SE N’È ANDATO IL TRIBUNALE E ORA SE NE VA ANCHE L’ORDINE DEGLI AVVOCATI. SARÀ PIÙ DIFFICILE LITIGARE, MA SI LITIGHERÀ DI MENO?
Caro Leoni,
lo scorso 17 dicembre è stato sciolto l’Ordine degli avvocati di Orvieto e i 125 avvocati iscritti (tanti, forse è per questo che si litiga volentieri) confluiranno in quello di Terni. Questo accade dopo settant’anni a seguito della chiusura del Tribunale. Il presidente Sergio Finetti ha usato parole di fuoco: “la politica, quella che conta, a destra e a sinistra, non si è mai interessata realmente al problema del tribunale di Orvieto, mentre si è dimostrata molto più interessata alla difesa di altri presidi in Umbria”. Sembra un’accusa che mette in salvo la politica orvietana. Anche lei pensa che gli orvietani non abbiano alcuna responsabilità nella scomparsa del Tribunale, simbolo della progressiva diminuzione del ruolo della nostra città nel panorama regionale? Di sicuro costerà di più litigare, ma si litigherà di meno?
Ascanio V.
Caro Ascanio, il tribunale di Orvieto è rimasto stritolato da un riformismo tardivo e realizzato nel panico di un incombente tracollo finanziario nazionale. Mentre rimane sospetta la salvezza del tribunale di Spoleto, per Orvieto non c’era niente da fare: troppi avvocati e troppo poca malavita. Certo che si litigherà di meno, sia per i costi sia per l’auspicabile riforma della giustizia civile. Per gli avvocati mala tempora currunt. La loro unica speranza è la liquidazione del notariato e l’acquisizione di funzioni notarili. Vedremo chi avrà la meglio tra frammassoni notai e confratelli avvocati.
MAMMA MIA QUANTI COMPLOTTI!
Caro Leoni,
qualche tempo fa abbiamo letto di complotti per non far chiudere Piazza del popolo. Giovedi scorso apprendiamo dal segretario locale del PD che è stato sventato un complotto interno al suo partito. Ma davvero ci sono ancora tutti questi complotti? Ma non c’hanno da fa’ nient’altro? Lei che dice?
Agostina L.
Cara Agostina, non sono in grado di produrre statistiche, ma ho l’impressione che a Orvieto si chiacchieri tanto e si lavori poco. I risultati dei complotti dimostrano che gli orvietani sono svogliati anche nel complottare.
VOGLIAMO FORSE L’AUTARCHIA COMMERCIALE?
Caro Barbabella,
Come è possibile che si allestisca un mercatino natalizio in piazza Sant’Andrea per consentire ai forestieri di vendere agli orvietani, invece che per consentire agli orvietani di vendere ai forestieri? Come è possibile che il centro di Orvieto, con soli 5000 abitanti, consenta due vasti mercati ambulanti in ogni settimana? I forestieri vendono e gli orvietani chiacchierano. Lei come la vede?
Filippa A.
Cara Filippa, niente di strano che ci siano due mercati alla settimana e non solo perché ci sono sempre stati e ci sono dappertutto. Francamente non trovo nemmeno niente da ridire per il fatto che si consentano mercatini di Natale dove forestieri vendono cose agli orvietani. Peraltro mi risulta, come ritengo risulti anche a lei, che ci sono orvietani che vanno a vendere in mercatini di altri luoghi diventando lì a loro volta forestieri. Ma le pare questo un mondo nel quale ci sono solo orvietani che vendono a orvietani, bolsenesi a bolsenesi, baschesi a baschesi, e via localizzando? Piuttosto incoraggiamo gli orvietani a migliorare le loro prestazioni commerciali, magari facendo una vera politica turistica che consenta una più forte e qualificata circolazione di forestieri interessati a comprare qualcosa in presenza di un’adeguata offerta merceologica!
LA CONFUSIONE DEL PD FA DANNI
Caro Barbabella,
la linea Scopetti ha prevalso nel recente coordinamento comunale del PD orvietano. Non ho ascoltato con le mie orecchie le dichiarazioni di Scopetti e, di quelle che ha riportato la stampa locale, non ho capito niente. Sono stupido io, oppure Scopetti non sa articolare un discorso comprensibile, oppure i giornalisti orvietani s’inventano tutto? Lei che se ne intende, mi aiuta a capire?
Roberto S.
Guardi, la ringrazio della sua considerazione, giacché afferma che me ne intendo, ma sono costretto a deluderla. Mi è difficile capire non solo la materia del contendere, ma la stessa logica e soprattutto il punto di caduta. Mi è chiara solo una cosa, che la spaccatura del partito dominante ha pesanti riflessi, e non da oggi, sul governo e sulla vita della città. Mi auguro vivamente che si trovi presto la via per uscirne perché i danni che ne sono derivati e ne derivano sono davvero grandi.
L’ETÀ DELL’EMERGENZA, DEGLI INDIFFERENTI E DEGLI SMALIZIATI
di Franco Raimondo Barbabella
Qualche settimana fa ho iniziato una riflessione su quali siano gli strumenti di comprensione di cui possiamo disporre per orientarci nelle complesse vicende del nostro tempo ed ho portato in primo piano il ruolo del pensiero critico, la ragione che mette in dubbio apparenti certezze e ci guida verso una verità sempre aperta al dubbio e a nuove possibili scoperte. In una tappa successiva ho poi cercato di dimostrare la fecondità di tale strumento applicando la razionalità critica ad una serie di differenti questioni ed eventi, che così sono apparsi tutti legati dal filo conduttore di quella che ho chiamato “presentizzazione”, un abito mentale diffuso e avvolgente per il quale tutto si riduce al presente, cosicché la sola norma di comportamento accettata come valida sembra essere “approfittare il più possibile di ciò che offre il qui ed ora”. Da cui il bastimento dei guai che ci affliggono.
Si tratta, io credo, di una specie di mutamento antropologico caratterizzato da una nuova etica pubblica, quella dell’irresponsabilità diffusa, la cui condensazione produce, nel più vasto pubblico la categoria di quelli che con termine moraviano possiamo definire “gli indifferenti” che bisognerebbe specificare come attivi, e tra gli addetti ai lavori l’altra categoria, quella che Ernesto Galli della Loggia ha chiamato “gli smaliziati di professione”. Forse vale la pena chiarire e approfondire un po’. Vediamo allora la questione più da vicino, accennando ad alcuni fatti a tutti noti o quasi, al solo scopo di renderci conto della direzione di marcia che stiamo seguendo.
- All’inizio di dicembre il sottosegretario all’istruzione Davide Faraone esce con una dichiarazione al giornale La Stampa con cui giustifica le occupazioni studentesche delle scuole. Un palese incoraggiamento a compiere atti illegali da parte di chi dovrebbe perseguire tali atti. Che fanno gli indifferenti? Restano attivamente tali. Che fanno gli smaliziati di professione? Fanno spallucce accompagnate da qualche battuta. Sanno che, a parte qualche strillo di indignazione, tutto sarà presto dimenticato. E così è.
- Due settimane fa, nel corso della trasmissione tv “Virus”, il giovane deputato M5s e vicepresidente della Camera Luigi Di Maio è uscito con questa affermazione: “Non voglio più sentir parlare di presunzione di innocenza”. Il significato è intuitivo, ma per qualcuno che comunque non avesse capito riporto di seguito il commento di Piero Sansonetti su Cronache del Garantista: “Cosa succederebbe se cadesse il principio di presunzione di innocenza? Naturalmente che non sarebbero più necessari i processi. Se una persona è colpevole prima del processo, come pensa Di Maio, il processo è superfluo. Oppure forse Di Maio pensa al rovesciamento dell’onere della prova: chi è sospettato da un magistrato è colpevole finché non sia in grado di dimostrare la sua innocenza…”. A occhio e croce siamo o all’ignoranza più totale non solo dei principi del diritto ma della civiltà moderna, oppure all’ammirazione appena appena dissimulata delle più feroci dittature sudamericane. Che fanno gli indifferenti? Restano attivamente tali. Che fanno gli smaliziati? Nulla. Sanno che Di Maio sta diventando rapidamente uno di loro. E così è.
- Ogni giorno che passa consente agli inquirenti di aggiungere nuovi tasselli alla mappa del sistema di corruttela che spiega le voragini finanziarie e il degrado generale, morale e politico, della capitale. Una parte consistente della vita istituzionale romana si è svolta all’ombra e quasi con la regia di un potere criminale. Esponenti della destra e della sinistra hanno trovato volentieri un terreno comune di collaborazione nel coltivare il malaffare senza provare neanche un pizzico di vergogna. In particolare il Pd e la Lega coop ci sono dentro fino al collo. Ma nessuno sapeva niente. E così pensano di risolvere tutto spedendo in giro per le borgate il buon Orfini nella veste di commissario a fare un po’ di assemblee per convincere gli iscritti arrabbiati che ci sarà un rinnovamento. Che fanno gli indifferenti? Restano attivamente tali. Che fanno gli smaliziati? Spallucce naturalmente, con sorrisi quasi di compatimento per chi non crede che nessuno sapeva. Ma no, non si dica che Rutelli e Veltroni, Zingaretti e Marino, Meloni e Tajani, Gasparri e Sassoli, ecc. ecc., potevano sapere qualcosa! E così i consiglieri, gli assessori, e i segretari, ecc. ecc., come potevano capire o anche solo sospettare? E i diversi procuratori che si sono succeduti negli anni? No, neanche loro potevano immaginare. La politica è un’altra cosa! Già un’altra cosa, ma in senso esattamente opposto al significato che assume per questi manigoldi. Come? Bisognerebbe fermarsi un attimo a riflettere, affondare lo sguardo nella storia più o meno recente, capire da dove viene il male e il marcio, per cambiare sul serio? Ma via, non scherziamo, non sono cose d’attualità!
Conseguenza: passa quasi senza problemi lo svuotamento delle istituzioni rappresentative, locali (le province) e nazionali (il senato), non c’è uno straccio di disegno istituzionale entro cui dare senso alle riforme, le regioni sono sempre più nelle mani di circoli ristretti di potere spesso opachi, a tutti i livelli assumono posti di responsabilità persone improvvisate; domina la logica emergenziale, l’emergenza che produce emergenza, con tanto di corollario (sic!) della sospensione del principio di legalità; “la maggioranza silente”, fatta di persone che si guadagnano la vita con il proprio lavoro e le proprie capacità, è blandita con contentini e retorica mentre sempre più vede il futuro non come possibilità ma come miraggio sia per sé che per i propri figli.
Ma niente paura, ci siamo noi! E niente chiacchiere, inaspriamo le pene, allunghiamo i tempi della prescrizione, nominiamo un commissario, e andiamo avanti. Che diamine, dobbiamo fare le riforme, e svelti! È così ormai per quasi tutte le vicende: gli indifferenti permettono agli smaliziati di fare spallucce e gli smaliziati coltivano con perversa saggezza gli indifferenti. E guai a chi osa ricordare episodi dimenticati, fare esempi, revocare in dubbio certezze di comodo e giudizi fasulli su fatti e persone, discutere, approfondire, unico modo questo per riformare sul serio e andare avanti.
Il 27 maggio del 2011 i giornali riportavano queste parole di Francesco Saverio Borrelli, l’ex procuratore capo di Milano all’epoca di Mani Pulite: “Se fossi un uomo pubblico di qualche Paese asiatico, dove come in Giappone è costume chiedere scusa per i propri sbagli, vi chiederei scusa: scusa per il disastro seguito a Mani Pulite. Non valeva la pena di buttare all’aria il mondo precedente per cascare poi in quello attuale”. Ciniche e ipocrite lacrime di coccodrillo? Può darsi, ma anche espressione di un sentimento diffuso che coglie la scomparsa di una politica degna di chiamarsi tale e il suo peggioramento radicale da allora ad oggi, la sua riduzione a comitato elettorale permanente e di conseguenza a puro comitato per la coltivazione di interessi personali o di affari.
Dovunque vi sia un qualche orientamento del tipo che ho sopra descritto lì c’è una responsabilità di ordine sia particolare che generale. Non è certo con queste affermazioni che la realtà incancrenita dall’opera degli smaliziati e sostenuta dai consapevoli indifferenti può essere modificata. Intanto però che il problema c’è va detto. E poi ci vuole coraggio, iniziativa e organizzazione di forze vive che vogliono reagire per fermare un degrado che è insieme economico, culturale e morale, e riprendere la via del futuro.