Grande attesa per “L’Elisir d’Amore”, opera lirica in due atti di Gaetano Donizetti, che andrà in scena sabato 30 e domenica 31 agosto alle ore 21.15 nella bellissima cornice del Teatro Mancinelli con il patrocinio del Comune e della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto. Lo spettacolo, prodotto dall’Associazione Spazio Musica sarà interpretato da giovani cantanti e direttori già in carriera, provenienti da tutto il mondo, che, giunti ad Orvieto, si sono perfezionati nell’esecuzione dell’opera verdiana sotto la guida di illustri maestri come il direttore Vittorio Parisi, la cantante e regista Gabriella Ravazzi e il pianista Giovanni Andreoli.
Lo spettacolo che va in scena è frutto di una lunga preparazione che ha visto gli interpreti lavorare nell’ambito del “Laboratorio Lirico Spazio Musica”, prestigiosa realtà che da anni porta al debutto giovani artisti. Sul podio, a dirigere l’Orchestra Spazio Musica, i giovani migliori direttori che hanno partecipato al corso tenuto da Vittorio Parisi che, nato a Milano, ha studiato al Conservatorio “G. Verdi” Pianoforte, Composizione, Direzione d’Orchestra. Si è perfezionato in Direzione in Olanda con il celebre direttore russo Kirill Kondra-shin. Dopo il debutto al Teatro Petruzzelli di Bari ha diretto le principali orchestre sinfoniche e da camera italiane e quelle della maggior parte degli enti lirici in opere e concerti quali Opera di Roma, “La Fenice” di Venezia, “San Carlo” di Napoli, “Carlo Felice” di Genova. Insegna Direzione d’Orchestra al Conservatorio di Milano.
Giovanni Andreoli ha studiato composizione, pianoforte, musica corale e direzione di coro, flauto e percussioni. Ha iniziato giovanissimo l’attività in teatro, dapprima come maestro suggeritore, poi come maestro di sala, quindi come responsabile della preparazione musicale delle compagnie di canto. È stato maestro sostituto in importanti teatri italiani e festival lirici (Rossini Opera Festival, Torre del Lago, Maggio Musicale Fiorentino, ecc.). E’ stato infine Maestro del coro di importanti istituzioni, tra cui la Rai di Milano, il Teatro la Fenice di Venezia, il Teatro Carlo Felice di Genova, il Teatro Nazionale Saõ Carlos di Lisbona, l’Arena di Verona. E’ stato direttore artistico della stagione lirica del Teatro Grande di Brescia. Da gennaio 2010 è Maestro del Coro presso la Fondazione Arena di Verona.
Regia di Gabriella Ravazzi, fondatrice e Direttore artistico di Spazio Musica. Da quindici anni molto attiva come regista d’opera, ha messo in scena più di venti titoli del grande repertorio operistico. In oltre trent’anni di carriera ha cantato in ruoli principali circa 120 opere ospite dei più importanti teatri europei (Scala di Milano, Opera di Parigi, Gran Liceo di Barcellona, Regio di Torino E Parma, Teatri Dell’opera di Roma, La Fenice di Venezia, S. Carlo di Napoli, Massimo di Palermo, Real di Madrid, Ente Arena di Verona), e tenuto concerti nelle più prestigiose stagioni in Italia e all’estero. Ha inciso dischi e CD. Le sono stati assegnati i premi: NOCI D’ORO e STHENDAL e nel ‘94 il 1° premio delle Scuole di Canto Italiane. Già docente di Conservatori di Stato, tiene corsi e Master Classes in Italia e all’estero.
I costumi provengono dal Teatro San Carlo di Napoli, le luci sono di Graziano Albertella, light stilist designer del Festival dei due Mondi di Spoleto. I biglietti, del costo di € 25,00 intero e € 20,00 ridotto, possono essere acquistati in loco oppure prenotati al numero telefonico 338 9572665 e ritirati presso la biglietteria aperta un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.
Notizie sull’opera
L’elisir d’amore è un’opera lirica di Gaetano Donizetti in due atti. Il libretto è di Felice Romani.
Definita in partitura «melodramma giocoso», rientra a pieno titolo nella tradizione dell’opera comica, anche se in essa trova ampio spazio l’elemento patetico, che raggiunge la sua punta più alta nel brano più noto: la romanza cantata dal protagonista Nemorino, Una furtiva lagrima, brano entrato – come del resto l’intera opera – nel cosiddetto repertorio. L’opera andò in scena per la prima volta il 12 maggio del 1832 al Teatro della Cannobiana di Milano, che l’aveva commissionata in sostituzione di un’opera che non era stata preparata in tempo da un altro autore. Donizetti ebbe a disposizione solo quattordici giorni per consegnare il suo lavoro, sette dei quali servirono a Romani per adattare il testo di Scribe. Nonostante la gravosissima pressione riuscì tuttavia a confezionare quello che sarebbe stato – insieme al Don Pasquale e alla triade rossiniana formata da L’Italiana in Algeri, Il barbiere di Siviglia e La Cenerentola – uno degli esempi più alti dell’opera comica ottocentesca. Fin dal suo apparire, l’Elisir ebbe un grande successo con trentadue repliche consecutive. A farlo immediatamente amare dagli appassionati della lirica è in particolare la tipica melodia donizettiana che anche in questo caso accompagna motivi piacevoli che bene mettono in risalto la vena buffa del compositore bergamasco, capace di trasformare con agile inventiva la risata in sorriso, sia pure talvolta velato di malinconia.
La Trama
L’azione ha luogo in un villaggio dei paesi baschi alla fine del XVIII secolo.
Atto I Mentre i mietitori stanno riposando all’ombra, la loro fittavola Adina legge in disparte un libro che narra la storia di Tristano e Isotta. Intanto, il contadino povero Nemorino la osserva ed esprime per lei tutto il suo amore e la sua ammirazione, dolendosi della propria incapacità di conquistarla. I contadini chiedono ad Adina di leggere ad alta voce e lei riferisce la storia di Tristano che, innamorato della regina Isotta, ricorre a un filtro magico che lo aiuta ad attirare il suo affetto e la sua fedeltà. Mentre Nemorino sogna di trovare questo magico elisir, arriva al paese il sergente Belcore con lo scopo di arruolare nuove leve. Egli corteggia Adina e le propone di sposarlo, ma la bella fittaiuola risponde di volerci pensare un po’. Segue un duetto tra Adina e Nemorino in cui la donna espone la sua teoria sull’amore: l’amore fedele e costante non fa per lei. Arriva poi il dottor Dulcamara, un truffatore, che, spacciandosi per medico di grande fama, sfoggia alla gente i propri portentosi preparati: Nemorino gli chiede se per caso abbia l’elisir che fa innamorare e il ciarlatano gli offre per uno zecchino una bottiglia di vino bordò, spiegando che l’effetto si farà sentire dopo un giorno (quando egli sarà già lontano da quel villaggio). Nemorino beve l’elisir e si ubriaca: ciò lo fa diventare disinvolto quel tanto che basta per mostrarsi indifferente nei confronti di Adina, che subito prova un certo fastidio, abituata com’è a sentirsi desiderata. Adina, per vendicarsi dell’indifferenza di Nemorino, accetta di sposare il sergente Belcore, che però dovrà partire il giorno dopo; pertanto, le nozze vengono fissate per il giorno stesso. Nemorino cerca di convincere Adina ad attendere fino al giorno successivo (lui sa che solo il giorno dopo avrà effetto l’elisir), ma Adina se ne va con Belcore.
Atto II Fervono i preparativi per le nozze. Dulcamara e Adina improvvisano una barcarola a due voci. Quando giunge il notaio, Adina dice di voler aspettare la sera, perché vuole sposarsi in presenza di Nemorino, per punirlo della sua indifferenza. Nemorino vuole comperare un’altra bottiglia di elisir ma non avendo più denaro si arruola tra i soldati di Belcore per avere la paga. Belcore così ottiene di allontanare il suo rivale. Giannetta sparge la notizia che Nemorino ha ottenuto una grande eredità da uno zio deceduto da poco. Questo non lo sanno né l’interessato, né Adina, né Dulcamara: la novità fa sì che le ragazze del paese corteggino Nemorino e questi pensa sia l’effetto dell’elisir. Dulcamara resta perplesso, Adina si ingelosisce. Dulcamara le racconta di aver venduto a Nemorino l’elisir e lei capisce di essere da lui amata. Nemorino gioisce quando si accorge di una lacrima negli occhi di Adina, che gli rivela che anche la ragazza lo ama. Adina riacquista il contratto di arruolamento di Nemorino e glielo consegna, invitandolo a restare nel paese. Nemorino è deluso, vorrebbe una dichiarazione d’amore che non arriva e allora dichiara di volersene andare: solo allora Adina cede e dichiara di amarlo. Belcore conclude che in un altro paese troverà qualche altra ragazza da corteggiare, Dulcamara se ne va trionfante per il successo del suo elisir.