di Franco Raimondo Barbabella
L’iniziativa di Andrea Sacripanti di presentare una mozione a sostegno della proposta di legge “Progetto dei Territori” costituisce insieme una mossa politica abile e una novità interessante nel panorama orvietano.
La proposta di legge elettorale “Progetto dei Territori”, elaborata dall’“Alleanza dei Territori” (che riunisce le liste civiche presenti in molte parti dell’Umbria) e formalmente deliberata e trasmessa al Consiglio regionale dal Comune di Gubbio, si distingue da quella che sta venendo avanti in Commissione statuto per due ragioni fondamentali: 1. Contesta la restrizione della democrazia, che tende ad essere concentrata nelle mani di pochi; 2. Contesta il nuovo centralismo, che si sta affermando anche in Umbria con la scelta del collegio elettorale unico, proponendo in alternativa 10 collegi con sistema uninominale maggioritario per assicurare ad ogni territorio almeno un rappresentante.
E la necessità di contestare l’una e l’altra impostazione, portate avanti con decisione dalle forze di maggioranza e non contrastate con lucidità e coraggio da quelle di minoranza, deriva dal fatto che esse si alimentano a vicenda e rischiano di produrre effetti molto negativi, sia generali che nei singoli territori, in particolare nel nostro.
Vediamo la cosa rapidamente più da vicino. In una fase come quella che viviamo e che vivremo nel prossimo futuro (crisi economica, scollamento sociale, riorganizzazione istituzionale, riforma dell’assetto regionale, ridefinizione dei ruoli territoriali), in cui sarebbe indispensabile un coinvolgimento coordinato di tutte le possibili energie in ogni parte della regione e dunque un allargamento degli spazi di democrazia anche in funzione di una progettualità fortemente innovativa e diffusa, si tende invece a restringere la cerchia delle classi dirigenti ed a rendere ancor più verticistici i processi decisionali. Chi ci rimetterà di più saranno i territori marginali, quello di Orvieto in particolare.
C’è stata una fase nel recente passato in cui si tentò di uscire da una storica marginalità ed in parte ci si riuscì (parlo del Progetto Orvieto), ma quella stagione di grande creatività e coraggio di sfide positive trovò i nemici annidati soprattutto dentro casa cosicché la reazione centralistica non tardò ad averla vinta. Le conseguenze le conosciamo: la perdita di uffici importanti e la diminuzione di ruolo istituzionale, economico e strategico. In una parola l’impoverimento. Oggi si rischia un ulteriore peggioramento. Ma si sappia che questa volta ne deriverà un avvitamento verso il peggio.
La legge elettorale a collegio unico, insieme alla diminuzione del numero dei consiglieri (da 30 a 20) significa esclusione di fatto dal prossimo consiglio regionale, dove si decideranno tutte le cose fondamentali che ci riguardano. Certo, non basta esser presenti, bisogna anche fare una politica lungimirante e decisa. Ma se non ci siamo accadrà che si dovrà andare a pietire ciò che serve con il cappello in mano: qualcosa si otterrà, ma sarà chiusa la prospettiva di un territorio fortemente caratterizzato che svolge un ruolo dinamico perché non solo ne ha le potenzialità ma perché le sa organizzare in un quadro che le favorisce.
Il consigliere Galanello finalmente è uscito allo scoperto ed ha anche lui dato un giudizio fortemente negativo sulla legge a collegio unico. Tardi, ma bene. Ora il consigliere Sacripanti ha preso la meritoria iniziativa della mozione in appoggio alla proposta “Progetto dei Territori”. Bene, anzi benissimo. Egli dimostra di aver ben compreso la portata della questione e si schiera con chi difende gli interessi di Orvieto. Peraltro lo fa a prescindere dalle appartenenze, dando priorità agli interessi del territorio. Lo ripeto, novità interessante che apre una pista.
Mi auguro che questa volta i gruppi di maggioranza, così distratti a dicembre da ignorare la proposta dei 10 collegi, tornino sui loro passi e votino compatti la mozione Sacripanti. Mi auguro anche che da qui parta tutta una nuova fase della politica orvietana che si caratterizzi per sapersi spingere oltre il livello facile delle lotte intestine e ritrovare finalmente intorno ad un coraggioso progetto politico di rilancio del territorio. Alternative non ci sono. E mi viene da chiedere: come si fa a non provare almeno un’angosciosa tristezza al solo pensiero di essere trattati come “clientes”, essendo cittadini di un territorio con la storia e le potenzialità del nostro!?