di Claudio Bizzarri
Ho ripescato un vecchio video che venne realizzato nel 2001, girato da Marco Santopietro in VHS ad alta definizione (oggi preistoria ma all’epoca un’innovazione), che illustrava agilmente cosa era il PAAO e quali gli obbiettivi da raggiungere. Si tratta di un piccolo miracolo girato per la settimana dei Beni Culturali, se non erro, che oggi consente di tracciare un consuntivo tutto sommato molto positivo (a parte il sottoscritto che vi compare con una barba molto più scura di quella sale e pepe odierna); alcuni dei progetti sui quali all’epoca si lavorava, come l’acquisizione di palazzo Tiberio Crispo a piazza Marconi, non si sono avverati ma molti altri sono divenuti una realtà che configura il PAAO come uno dei costituenti più validi per l’offerta culturale orvietana. Sono emblematiche le immagini che ritraggono porta Vivaria senza la passerella (oggi una delle strutture più utilizzate anche dagli Orvietani stessi per l’allora realizzando Anello della Rupe). La scala elicoidale di palazzo Crispo non esisteva, i sotterranei di S. Andrea non godevano ancora dell’accordo fra Soprintendenza e Intrageo che ora ne permette la visita su prenotazione, la grotta dei Tronchi Fossili non era stata recuperata e salvaguardata anche col contributo del Lions Club, non esisteva il Laboratorio Didattico della Grotta delle Felci. Il territorio non venne trattato all’epoca in quanto il video era focalizzato su Orvieto ma vale la pena ricordare che a Castelviscardo non era stata ancora attrezzata la necropoli etrusca delle Caldane, non era ripresa l’indagine archeologica in località Coriglia, a Montegabbione non era disponibile il percorso al castelliere di Poggio della Croce e a Porano non esisteva il tracciato che toccava le tombe Golini e quella degli Hescanas sino a giungere alle fonti dell’acquedotto medievale di Orvieto…..ed altro ancora, come lo scavo di Sant’Ansano ad Allerona. Con il patrimonio che abbiamo la fortuna di possedere c’è sicuramente molto da fare in futuro, anche la manutenzione di quello che è stato faticosamente raggiunto ad esempio, ma possiamo dire che la strada percorsa è quella giusta e che, se si vorrà dare al PAAO una personalità giuridica a tutti gli effetti operativa, altri potranno essere gli effetti sui cittadini dell’Orvietano e su coloro che ci vengono a visitare. Si può guardare avanti con la consapevolezza che le salde radici che ci sostengono affondano in un passato dallo spessore potente in grado di resistere al particolare momento di crisi il quale (anche se dovesse dimostrarsi più lungo del previsto dato che le stime sulla sua durata variano come le quotazioni in borsa), può essere ammorbidito da un’offerta che parta anche da una decrescita consapevole riscoprendo quello che geograficamente ci è vicino, a noi come a tanti altri Italiani, senza dimenticare però che i Beni Culturali, in senso lato, attraggono comunque un turismo medio-alto anche dall’estero. Dobbiamo solo dimostrarci all’altezza della sfida ed accettarla in quanto tale.