di Luisa Basili, Pirkko Peltonen, Vittorio Tarparelli, Anna Rita Mortini, Marco Moscetti. Firmatari del documento “Un buon partito per cambiare”.
Dissentire non è minare il terreno, non è mettere i bastoni tra le ruote, tanto meno inventare “lacci e lacciuoli” da cui “liberare” il partito come, con vago sapore berlusconiano, ha definito la dissidenza interna il segretario del PD Orvieto. Dissentire vuol dire non essere d’accordo, e motivarlo. Se ne discute, e si passa al voto.
Tanto per chiarire.
Lunedì sera, nella sede di Sferracavallo, il voto è stato sul “Progetto di struttura e riorganizzazione del PD di Orvieto” presentato dalla segreteria. Durante la seduta sono stati presentati altri quattro documenti: “Insieme per un cambiamento progressivo” (quello dei cosiddetti “15”), “Un buon partito per cambiare” (firmato dai sottoscritti), “A lezione da nessuno” (prodotto dai Giovani Democratici) e una “Relazione dei segretari di circolo”. Nessuno di questi documenti è stato portato al voto. Ci si è espressi, quindi, soltanto sul progetto della segreteria che ha raccolto la maggioranza dei pareri favorevoli, con 4 voti di scarto. E il partito continua ad essere diviso a metà, come prima, come sempre. Non è una grande vittoria, tranne che nelle parole del segretario.
“Chi voleva destrutturare il partito per depotenziare l’amministrazione e compromettere il percorso di rinnovamento in atto nel Pd di Orvieto è stato smentito e respinto”, ha detto il segretario dopo il voto.
Ora, modestamente, rilevare, nell’organigramma presentato dalla segreteria, tendenze verticistiche e pure gravi incongruità rispetto allo statuto sia del partito sia del Comune di Orvieto (come abbiamo fatto noi di “Un buon partito per cambiare”), non vuole certo dire “destrutturare” il partito. Sottolineare l’autonomia dei consiglieri e l’amministrazione rispetto al partito (come abbiamo fatto noi) è tutto fuorché “depotenziare l’amministrazione”. Auspicare porte aperte alla conferenza programmatica, come abbiamo fatto noi, non compromette certamente “il percorso di rinnovamento in atto”. Anzi. Ma il segretario, la conferenza programmatica, l’ha già dichiarato chiusa col voto di lunedì. Inizia, secondo il segretario – in carica ormai da due anni! – “una nuova fase nella quale non ci saranno più salvagenti o scappatoie per chi vuole utilizzare il partito e l’amministrazione per i propri interessi personali”.
Belle parole. Sventata dunque, per ora, la perfida congiura di quelli che hanno utilizzato “il partito e l’amministrazione per i propri interessi personali”, ecco procedere, alacremente, l’allegra brigata del rinnovamento, in prima fila quella cospicua parte della cara vecchia guardia che, questa volta, si è schierata con il segretario.
Se è lo stesso segretario a spostare la dissidenza e le opinioni divergenti su una linea di scontro, stile OK Corral, sarà ben difficile continuare a partecipare. Ci sono sfide giuste, e quelle sbagliate.