PIÙ STATO O PIÙ MERCATO?
Caro Leoni,
non sono sicuro, ma ho l’impressione che lei liquidi in fretta le questioni che non le interessano. Io glie ne sottopongo una che forse nemmeno la sfiora, ma lo faccio per vedere come reagisce. Si tratta di Massimo D’Alema, il leader maximo tanto amato dai comunisti nostrani e oggi rinnegato perché tutti a correre dietro al nuovo idolo mediatico, il ragazzotto di Firenze sloganista di lusso. Intervistato dal Corriere della sera, D’Alema ha detto che è ridicolo che per dare una patina di nobiltà ideologica a Renzi qualcuno tenti di rispolverare la Terza via di quindici anni fa, il tentativo di conciliare i principi del socialismo democratico con il libero mercato. Troppo liberismo, dice D’Alema, ci ha portato alla crisi che ci tormenta da anni. Oggi ci vuole più Stato, più intervento pubblico. Lei che ne dice?
Pancrazio T.
Caro Pancrazio,
tenere una rubrica di corrispondenza non vuol dire spacciarsi per tuttologi. Se qualche volta taglio corto è perché percepisco nelle lettere la provocazione a farmi passare per tale. Per esempio, lei vorrebbe farmi prendere posizione sul presidente del consiglio Matteo Renzi, nei confronti del quale non ho una opinione tranchant. Cerco di non cadere nel vizio italico della divisione drastica tra guelfi e ghibellini. Osservo Matteo Renzi e il contesto in cui è costretto a muoversi… e prego per lui. Così come feci per Berlusconi e per Monti, purtroppo senza essere ascoltato dal Padreterno. Quanto a D’Alema, le sue opinioni contano ormai quanto il due di briscola quando c’è l’asso a tavola.
IL SINDACO DECISIONISTA E I COMMERCIANTI IMBESTIALITI
Caro Leoni,
il suo amico Dante Freddi in un articolo in cui difende a spada tratta l’operato di Germani afferma che sbagliano i commercianti del centro storico a contestare la chiusura di Piazza del Popolo, che peraltro, lui dice, sarebbe solo per qualche giorno. In realtà pare che la chiusura a marzo sarà definitiva. Comunque dicono che il sindaco lunedì scorso si è rifiutato di ascoltare le ragioni dei commercianti e ha detto che l’amministrazione va avanti per la sua strada. Secondo lei chi ha ragione? Abbiamo un sindaco convertito al decisionismo renziano? Sarà per l’influenza del risanatore Gnagnarini (democristiano come Renzi) che vuole convogliare tutti al parcheggione per garantirsi entrate a gogò?
Matteo D.
Caro Matteo,
se proprio vogliamo occuparci di malignità, c’è anche chi dice che la distruzione del commercio nel centro storico è un obiettivo machiavellico dei comunisti per dare fiato alla sfiatata Porta d’Orvieto, e segnatamente alla COOP. Quanto all’esigenza di fare cassa coi parcheggi insilati mi sembra che l’illazione non regga, perché il parcheggio di Piazza del Popolo rende (o potrebbe rendere) un sacco di soldi. Ho visto la ripresa della famosa seduta del consiglio comunale e non ho capito perché il sindaco, di fronte a varie decine di commercianti del centro storico (che erano cittadini preoccupati e non dei pazzerelli drogati da qualche politicante) abbia rifiutato il colloquio proposto dalla minoranza consiliare. Ho l’impressione che dovrà impegnarsi e faticare molto per recuperare il dialogo, che del resto ha promesso, con quella categoria esasperata dalla crisi e da ipotizzate decisioni amministrative che essa teme. Ma i commercianti hanno ragione? Riporto un mio intervento su facebook che evidentemente lei non ha avuto occasione di leggere, altrimenti non mi avrebbe scritto in quei termini. “Liberare il centro della città dalle automobili ha un effetto positivo quando i nuovi spazi pedonali si animano di persone che accedono sia dalle periferie che da altri paesi e città; così la pedonalizzazione non mortifica il commercio e gli altri servizi, anzi li valorizza. Il problema è che il centro storico di Orvieto non è dotato di negozi e di altri servizi tanto attrattivi da giustificare la scomodità di lasciare le automobili a una certa distanza o di usare i mezzi pubblici. Credo che la gradualità e la prudenza nella pedonalizzazione sia più che giustificata, ma temo che essa si bloccherà se la sinergia delle attività pubbliche e private (basata su un progetto razionale redatto da specialisti) non produrrà soluzioni attrattive.”
ACCATTONAGGIO E QUEL CHE C’È DIETRO
Caro Barbabella,
anche lei qualche volta risale il corso di Orvieto. Le sarà capitato di essere avvicinato da pseudocommercianti di colore e accattoni di vario genere. Poiché dietro costoro vi sono delle organizzazioni illegali, ritiene che l’amministrazione comunale debba intervenire, e come, per arginare il fenomeno?
Luciano B.
Caro Luciano,
sì certo, risalgo e scendo il corso più di una volta, e mi è capitato, debbo dire abbastanza raramente, di essere fermato da persone, in genere di colore, che mi volevano vendere qualche cosa, in genere fazzolettini o calze di cotone, con un fare sempre cordiale e rispettoso delle mie decisioni. Non ho provato e non provo nessuna antipatia nei confronti di queste persone. Altra cosa è il rispetto delle norme che regolano la vita civile e il commercio. Allora le rispondo in modo molto semplice. Uno: delle organizzazioni illegali si devono occupare la magistratura e le forze dell’ordine. Due: del rispetto delle norme sul commercio si deve occupare l’amministrazione comunale. Chi non lo fa si rende complice della diffusione di comportamenti illegali, uno dei mali più gravi del nostro amato Paese.
OLIO DI OLIVA: CHI CI CAPISCE È BRAVO
Caro Barbabella,
quest’anno le olive, un po’ in tutto il bacino del Mediterraneo, sono state penalizzate da una straordinaria infestazione da parte della mosca olearia che ne ha provocato, in parte, la perdita del frutto e, in parte, il suo danneggiamento a scapito della qualità dell’olio. I consumatori saranno costretti ad acquistare un olio italiano scadente e maggiorato di prezzo o a ricorrere ad oli esteri. Eppure, a parte i soliti piagnistei, mi sembra che le autorità, per paura dei produttori e dei commercianti, non si premurano di diffondere le giuste informazioni. Magari rispondendo alle seguenti domande: gli oli ricavati da olive infestate, oltre ad avere un saporaccio, fanno male alla salute? I costosissimi oli italiani che non hanno un saporaccio si sono salvati per grazia ricevuta o contengono tracce di famigerati insetticidi? Gli oli che provengono da altri climi (per esempio dal Marocco) sono indenni dalla mosca e senza insetticidi?
Adelmo S.
Caro Adelmo,
le confesso che io sono di quelli che non possono fare a meno di un buon cucchiaio di olio di oliva su un piatto di insalata o su un pomodoro spaccato, e per condire tante altre pietanze della nostra inimitabile cucina. Perciò mi sono dato da fare e anche quest’anno ho trovato un buon prodotto in quantità bastevole e con qualità certificata. Capisco le sue ambasce, ma, non avendo le competenze necessarie per una risposta sensata, girerò le sue domande a persona del tutto preparata e affidabile e poi, se mi darà le sue coordinate, soddisferò il suo bisogno di conoscenza.
L’UTOPIA DELL’IMMIGRAZIONE SELETTIVA
di Pier Luigi Leoni
Il fenomeno dell’immigrazione genera problemi di ordine pubblico e allarme sociale e gl’Italiani, pronti come sempre a spaccarsi in modo drastico, si dividono in “buoni” e “cattivi”. I “buoni” sarebbero coloro che vedono nella società multietnica un arricchimento della nostra cultura, o che almeno vedono nell’accoglienza degli immigrati un dovere imposto dalla solidarietà sociale di matrice comunista o dall’aiuto evangelicamente spettante ai poveri. I “cattivi” sarebbero coloro che vedono nell’immigrazione un pericolo per la stabilità sociale, per il nostro sistema economico, per l’integrità della nostra cultura e per la tutela del nostro sistema di vita. Ma credo che vi sia un terzo punto di vista o, come si dice, un terzo approccio al fenomeno dell’immigrazione. Questo approccio consiste nel liberarsi dal preconcetto che nel confronto fra la nostra cultura e quelle delle etnie straniere siamo sempre vincenti. E consiste pure nel considerare che spesso gl’immigrati sono più robusti di noi dal punto di vista fisico e morale. Vale a dire che dimentichiamo facilmente di essere un popolo in declino, che stenta a riprodursi, che si sta impoverendo e quindi è angosciato dalla perdita di quegli elementi tranquillizzanti che sono le rendite vitalizie capillarmente diffuse, cioè le pensioni di vario tipo, un’assistenza sanitaria decente e gratuita, una sicurezza pubblica e una giustizia soddisfacenti, almeno per chi se ne sta calmo e tranquillo al posto suo. Quindi la soluzione ideale sarebbe imbarcare i corrotti, i mafiosi e gli altri criminali, tra i quali abbondano quelli di puro sangue italiano, e ammollarli a qualche altro Stato. E, al contempo, accogliere stranieri sani, robusti e di buona indole, abituati al sacrificio e alieni da follie fondamentaliste. Ciò evidentemente appartiene al mondo dei sogni, perché nessuno accetterebbe i nostri scarti, come abbiamo fatto noi con l’Albania e con la Romania, dando prova (noi che ci riteniamo tanto furbi) di una sconcertante stupidità. Ma soprattutto perché una democrazia non se lo può permettere. Perciò, prima che ci stufiamo definitivamente della democrazia, smettiamola di azzuffarci tra “buoni” e “cattivi” e impegniamoci saggiamente per una immigrazione selettiva che ci renda tutti migliori.