di Gianluca Foresi
In un periodo come quello attuale, che molti auspicano di grandi cambiamenti per l’economia e lo sviluppo del nostro paese, credo sia il caso di rivedere il ruolo che la cultura dovrebbe svolgere all’interno di un progetto di crescita per Orvieto.
La cultura non deve rappresentare soltanto un concetto astratto, ma deve diventare quell’elemento concreto che, se bene sistematizzato, se ben organizzato, se ben strutturato, può permettere, in una nazione ricca di patrimonio artistico, di menti creative e di alte competenze nel settore come l’Italia, di dare un nuovo impulso al mondo del lavoro, creando non solo nuovi posti di lavoro, ma posti di lavoro nuovi, ovvero di creare nuove figure professionali.
C’è però bisogno di una cambio di mentalità, di una presa di coscienza da parte della classe politica nazionale e locale. Questo nuovo angolo visuale permetteràdi far passare l’idea, a tutti i livelli della società, che la Cultura e chi opera nella e con la Cultura non sia un entitàche vive sulle nuvole, come i filosofi derisi da Aristofane, ma rappresenti una categoria che ècapace di organizzarsi e strutturarsi per affrontare la quotidianità, e di incidere concretamente sulla realtà, passando dalla teoria alla pratica, da una visione romantica ad una più pragmatica dell’esistenza.
Partendo da queste premesse, e quindi dall’esigenza di passare dalla teoria alla pratica, sarebbe importante la messa in opera di un progetto che parta proprio dalla ricerca e dalla perentoria soluzione di problemi concreti, dal che nel settore culturale sono sotto gli occhi di tutti.
Dovremmo dare vita a dei cantieri della cultura.
Mi piace usare la parola Cantiere, perché rende la dimensione della Cultura, e dei luoghi dove essa si muove, un progetto in continua costruzione, una estrema ricerca del completamento. Il nostro Cantiere resterà sempre aperto e soggetto a continue evoluzioni, ma il suo obiettivo sarà anche e soprattutto quello di definire i propri confini, per evitare il rischio sempre concreto di sconfinare nel pericoloso terreno delle utopie realizzabili.
In questi cantieri dovremmo provare a realizzare qualche idea:
1) Dar vita ad un ufficio comunale che si occupi quotidianamente della ricerca di fondi attraverso bandi europei, crowdfunding, sponsorizzazioni private.
2) Assunzione di personale qualificato e specializzato e/o aggiornamento e formazione di quello giàin essere. Basta con assunzioni improprie, perché tanto di cultura se ne possono occupare tutti!
3)Effettuare studi di settore attraverso i quali individuare un brand Orvieto, un marchio facilmente riconoscibile, che permetta a chiunque di associarlo immediatamente alla Città(come accade per Assisi, cittàdi San Francesco e di conseguenza della spiritualità).
Avvalerci di esperti di marketing culturale che individuino quali siano i segmenti di mercato piùadatti al prodotto Orvieto. Non si deve più aver paura di associare la parola cultura a quella di mercato, perché una città come Orvieto può e deve servirsi di differenti mercati: il consumatore finale (il turista), i partner (soggetti ai quali è accomunata dallo stesso prodotto o dallo stesso obiettivo), lo stato (ai suoi vari livelli: provinciale, regionale, locale), il settore privato.
Il mercato vuole il suo prodotto e il prodotto si offre al suo mercato. Il mezzo migliore per far incontrare queste due entità, una fisica e una astratta,è la comunicazione. I mezzi di comunicazione rappresentano il partner fondamentale per far sìche il prodotto venga portato all’attenzione della più ampia fetta di mercato.
4)Far sì che l’immagine e le immagini della nostra cittàvadano a toccare i desideri e la sensibilitàdel turista, lasciando che si senta parte di uno stile di vita, che solo ad Orvieto puòtrovare. Un’immagine che gli faccia sognare una vita ricca di profumi, colori, emozioni; che lo porti a desiderare di vistare la nostra cittàe, una volta vissuta quest’esperienza, gli faccia provare il mal d’Orvieto.
5) Sarebbe necessario immaginare e creare un nuovo scenario orvietano: Orvieto come una Wunderkammer, una stanza delle meraviglie, al cui interno prendano vita una serie di attività, che si avvalgano dell’interazione fra il patrimonio materiale (musei, monumenti, luoghi di culto, bellezze naturali, reperti archeologici) e quello immateriale (competenze, conoscenze, professionisti dei vari settori, associazioni). Tutto sotto la regia oculata di un’istituzione di nuova creazione, che abbia lo scopo preciso di coordinare le diverse attivitàe di rilanciare il turismo culturale e la cultura del turismo, andando cosìa creare attraverso una crasi: il Culturismo. Questo dovrà essere la vera forza di Orvieto, l’unica industria su cui basare la crescita economica della Città.