Presentandosi alle elezioni, ogni lista o coalizione non può che presentare un programma politico sulla base del quale chiedere la fiducia dei propri potenziali elettori.
Il buon funzionamento di un sistema democratico poggia in gran parte sulla capacità dei “vincitori” di realizzare i propri progetti politici nonostante le difficoltà di ordine tecnico (adeguata progettazione degli interventi) o lobbistico, intedendo con questo qualsiasi forma di pressione proveniente da minoranze che, nonostante siano tali, si trovino in una posizione di forza (presunta o reale) nei confronti di chi è stato deputato all’amministrazione del bene comune.
Il dibattito apertosi in questi giorni riguardo alla possibilità di una chiusura di Piazza del Popolo al traffico ed alla sosta delle auto in funzione di una progressiva pedonalizzazione del centro storico, si è configurata da subito come il secondo tipo di accidente di cui sopra, soprattutto dopo la bagarre magistralmente diretta dai consiglieri Luciani e Tardani nel Consiglio Comunale di Giovedì scorso.
Opporsi infatti non ad un progetto, ma alla semplice idea di un progetto, porta con sé i problemi del discutere di qualcosa di cui non si conosce ancora nulla e di cui, quindi, si può dire di tutto.
Non si sta discutendo, qui, della progettazione di un intervento (chiusura di piazza del popolo) ma bensì di una visione del centro storico diversa da un’altra: da un lato chi vede nella progressiva pedonalizzazione una valorizzazione ed un potenziale sviluppo per commercio, turismo e vivibilità; dall’altro chi trova in questo soltanto un ulteriore potenziale causa di disagio, economico o “logistico”. Nel mezzo, chi tenta di strumentalizzare una dibattito amplificando a dismisura la voce di chi rappresenta solo una parte dei cittadini chiamati ad interessarsi delle vicende del proprio centro: la destra orvietana si sveglia dal torpore del suo immobilismo politico accorgendosi che, a volte, si incontra qualcuno che è davvero convinto di voler realizzare i propri progetti.
Dal canto nostro, rivendichiamo fermamente ciò che avevamo sottoscritto nel programma elettorale con il quale è stata eletta l’attuale amministrazione; siamo convinti infatti che pedonalizzare il centro storico di Orvieto costituisca non solo un valore aggiunto, ma una necessità per una città che voglia rendersi sempre più attrattiva non solo nei confronti di chi viene appositamente per godere delle sue bellezze (e che dovrebbe poterlo fare senza rischiare di essere investito), ma anche di tutti i cittadini del comune e del comprensorio.
Una città libera dalle macchine permette un miglior “comune godimento” dei beni artistici, culturali ed ambientali della città, incentiva la costruzione di un marketing territoriale basato su forme di vivibilità sostenibile, permette lo sviluppo di forme di attrazione ed intrattenimento fino a poco prima neanche pensate; pedonalizzare, sopratutto, significa restituire una dimensione umana alla nostra città.
Per questo, crediamo che bene abbia fatto e faccia la giunta nel rivendicare la propria intenzione a procedere in questa direzione, senza cedere al ricatto di chi vorrebbe sopraffare la volontà espressa dai cittadini attraverso le votazioni facendo la voce grossa.
Chiunque può capire che un progetto ambizioso come questo porta con se la necessità di una definizione chiara e precisa delle linee d’intervento, come pure di una larga ed attiva partecipazione di tutta la cittadinanza alla determinazione delle stesse; spetta ora alla maggioranza ed all’amministrazione il compito di promuovere la discussione e l’elaborazione per arrivare, come ribadito dal Sindaco Venerdì, entro pochi mesi ad un primo passo nella riorganizzazione della mobilità cittadina.
SEL Orvieto, insieme all’amministrazione ed alla maggioranza tutta, non si tirerà indietro e sarà una bellissima occasione per dimostrare e dimostrarci che questa città è ancora all’altezza delle sfide che si trova ad affrontare.