Riceviamo da Gianluca Luciani, capogruppo di Identità e Territorio, e pubblichiamo.
Sono ormai molti mesi che la Electrosys vive un periodo di crisi aziendale, tanto che è stata attivata la procedura di concordato preventivo. Non è nostra intenzione banalizzare la situazione attraverso sterili polemiche politiche o considerazioni in merito ad alcune azioni intraprese, ma soprattutto non intraprese dalle sigle sindacali: oggi la vera ed unica priorità è quella di lavorare per costruire soluzioni finalizzate a far riprendere il ciclo produttivo e salvaguardare i posti di lavoro. L’Electrosys è una delle aziende più grandi ed importanti del nostro territorio, rappresenta la storia e l’ingegno della realtà orvietana, oltre ad essere all’avanguardia mondiale nel proprio settore con professionalità di altissimo livello. Per questo riteniamo che le Istituzioni, la proprietà e tutti i soggetti interessati alla procedura di concordato preventivo debbano prendere determinazioni finalizzate alla costruzione di un percorso virtuoso e funzionale ad nuovo progetto industriale. Partendo da queste premesse, riteniamo che sia giunto il tempo delle decisioni in relazione alle proposte presentate: in questo senso riteniamo che sia fondamentale che le proposte presentate possano essere portate a conoscenza di tutti gli attori interessati e che la decisione finale possa indirizzarsi verso la proposta più solida, sia in termini garanzie per il numero di occupati, sia in termini di piano strategico ed industriale, sia in termini di investimenti a medio ed a lungo termine e – ultimo, ma non ultimo – sia in merito alle rassicurazioni che la nuova proprietà faccia sul serio, partendo dall’acquisto dell’azienda. In questi mesi abbiamo seguito in silenzio l’evolversi della situazione di crisi dell’Electrosys: lo abbiamo fatto senza clamori, senza prendere posizioni scontate e senza fare polemiche strumentali. Oggi interveniamo perché è giunto il momento di chiedere alle Istituzioni ed a tutte le parti interessate di agire nel miglior modo possibile, non tanto e non solo per salvare l’azienda, ma per mettere le basi per costruire un grande progetto industriale con il contributo fattivo dei lavoratori. Il nostro territorio non potrebbe sopportare un’altra sconfitta.