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Home Secondarie

Gli alberi del fiume: problema o risorsa?

Redazione by Redazione
29 Novembre 2014
in Secondarie, Archivio notizie
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paglia-1di associazione Val di Paglia Bene Comune

Domenica 30 novembre alle 17.30, nell’Atrio del Palazzo dei Sette ad Orvieto si tiene la conferenza/tavola rotonda di presentazione dello studio per «…interventi selvicolturali nei soprassuoli boscati del demanio idrico del Fiume Tevere e Fiume Paglia nell’ambito della Provincia di Terni».

Assunta la dovuta distanza dall’evento catastrofico del novembre 2012 e ad uno sguardo razionale, la piena del Paglia ha evidenziato le fragilità del territorio indicando precisamente quanto si può attribuire agli eventi meteorologici e alle peculiarità naturali e quanto invece a politiche urbanistiche “poco previdenti” da parte della classe dirigente, a condotte irresponsabili da parte dei privati, al prevalere di realizzazioni riduttivamente tecniche, parcellizzate e poi poco manutenute da parte degli organismi deputati: insomma, all’assenza di una strategia interistituzionale di governo del reticolo idraulico del Paglia e dei suoi affluenti.

Da allora si sono reperite risorse per la messa in sicurezza degli abitati e si è individuata qualche prospettiva di lavoro per prevenire catastrofi, sperimentando le limitazioni dell’intervento locale nella “società del rischio” globale, e per tutelare il territorio valorizzandolo in maniera ecologicamente ed economicamente sostenibile. Per ottenere qualche effetto positivo saranno necessari anni, forse decenni e comunque a patto che si lavori coerentemente nella direzione giusta: si adeguino i modelli culturali e di valore verso il territorio, si vincano le inerzie della burocrazia, si scelgano interventi effettivamente appropriati e congruenti.

Lo studio, redatto in risposta ad un bando della Provincia di Terni, fa il punto sulla condizione attuale della vegetazione nelle fasce ripariali. Suddivide il corso del fiume in tratti coerenti per gli aspetti geomorfologici e idraulici e per ognuno di questi tratti descrive le caratteristiche assunte dalla vegetazione dando anche qualche riferimento sulle evoluzioni recenti indotte dall’intervento o dall’abbandono colturale.

Nella prospettiva selvicolturale, che è focalizzata sulla rinnovabilità del bosco, lo studio propone poi criteri e metodologie per l’utilizzo ponderato della vegetazione intesa come risorsa ecologica. In una prospettiva larga ma non remotissima, gli effetti di questo approccio potrebbero essere: governo attivo del territorio, incremento della fruizione pubblica del fiume, stimolo all’impresa di filiera selvicolturale ed energetica, contributo alla prevenzione delle catastrofi.

La conferenza/tavola rotonda del 30 novembre vuole aprire un dibattito sulla pianificazione degli interventi selvicolturali che emerge dallo studio. Dibattito ampio vista la complessità delle tematiche legate all’ambiente e allo sviluppo e alla varietà dei saperi necessari per affrontarla adeguatamente. E dibattito pubblico visto che il territorio e la popolazione che lo abita costituiscono un’unica “comunità di destino” e che, in questo senso, le istituzioni fanno parte di un corpo sociale che proprio per effetto della catastrofe sta assumendo una diversa consapevolezza di sé.

Concretamente, la conferenza/tavola rotonda vuol porre le basi per la costituzione di un osservatorio, assolutamente informale, capace di contribuire all’orientamento e al monitoraggio del piano di interventi selvicolturali sul fiume (speriamo sull’intero reticolo idrografico) che sarà predisposto dalle autorità.

In questo modo speriamo, a breve, di poter finalmente disporre di una “buona pratica” di governance, modello per futuri piani di sviluppo integrato e sostenibile del territorio.

 

 

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