di Igino Garbini
L’eucaristia è stata sempre “fonte e culmine della vita cristiana” ma anche di tante controversie. Nel corso delle tante dispute sul dogma della transustanziazione il miracolo di Bolsena risultò provvidenziale per porre fine all’insania degli eretici. All’intervento divino si aggiunse poi una bolla di Urbano IV, detta “Transiturus”, per l’istituzione della correlata festa del Corpus Domini e per realizzare forse una definitiva riconciliazione con gli gnostici paté e i catari orvietani senza ulteriore spargimento di sangue.
È questa una magnifica storia di ”miracolo ed autorità” mantenuta sempre viva nella città di Orvieto dalla tradizione del trionfale corteo del Corpus Domini, straordinaria e fastosa espressione di devozione extra sacramentale a sostegno della “liturgia del cielo”.
Per affrontare la storia ecclesiale coesistono atteggiamenti diversi. Alcuni continuano a conservare la fede nell’ordine e nel senno, in un logos del principio, nel Dio che vede e provvede. I più zelanti non esitano addirittura ad estendere questa idea di provvidenza anche a tutto l’operato della Chiesa terrena. Altri, forse più diffidenti, per evitare che la storia possa essere ridotta ad una specie di fiction raccontata soltanto dai più potenti cadono facilmente nella trappola del pregiudizio in senso opposto, criticano a spada tratta per tutto quello che ha il sapore di ecclesiale. In tutti questi casi la foga di servire le ideologie dominanti preclude la possibilità di beneficiare serenamente di quanto è avvenuto nel passato.
In quest’ultimo libro Lucio Riccetti pare abbia fatto suo il convincimento che quanto della storia è stato salvato dalle opere letterarie ed artistiche rappresenti qualcosa di più vero, più prezioso e più vivo delle affermazioni di principio.
Da questo assunto mi pare derivare la scelta di rifiutare l’imposizione di modelli ideologici e voler privilegiare la condivisione di quei testi che lo storico, con la curiositas dell’umanista, ha sapientemente selezionato. Questa impostazione, oltre ad esprimere pieno rispetto per il lettore e confermare l’onestà intellettuale e la maturità dell’autore, contribuisce a rendere la lettura dei testi pubblicati particolarmente piacevole. Il filo conduttore di tutta l’opera pare proprio essere il voler rendere partecipe il lettore della meraviglia che lui stesso ha provato di fronte ad alcune pagine ingiallite dal tempo.
Forse proprio questa capacità dell’autore di fornire interessanti informazioni storiche senza mai rinunciare a sedurre il lettore con gli straordinari documenti presentati è la chiave del successo dell’opera. Non solo gli uomini di Chiesa, anche gli storici devono essere “esperti in umanità”.