di Mario Tiberi
“Chi ben comincia è a metà dell’opera”, recita un sempre attualissimo detto popolare. Ma se è vero quanto in esso riportato, sia nel senso letterale che metaforico, è pur vero che “chi lascia l’opera a metà è come se non l’avesse mai iniziata”. Ma vi è anche una terza variante, la più perniciosa ed inquietante: “chi non ben comincia, ha già mal concluso l’opera”.
Obiettivamente, e me ne rendo perfettamente conto, è forse ancora presto per assegnare uno dei tre, o tutti e tre i proverbi di cui sopra, al Sindaco di Orvieto e al Suo governo civico.
Ma, se il buongiorno si vede dal mattino, i primissimi passi compiuti alcuni dubbi e perplessità li hanno suscitati.
Al di là, infatti, di talune affermazioni ottimistiche, di apprezzabili propositi e di forbite parole (per la verità non sempre pronunciate, in modalità grammatico-sintattica corretta, durante i lavori di dibattimento in seno al nuovo Consiglio Comunale) non mi pare di avvertire, ad ascoltare il profondo della mia coscienza, tutta quella determinazione e volontà specifiche pienamente necessarie ed indispensabilmente atte ad imprimere una significativa svolta alle vicende politiche, sociali ed economiche della città di Orvieto.
Signor Sindaco, onde sgomberare il terreno da ogni controversa interpretazione, mi conceda di suggerirLe due prioritarie azioni da, fin da subito, porre in essere.
La prima deve indirizzarsi a mantenere fede agli impegni promissori, pubblici e privati, singoli ed associativi, personali e collettivi, da Ella liberamente e volontariamente assunti nelle fasi prodromiche alla scadenza elettorale e, Lei ben sa, a quali categorie di attività amministrativa intendo riferirmi.
La seconda deve volgere lo sguardo al virtuoso utilizzo delle migliori energie morali, politiche e intellettuali, non certo mancanti nella odierna Orvietanità, al fine dell’agognato raggiungimento degli obiettivi di quella svolta propulsiva, già citata in precedenza, verso più alti ed edificanti livelli di qualità di vita della nostra realtà cittadina. A tal proposito mi permetto di chiederLe: il Comune di Orvieto è dotato o meno di un Assessore che si occupi della civica promozione culturale entro e fuori i confini della città? Glielo chiedo perché non appare proprio!
Non cada, dunque, nel tranello denunciato da Publio Cornelio Tacito nelle “Historiae”, quando afferma: “Germani fingunt et credunt”, “Gli Alemanni, cioè i germanici, prima si inventano le situazioni e poi credono che siano vere” e, ciò, per non correre il rischio di finire come l’Alemanno della Roma moderna, chiedendo anticipata venia per il gioco di parole. Ed, infine, non dimentichi mai che “dà due volte chi dà subito e presto” (“Bis dat qui cito dat”, Publilio Siro).
Pur consapevole che, con quasi assoluta certezza, codesto mio scrivere non avrà tempestiva e cortese risposta, mi conceda comunque di porgerLe i miei più deferenti ossequi.