Un evento importante per la città di Orvieto che ha avuto l’onore di avere tra i suoi concittadini un grande del cinema, il maestro Alberto Lattuada. Nel centenario della sua nascita (1914-2005), infatti, la città di tufo dove trascorse gli ultimi anni della sua vita, gli dedica una mostra fotografica e una rassegna organizzata dal Gruppo FAI di Orvieto con il sostegno della Presidenza Regionale FAI Umbria, il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto e il riconoscimento della Direzione Generale per il Cinema del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
E per l’occasione anche la Cantina Cardèto, dove il figlio di Alberto Lattuada, Alessandro, è uno dei consiglieri, ha deciso di omaggiare il grande maestro del cinema con qualcosa di originale. Proprio per questo evento, infatti, la storica cooperativa vitivinicola orvietana ha elaborato una nuova etichetta per due dei suoi vini: un Bianco, il Grechetto Umbria Igp, e un Rosso, il Merlot Sangiovese Umbria Igp.
“Per noi – spiegano dalla Cantina – è un onore poter omaggiare e ricordare Alberto Lattuada che, come in molti sanno, è stato uno dei più grandi maestri del cinema italiano. Abbiamo sentito l’esigenza di dare il nostro piccolo contributo e abbiamo pensato di dedicargli un’etichetta speciale che verrà apposta su due nostri vini. Inoltre avere nel consiglio di amministrazione della cantina, il figlio di Alberto Lattuada, Alessandro, ci riempie di orgoglio”.
L’etichetta ripropone la foto, scattata dal grande fotografo Federico Patellani (1911-1977), scattata sul set del film La Lupa girato a Matera nel 1953 e diretto dal maestro Alberto Lattuada. Direttore della fotografia, Aldo Tonti (1910-1988).
Per quanto riguarda la mostra allestita presso Palazzo Coelli fino al 10 gennaio 2015, essa restituisce aspetti e momenti particolari della vita e dell’attività del famoso regista. Oltre settanta fotografie in bianco e nero, tratte dal suo archivio, consentono di riconoscerlo sul ‘set’ della sua esistenza pubblica e privata: nel contesto intimo della famiglia e al fianco dell’attrice Carla Del Poggio, la “moglie bambina” che sposò nel 1945; nella gestualità istantanea delle riprese, lui stesso instancabile protagonista della regia; nel mosaico degli incontri straordinari, della mondanità dei festival e dei premi cinematografici, della tensione risolta delle prime.
Molte anche le fotografie di scena, alcune delle quali si devono a grandi fotografi suoi collaboratori e amici, come Paola Foà Franci e Federico Patellani. Uno spazio speciale è riservato alla ricostruzione d’ambiente dello studio del maestro con immagini, documenti, libri e altri oggetti che gli erano cari, scelti dal figlio Alessandro.
La rassegna cinematografica in sei serate si svolgerà durante il periodo di apertura della mostra e vedrà l’intervento di ospiti illustri, testimoni e personaggi che con Lattuada hanno lavorato o lo hanno conosciuto. Saranno proiettate alcune tra le più significative pellicole selezionate da Guido Barlozzetti giornalista ed esperto di cinema, precedute da straordinari filmati documento tratti dalle Teche RAI.
“Sono veramente felice che si sia potuto realizzare questo progetto – ha commentato Alessandro Lattuada – e mio padre lo sarebbe stato altrettanto. Ovviamente questo è stato possibile grazie a diversi enti, a tanti amici che hanno attivato, come si usa dire oggi, parecchie “sinergie” coadiuvate da una fondamentale e motivata voglia di partecipare.
Non si tratta tanto di dare gloria o lustro, ma di ricordare una persona che ha dedicato buona parte della sua vita non ad un lavoro comune, ma quasi ad una “missione” artistica per alcuni aspetti viscerale e piena di passione, nel realizzare tanti film (e non solo quelli).
In questo contesto – ha aggiunto Lattuada – la Cantina Cardeto, di cui faccio parte, ha voluto dedicare due vini: uno bianco (Grechetto) ed uno rosso (Merlot Sangiovese) per il centenario della nascita di mio padre Alberto. Sull’etichetta c’è l’immagine, davvero”vintage”(1953) di lui ed il famoso direttore della fotografia Aldo Tonti, che lavorano a Matera sul set del film “La lupa”. Di tutto questo sono estremamente contento ed anche fiero con la consapevolezza che sarà un contributo per un bel ricordo”.
ALBERTO LATTUADA nasce a Milano il 13 novembre 1914 da Lina Bramati e da Felice, musicista e compositore (attivo anche nel cinema, scriverà fino al 1952 le colonne sonore dei film del figlio). Dopo il liceo con Alberto Mondadori, si laurea in architettura. A soli 28 anni ha già molto in attivo: ha contribuito a fondare la Cineteca Italiana con il primo nucleo milanese e due importanti riviste di cultura, “Camminare” e “Corrente”; ha pubblicato il libro di fotografie “Occhio quadrato” ed è stato aiuto di Mario Soldati nella regia di Piccolo mondo antico.
Il vero e impegnativo esordio lo segna Giacomo l’idealista (1943, prodotto dal trentaduenne Carlo Ponti), una rilettura cinematografica della letteratura (Emilio De Marchi, 1887), secondo la moda dell’epoca ma che diventa per lui occasione di stile personale. Profonda cultura figurativa e letteraria e grande talento visivo sono caratteri che emergono precocemente e a cui Lattuada dovrà la sua affermazione: riuscendo a formulare la ‘buona scrittura’ del cosiddetto “calligrafismo” attraverso l’obiettivo neorealista.
I suoi film, spesso ancora trasposizioni letterarie, si susseguono in rapida successione: Il bandito (1946, con Amedeo Nazzari e Anna Magnani)); Il delitto di Giovanni Episcopo (1947, con Aldo Fabrizi), Senza pietà (1948, interpretato da Carla Del Poggio, sua moglie dal 1945)); Il mulino del Po (1949); Luci del varietà (1951 co-diretto con Federico Fellini); Anna (1952, con Silvana Mangano); Il cappotto (1952, con Renato Rascel); La lupa (1953); La spiaggia (1954); Guendalina (1957); I dolci inganni (1960, con Catherine Spaak); Lettere di una novizia (1960), Mafioso (1962, con Alberto Sordi), Don Giovanni in Sicilia (1967), L’amica (1969), Venga a prendere il caffè da noi (1970, con Ugo Tognazzi); Sono stato io! (1973), Le farò da padre (1974), Cuore di cane (1976), Oh, Serafina! (1976), Così come sei (1978), La cicala (1980), Una spina nel cuore (1986). Per la televisione realizzò, tra l’altro, il kolossal Cristoforo Colombo (1985). La sua sensibilità per il fascino della bellezza femminile ha dato il successo a: Marina Berti, Carla Del Poggio (divenuta poi sua moglie),Valeria Moriconi, Jacqueline Sassard, Catherine Spaak, Dalila Di Lazzaro, Therese Ann Savoy, Nastassja Kinski, Clio Goldsmith, Barbara De Rossi.
Alberto Lattuada ha trascorso l’ultimo periodo della sua vita nella sua casa nella campagna di Orvieto, che aveva scoperto e iniziato ad amare alla fine degli anni ’60 grazie allo scrittore Luigi Malerba, amico e sceneggiatore di alcuni suoi film (Anna, Il Cappotto, La Lupa, La Spiaggia, Sono stato io!).
Qui è morto il 3 luglio 2005. Il suo cinema colto ed elegante ma in grado di interpretare i gusti del pubblico e i codici dello spettacolo di grande diffusione rappresenta una originale ed esemplare “sintesi tra la perizia colta e artigianale del modo di girare all’italiana e lo stile hollywoodiano”, ed è un importante lascito per la cultura contemporanea.