Grande soddisfazione “ per la decisione della Giunta regionale di allargare l’area contigua del Sistema territoriale di interesse naturalistico ambientale (STINA) ‘Monte Peglia e Selva di Meana’ viene espressa dal consigliere regionale Fausto Galanello (PD) che sottolinea come tale atto costituisca una concreta risposta alle istanze dei Comuni di San Venanzo e Parrano “giustamente preoccupati per il progetto di un Parco eolico sul Monte Peglia che prevede la costruzione sul crinale di quella montagna di 18 pale alte 150 metri”. L’esponente del Pd indica poi l’urgenza che, come indicato nella proposta della Giunta, “si realizzi nel territorio dello STINA un efficace progetto di corretta gestione della fauna selvatica che possa risolvere il pesante problema dei danni causati dai selvatici alle colture e agli allevamenti”.
Galanello spiega poi che la soddisfazione per la soluzione indicata dall’Esecutivo premia anche il proprio impegno personale sulla vicenda: “Ho denunciato la questione in più riprese, e lo scorso anno – ricorda – con una interrogazione all’Esecutivo in cui rilevavo come il parco eolico previsto in quella zona di così alto pregio ambientale costituisse una clamorosa contraddizione con gli indirizzi regionali in materia di tutela del paesaggio e del patrimonio naturale sanciti dalla legge regionale ’29/’99’ che hanno portato l’area del Peglia ad essere inserita nello STINA (Sistema territoriale integrato naturalistico e ambientale). Si raccolgano ora le indicazioni dei sindaci di Parrano e San Venanzo – conclude Galanello – i quali hanno sottolineato la necessità di riaprire le procedure mirate all’improcedibilità dell’atto riguardante il progetto delle pale eoliche”.
Anche i sindaci di San Venanzo e Parrano sono intervenuti per esprimere soddisfazione per l’accoglimento della loro proposta di allargamento delle areee contigue del parco. Segue il comunicato congiunto dei due sindaci.
La proposta di ampliamento delle aree contigue del Parco Regionale Elmo-Melonta, da noi avanzata in questi giorni e dibattuta in sede di II Commissione Consiliare, è nata per rimettere al centro del dibattito politico l’urgenza di regole e di strumenti di programmazione coerenti con quanto la Regione Umbria stessa ha sancito, quindici anni fa, istituendo con L.R. n.29/99 il Parco dello STINA. Perché una volta stabiliti gli indirizzi di tutela del paesaggio e del patrimonio naturale, dagli stessi indirizzi debbono necessariamente seguire norme certe, programmi e anche risorse per attuarli.
In tal senso, la vicenda del “parco eolico” del Monte Peglia misura l’enormità delle contraddizioni che possono prodursi qualora si sovrappongano normative, regolamenti e politiche di sviluppo talora “fuori fase”. Ma se la Regione Umbria ha deciso di tutelare un’area con una legge regionale, allora deve essere coerente fino in fondo e impegnarsi, anche dal punto di vista regolamentare, affinché quella tutela diventi esigibile ed inemendabile.
Giovedì 13 novembre in Commissione Ambiente del consiglio regionale si è anche ragionato sul merito della novità rappresentata dalla nota della Comunità Montana “ONAT” , inviata a tutti gli enti a vario titolo coinvolti, con la quale si segnala la presenza di otto pale eoliche ricadenti all’interno delle aree contigue all’ANP Elmo-Melonta. Un fatto nuovo che ci obbliga a riaprire la questione della procedibilità (autorizzazione unica in capo alla Provincia di Terni) e ad insistere affinché il divieto di realizzare, all’interno delle aree contigue ai parchi regionali, impianti eolici con pale di altezza superiore a 40 metri riceva una formulazione ancora più chiara e perentoria. E ciò per tutelare sia le aree parco sia coloro che intendono realizzare progetti di sviluppo delle energie rinnovabili in questi luoghi.
Ringraziamo i consiglieri regionali della II commissione per l’attenzionee e per aver saputo, assieme ai territori, costruire un percorso utile e propositivo. Un ringraziamento particolare va anche alla Direzione Ambiente della Regione Umbria e la dott.ssa Possenti per l’impegno e la competenza.
Occorre tuttavia ancora vigilare su questa vicenda perché ancora non può dirsi conclusa. Il parco dello STINA avrebbe meritato, e meriterebbe, un’attenzione non solo in ragione di una minaccia che rischia di privarci di un fondamentale bene comune com’è il paesaggio. E forse vale la pena di recuperare il tempo perduto.