LA GIUNTA GERMANI SARÀ STABILE COME NON LO FU LA GIUNTA CONCINA?
Caro Barbabella,
gli assessori di Toni Concina avevano l’abitudine di dimettersi e, quando non si dimettevano, li dimetteva lui. Gli assessori di Giuseppe Germani sembrano più stabili. Secondo lei, tutto fila liscio o hanno paura di fare la fine degli assessori che hanno abbandonato Concina?
Giuliana B.
Cara Giuliana, mi vorrebbe far credere che da qualche parte c’è l’abitudine alle dimissioni? Le dimissioni si danno o perché costretti, o per contrasti, o per necessità, o per tutti questi motivi messi insieme, insomma o perché si è o perché ci si sente costretti. È ben vero che ad un certo punto è sembrato che in Comune fosse arrivata l’aviaria. In realtà si trattava più prosaicamente di contrasti e di incompatibilità. Ed è presto detto perché. La Giunta Concina è stata un’esperienza partita con grandi speranze e ambizioni, ma si è andata via via smosciando fino a far desiderare che vincesse di nuovo quella sinistra (chiamiamola così per intenderci) che ne aveva favorito la vittoria mettendogliela su un piatto d’argento. Ovvio l’insorgere di contrasti e il diffondersi del malcontento innanzitutto all’interno della compagine. Se a comandare sono pochi e capaci di diventare sgraditi ai più, agli altri che cosa resta da fare? Lei mi chiede poi se gli assessori della Giunta Germani avranno la stessa attitudine alle dimissioni di quelli della Giunta Concina. Scusi, ma mi sta chiedendo una profezia o per caso vuole dire che l’impaccio di alcuni assessori dipende da una certa aria di insicurezza che si respira intorno alla nuova Amministrazione? Guardi, io non ho il privilegio di avere rapporti particolari con gli attuali assessori, anche perché loro non ce li hanno con me, e quindi non so dirle nulla circa i loro orientamenti e le loro intenzioni di oggi o di domani. Posso però dire, come credo pensino in molti, che i contrasti all’interno del PD non potranno non avere, più prima che poi, conseguenze sulla composizione e sugli orientamenti della Giunta. Staremo a vedere.
TEMA E CSCO BARACCONI DA SMANTELLARE O STRUMENTI PER LE MAGNIFICHE SORTI E PROGRESSIVE DELLA CITTÀ?
Caro Barbabella,
dopo alcuni sofferti mesi, la TEMA e il Centro Studi hanno i loro presidenti, ma anche le loro difficoltà. Secondo lei, fece bene il sindaco Concina a resistere alla volontà di molti suoi consiglieri di sbaraccare i due enti? Non era meglio sbaraccare i baracconi invece di puntellarli?
Giovanni V.
Innanzitutto io non mi sono ancora convinto che nei casi da lei indicati siamo in presenza di baracconi. TEMA e CSCO sono strumenti che il Comune si è dato a suo tempo per gestire produttivamente servizi e iniziative importanti per la città. Se non hanno funzionato come dovevano e potevano, ciò non vuol dire necessariamente che erano sbagliati gli strumenti, quanto piuttosto forse che non erano adeguati o erano sbagliati coloro che tali strumenti avrebbero dovuto far funzionare o forse ancor di più coloro che ad essi avrebbero dovuto offrire sostegno diretto o indiretto. Gli strumenti da soli non fanno una politica, chiunque sia stato scelto per guidarli. Le scorciatoie sono la tentazione permanente di chi non ha né idee né coraggio, e la miopia di chi se ne lascia tentare è ben condensata nell’espressione “buttare via con l’acqua sporca anche il bambino”. Ai presidenti da poco nominati e ai membri dei due CdA faccio i miei sinceri auguri. Tuttavia, da cittadino attento a ciò che accade, attendo di capire in quale quadro politico e programmatico si inseriscono tali nomine, in mancanza del quale ci potranno essere sì iniziative interessanti, ma resteranno necessariamente sporadiche e non permetteranno né una gestione risanata e sana né quel salto culturale ed economico che ci si attendeva ieri e che continuiamo ad attenderci anche oggi. Si sappia comunque che altre occasioni non potranno esserci: hic Rhodus, hic salta!
TERNI CITTÀ DI GOMMA DOVE MANCA LA LIBERTÀ, PAROLA DI PROCURATORE
Caro Leoni,
la dott.ssa Elisabetta Masini, pubblico ministero della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Terni, parlando recentemente ad un’assemblea di studenti, a quanto si legge ha detto queste testuali parole: “La nostra è una città che ha mille problemi e anomalie degne di essere approfondite. È una città di gomma, in cui non si risolve mai nulla e in cui ci sono equilibri stranissimi ed incomprensibili”. Ed ha aggiunto che Terni è una città in cui “manca la libertà” e in cui la mafia è più vicina di quanto si possa pensare, “non solo geograficamente”. Mi sembrano parole gravi. Chissà, riguarderanno il capoluogo di provincia o anche altri centri compreso il nostro? Lei che ne dice?
Franca C.
Cara Franca,
le considerazioni e le apprensioni della dott.ssa Masini andrebbero rivolte alla classe politica e al corpo elettorale, ma anche alla polizia e alla magistratura. Conosco poco la situazione di Terni, perché le mie origini e la mia professione mi hanno portato a guardare (Dio ne scampi!) soprattutto a Viterbo e al Lazio; ma, per quanto riguarda Orvieto, non vedo misteri; vedo soltanto una evidente realtà: la consistenza gommosa della nostra città è di tale morbidezza da accogliere e soffocare anche le più insidiose infiltrazioni della mafia.
MA CHE SUCCEDE, SONO TORNATI DI MODA I LIBRI?
Caro Leoni,
si legge sui giornali, e però chi frequenta le librerie lo sa direttamente, che quest’anno più degli anni passati c’è stato un boom nella vendita di libri per i regali di Natale. Io non credo che si è trattato di semplice risparmio, ma nemmeno della improvvisa scoperta di massa della cultura né di una ripresa dei consumi né di una inconsueta voglia di leggere. Forse è un fenomeno da capire o forse non c’è da capire niente. Lei che ne pensa?
Lena F.
Cara Lena, non conosco i dati di questo boom, anche se, frequentando assiduamente le librerie, colgo il buonumore dei librai. Ho l’impressione che i libri siano, in un momento di forte propensione al risparmio, regali adatti per dosare le proprie spese e facili da impacchettare. E spero che ne sia incoraggiata la lettura, anche se certi libri sarebbe meglio non leggerli; ma credo che nei pacchetti ci siano molte agende, utili per fare i conti della spesa quotidiana nell’anno veniente, sperando che sia meno grigio dell’anno volgente.
Rischio di piombo e di alba dorata
di Pier Luigi Leoni
Nell’ambito del procedimento contro la mafia a Ostia, il Gip Simonetta D’alessandro s’è posta degli interrogativi inquietanti: “Data la sistematicità delle vicende e la loro collocazione all’interno di un territorio significativo per l’immediata contiguità con una grande capitale europea sede di scelte di governo, date le prassi operative diffuse, talmente inquietanti da diventare sorprendenti, data la pulviscolare mafiosità, non può sottacersi che tale chiarificazione, che ora è in corso, per anni è mancata e lascia stupefatti, siccome è oggetto d’indagine solo nel 2012.” Tali dichiarazioni avallano l’impressione di chiunque sappia tenere gli occhi aperti: la nostra Italia è intimamente e profondamente corrotta. È una comunità malata, che non solo non riesce a estirpare la malavita organizzata che si confronta vittoriosamente con lo Stato in quattro regioni meridionali, ma tollera la sua diramazione al Centro e al Nord. Lo Stato è debole, e non solo nei confronti delle mafie, ma anche delle caste politica, burocratica e sindacale. La crisi economica sferza con particolare virulenza il più bel Paese del mondo, che sconta così le proprie colpe. Una parte della popolazione ha provato a reagire mandando in parlamento una pletora di dilettanti, candidati goffamente da un comico professionista e politico dilettante, ma non è successo niente. Una parte ancora più numerosa ha provato a fare lo sciopero delle urne, ma nessuno si è sconvolto. Gli Italiani sembrano rassegnati ad arrangiarsi in attesa che passi la nottata economica. Ma non tutti gli Italiani sono così fatalisti. Nascosti qua e là ardono focolai dei grandi movimenti politici che hanno insanguinato il mondo nel secolo scorso. Fascismo, nazismo, e comunismo non sono morti, sono solo circoscritti dagli anticorpi della democrazia; ma più la democrazia si debilita e più i virus della violenza politica rischiano di riattivarsi. La violenza dei NO-TAV e la recente scoperta di un piano di attentati fascisti sono fenomeni inquietanti. Una trentina d’anni fa, la violenza politica, in un’Italia più prospera e con una classe politica più solida e compatta, fu debellata. Ma che accadrebbe oggi? In questo contesto inquietante, la tradizione xenofoba e la svolta autarchica della Lega, che è la forza in campo con la proposta più autoritaria, attirano consensi crescenti. Ma il peggio potrebbe arrivare, se spuntasse all’orizzonte una nostra “alba dorata”.