) a monte ed a valle del ponte con rinforzo dello stesso..
Naturalmente tutti gli altri intoppi rimarrebbero pur con la mitigazione del rischio.
Il cosiddetto “laghetto da pesca” rimarrebbe al suo posto, anch’esso a fare da ostacolo al flusso delle acque.