di Igino Garbini
Comprendere il pensiero e l’agire degli altri richiede sempre umiltà e rispetto. L’appartenenza religiosa, con la sua morale e credenze, rappresenta sicuramente un tratto distintivo importante nell’intendere l’altro ma non basta. Per ridurre il rischio delle aberranti sentenze che seguono sempre ai processi sommari è necessario osare ulteriori approfondimenti culturali ed azzardare una maggiore comprensione storica.
La sostanziale omogeneità degli enunciati religiosi che seguono e la perenne conflittualità tra umani ha rafforzato in me il convincimento che la complessità della “persona”, nei diversi vissuti, non può essere mai contenuta nella sola appartenenza religiosa.
– Il rabbino Hillel, uno dei personaggi di maggior spicco nella evoluzione della teologia ebraica per riassumere tutto il senso dell’ebraismo dichiarò: “Non fare ad altri ciò che non vuoi che essi facciano a te”.
– Come è noto anche a chi ha poca dimestichezza con le sacre scritture la stessa regola d’oro è ripetuta da Gesù secondo il vangelo di Matteo e di Luca: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.”
– Quattrocento anni dopo nell’ Hadit, testo a commento della la vita del profeta destinatario dell’ultima rivelazione, a compendiare tutto l’Islam, si trova: “Nessuno di voi è un credente fintanto che non desidera per il proprio fratello quello che desidera per se stesso”.
– Anche al di fuori delle tre monoteistiche, già nel più antico Induismo, viene detto: “Non bisognerebbe comportarsi con gli altri in modo che non è gradito a noi stessi: questa è l’essenza della morale.”
– Nella successiva eresia Buddhista, risalente comunque a seicento anni prima di Gesù cristo viene detto: “Una condizione che non è gradita o piacevole per me, come posso imporla ad un altro.”
– Nel più aristocratico jainismo: “L’uomo dovrebbe trattare tutte le creature del mondo come egli stesso vorrebbe essere trattato.”
– Nel confucianesimo: “Quello che non desideri per te non farlo neppure ad altri uomini.”
Forse il male non sta nell’una o nell’altra religione, nemmeno nell’ateismo, è in noi stessi.