Natale, tempo di nascite. Anzi della nascita per eccellenza. Della nascita dell’Uomo che ha sconquassato fin nelle radici e rivoluzionato fin dalle fondamenta gli ordini immanenti del vivere terreno, singolo e collettivo. Se non ce ne siamo accorti, la responsabilità non va certo a Lui attribuita ma, più onestamente, va imputata a noi esseri umani ciechi e sordi per opportunismo utilitarista e contingente convenienza.
“Si parva licet componere magnis”, cioè se è consentito raffrontare e porre a paragone le piccinerie con le magnitudini, e poi “absit iniuria verbis”, vale a dire che sia detto senza offesa per alcuno e tanto meno per il Redentore del mondo, un’altra nascita si sta producendo in quest’epoca di nascite: quella della rivista culturale avente a nome “Le Grandi Firme della Tuscia”.
Perché della Tuscia? E cosa si intende per Tuscia? Così fu definita dai Latini: “Inter Apeninum et Pelagus iacet Tuscia. Etrusci, obscurus Asiae populus, in Italia pervenerunt et clara oppida aedificaverunt”. La Tuscia, dunque, non è altro che una terra che si estende tra gli Appennini e il Mar Tirreno; fu seconda patria degli Etruschi, misterioso popolo proveniente dall’Asia, i quali giunsero in Italia e vi fondarono e costruirono famose città fortificate”. Così è stato anche per la nostra attuale Orvieto!
E perché Grandi Firme? Le firme, grandi o meno che siano saranno gli altri a giudicarlo, sono quelle di scrittrici e scrittori, profondamente legati alla terra tra gli Appennini e il Mare, e che hanno entusiasticamente raccolto l’invito a rendere testimonianza della loro arte e del loro amore per i luoghi natii nei quali dispiegano il loro vivere quotidiano.
Si deve all’arguta intuizione di Pier Luigi Leoni se tale iniziativa letteraria sta per venire alla luce e, dopo essere nata, ad essa augurare lunga e prosperosa vita.
Non aggiungo di più. Il di più sarà ampiamente illustrato nel corso della conferenza-stampa di lancio e presentazione della menzionata rivista e, della qual conferenza, ve ne daremo esteso resoconto.
Una sola considerazione conclusiva: anche questo cimento nel campo delle arti scritte è un bussare alla porta di chi porta su di sé la responsabilità della promozione e del radicamento della cultura in società forse arretrate, sicuramente però bisognose di impulsi e di spinte finalizzate alla elevazione di coscienze assopite se non del tutto dormienti. Nutro dei timori in merito, e non lo nego affatto, anche se voglio comunque sperare che qualcuno, o qualcuna, sappia rispondere seppur timidamente al rintocco della bussata.
P.S. : nell’approssimarsi delle imminenti Festività, con gioia e sentimento mi pregio rivolgere alle cortesi Lettrici, ai gentili Lettori, alle Redazioni tutte, le mie più fervide espressioni di ogni bene.