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Home Corsivi

RENZI E LA SINDROME DI STENDHAL

Redazione by Redazione
30 Novembre 2014
in Corsivi, Archivio notizie
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di Mario Tiberi

Per sindrome di Stendhal, rubricata anche come sindrome di Firenze per la ragione che in detta città si è spesso manifestata, deve intendersi una affezione psicosomatica generante tachicardia, capogiri, vertigini, stati confusionali e allucinazioni in soggetti che si pongono al cospetto di opere d’arte di straordinaria bellezza, specialmente se esse sono racchiuse in spazi limitati, e allorquando il visitatore-ammiratore ne viene totalmente catturato.

Al “pinocchietto di Firenze”, alias Renzi capo”pro tempore” del governo, non so se sia mai accaduto, considerato pure che la citata sindrome ha assunto anche il nome della sua stessa città. Alle italiane a agli italiani forse sì, poiché tachicardie e allucinazioni le stanno subendo a cagione della spericolata e spregiudicata azione politica dal medesimo Renzi messa in campo.

Cerchiamo di capirne qualcosa in più!

Innanzitutto è bene mettersi il cuore in pace e non aspettarsi miracoli dalla legge di stabilità, vale a dire l’insieme di misure che dovrebbero far uscire un’Italia sfinita dalle secche della recessione. Ho tentato di mettere chiunque sull’avviso, nei miei precedenti editoriali, rispetto ad una manovra che mi è apparsa fin da subito sbagliata alla radice. E ciò per tre motivi principali: primo perché tradisce clamorosamente l’impegno di tagliare “cum grano salis” l’enorme fardello costituito dalla spesa pubblica; secondo perché non stimola affatto gli investimenti; terzo perché ruba il futuro ai giovani attraverso l’imbroglio dell’anticipo del TFR e l’incremento delle tasse sui fondi-pensione.

La mia modesta analisi e la mia invece profonda preoccupazione hanno trovato puntuale riscontro in tutti i pronunciamenti di chi, in Italia e in Europa, è chiamato ad esprimere un giudizio di merito sulla stessa legge di stabilità: Banca d’Italia, Istat, Unione Europea. La nostra ipotetica crescita per il 2015 (il 2014 ormai al termine è stato il peggiore di tutta la storia repubblicana) è stata definita con coro unanime “tiepida”, “fragile”, o addirittura “fragilissima”, in quanto gli effetti della manovra sull’economia reale sono da considerarsi “nulli” poiché il governo nazionale si vedrà costretto ad aumentare fumosamente la massa di denaro circolante, andando così ad incrementare la già “fuori controllo” spesa pubblica, mentre sulle pensioni è prevedibile l’aprirsi di un potenziale baratro dovuto alla immediata monetizzazione del TFR per almeno i prossimi tre anni.

Per non parlare, poi, della mannaia che incombe con le “clausole di salvaguardia”: una vera e propria gragnuola di nuove tasse sotto forma di aumento dell’IVA a cominciare dal 2016 e gli ulteriori balzelli che le Regioni inevitabilmente si inventeranno dopo il taglio dell’IRAP.

In tale quadro a tinte fosche si inserisce il defatigante dibattito, tutto interno al PD, sul “Jobs Act” con lacerazioni e minacce reciproche e delle quali, in tutta onestà, si han piene le tasche.

In sostanza, chi avrebbe desiderio o necessità di assumere personale si astiene, però, dal farlo a causa della totale nebulosità della normativa sottesa alla manovra economico-finanziaria; chi invece vorrebbe investire, si tiene giustamente alla larga da una penisola, quale la nostra, dove domina incontrastata la corruzione e il cui ceto dirigente è incapace di tradurre in atti tangibili e concreti annunci carichi di enfasi, ma privi di riscontri nella realtà dei fatti.

Insomma: quando si potrà disporre di una linea politica chiara e precisa, senza bizantinismi e rinvii “sine die”? Quando si potrà finalmente capire se, per i licenziamenti disciplinari, sarà o meno prevista la possibilità che un giudice intervenga disponendo il reintegro senza la dannosa indeterminatezza del suo giudizio? Queste domande in un clima prenatalizio al cui epicentro vi sarà il dono governativo del saldo dell’IMU e della TASI, estremo ma non ultimo atto di una tassazione sulla casa che non conosce eguali nel mondo moderno. Altro che incentivazioni alla ripresa dei consumi!

Orbene e per concludere: se la sindrome di Stendhal colpisce di fronte alla bellezza delle opere dell’ingegno umano, nella attuale condizione economico-socio-politica, e con tutta ragione, si può asserire di trovarsi al cospetto di una sindrome alla rovescia e, cioè, stati confusionali e allucinazioni da incredibili brutture.

L’unico che vuol dar ad intendere di non soffrirne è proprio il dr.Renzi: ma, si sa, i contagi morbosi non risparmiano mai nessuno.

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