di Protezione civile Orvieto
Stefano Melone non solo era un uomo eccezionale, ma ha avuto il coraggio e la determinazione di aprire uno squarcio sulle menzogne e le complicità di chi come altri soldati sono stati fatti morire esposti all’uranio impoverito. Stefano ha vinto una battaglia per la verità e la giustizia, per far riconoscere allo “Stato” che i suoi più fedeli servitori erano stati traditi proprio da chi li avrebbe dovuti tutelare e difendere. Stefano già malato partecipò con noi della Protezione Civile ai soccorsi per l’alluvione di Trino Vercellese, dimostrando ancora una volta il suo altruismo e la sua coscienza civile. Intraprendemmo con Lui ancora vivo e sua moglie Paola una battaglia in Parlamento per far riconoscere la causa di servizio della sua malattia, di seguito riportiamo l’interrogazione parlamentare dalla quale parti tutta la vicenda.
GIULIETTI e BENEDETTI VALENTINI.
— Al Ministro della difesa, al Ministro del
lavoro e delle politiche sociali. — Per
sapere – premesso che:
in data 8 novembre 2001, il sergente Stefano Melone, quaranta anni, sottufficiale in congedo, appartenente alla cavalleria
dell’aria, moriva in un ospedale di Milano per le conseguenze di un tumore di origine multicentrica, definito dai sanitari
« anomalo », conseguente a esposizione a sostanze tossiche, in conseguenza del quale il Melone aveva ottenuto il riconoscimento
della causa di servizio;
il Melone aveva partecipato a diverse operazioni all’estero: otto mesi in Somalia nella missione Restor Hope, per diversi mesi in Libano.
sapere – premesso che:
in data 8 novembre 2001, il sergente Stefano Melone, quaranta anni, sottufficiale in congedo, appartenente alla cavalleria
dell’aria, moriva in un ospedale di Milano per le conseguenze di un tumore di origine multicentrica, definito dai sanitari
« anomalo », conseguente a esposizione a sostanze tossiche, in conseguenza del quale il Melone aveva ottenuto il riconoscimento
della causa di servizio;
il Melone aveva partecipato a diverse operazioni all’estero: otto mesi in Somalia nella missione Restor Hope, per diversi mesi in Libano;
Per non dimenticare Stefano Melone
Si è svolto oggi pomeriggio nella sala stampa della Camera dei Deputati una conferenza stampa per discutere del tema dell’uranio impoverito ed in particolare del caso di Stefano Melone, maresciallo capo di Orvieto morto nell’ottobre del 2001 probabilmente in conseguenza dell’esposizione a sostanze radioattive durante le missioni militari. Presente anche Fabrizio Melis, il fratello del caporalmaggiore di 26 anni deceduto il 4 febbraio scorso.
Alla conferenza stampa hanno preso parte gli onorevoli Giuseppe Giulietti, Domenico Benedetti Valentini, Roberta Pinotti, Valerio Calzolaio e Marco Fumagalli ed sindaco di Orvieto Stefano Cimicchi.
La vedova ed i figli del maresciallo dell’aereonautica avevano da tempo lanciato un appello a tutte le autorità, civili e militari. I familiari all’indomani della morte del congiunto si sono visti però sospendere l’indennità di pensione già maturata e riconosciuta al militare da parte dello Stato, tutto ciò mentre stanno conducendo una battaglia legale con il Ministero della Difesa per il riconoscimento del danno biologico.
anche il sindaco di Orvieto tefano Cimicchi si attiverà con il Prefetto di Terni e con i Parlamentari umbri, affinché lo Stato dia rapida soluzione a questa incresciosa vicenda.
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Data pubblicazione: 11 febbraio 2004 alle ore