Dal globale al locale e viceversa
Tempi duri già oggi e in autunno sarà peggio. Come ci prepariamo noi?
Caro Pier,
su InvestireOggi dello scorso 25 luglio si poteva leggere il pezzo che ti riproduco quasi integralmente di seguito, dal quale si evincono prospettive ravvicinate durissime per tutti. Pur non essendo in grado di valutarne la consistenza, non solo non mi sento di ignorarle, ma ritengo che se ne debba tener conto se non altro in base al normale principio di prudenza, che riguarda sia gli individui che i soggetti collettivi, in particolare quelli di governo. La questione ineludibile è: che si fa, ma sul serio, qui ed ora, non solo per non deperire, ma per guardare avanti e rilanciare? Non abbiamo titolo ufficiale per consigliare e non sarebbe elegante attribuirselo da soli, ma forse possiamo sconsigliare, che ne dici? Ad esempio potremmo sconsigliare l’Amministrazione comunale di fare il bilancio a prescindere da quanto avverrà in autunno nel governo dell’economia, oppure di farlo solo con la testa e il cuore del contabile e così tirare a campare in attesa del meglio. No, non possiamo nemmeno sconsigliare, perché sconsigliando sconsigliando in realtà consigliamo, con conseguenti gelosie, rimbrotti, occhiatacce, accuse di invasioni di campo, e peggio, molto peggio. Il che è anche giusto, essendoci già a sufficienza quelli che si consigliano da soli e quelli che consigliano i consiglieri. Allora forse è bene limitarsi a discutere tra noi, così non potremo essere accusati di presunzione e nessuno si offenderà. Certo il tema esiste ed è di quelli veri, ed anche prioritario, almeno rispetto agli altri temi che come vedi tengono giornalmente occupati gli addetti ai lavori. Tu che ne dici? Però mi viene un dubbio: e se poi qualcuno ci legge?
Franco
“Che le cose non stiano andando bene lo si capisce dall’intervista di ieri del premier Matteo Renzi a La7, dove ha ammesso che sarà difficile centrare l’obiettivo di crescita del governo dello 0,8% per quest’anno. Tuttavia, il premier ha aggiunto che una crescita dello 0,4%, 0,8% o dell’1,5% sarebbe indifferente, perché nulla cambierebbe nella vita ordinaria delle persone. Se a fare la battuta non fosse il capo di un governo, ci sarebbe da ridere. Difficile immaginare che per un’economia, il cui pil è del 9% più basso di quello del 2007 e che presenta una disoccupazione prossima al 13%, una crescita zero o una dell’1,5% sia uguale.
Comunque sia, si è trattato della prima ammissione del premier, seguita all’ennesima smentita (tutti “gufi”?) anche da parte del Fondo Monetario Internazionale, che ha stimato la crescita italiana a non più dello 0,3%. Per Bankitalia e Confindustria non andremo oltre lo 0,2%. Anche l’Istat avverte che la ripresa potrebbe non esserci stata nemmeno nel secondo trimestre.
Crescita giù, conti pubblici a rischio. Ormai non esiste un serio analista che non preveda la necessità di una manovra correttiva a settembre. Per JP Morgan e Mediobanca sarà nell’ordine di 20 miliardi di euro, che è anche la stessa cifra di cui si parla a porte chiuse nel PD, il partito del presidente del consiglio. Una stangata, insomma, tanto che si vocifera che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, stia pensando a un prelievo sugli assegni pensionistici oltre i 3 mila euro all’anno. Peccato che non si è riusciti ad oggi a toccare le tasche dei pensionati d’oro, ossia di quanti percepiscono assegni mensili spropositati, rispetto ai contributi versati.
La profezia di De Bortoli
Ieri, poi, alcuni organi di stampa hanno ripreso una presunta affermazione resa in privato agli amici da parte di niente di meno che del direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, il quale avrebbe definito Matteo Renzi “la rovina d’Italia”. De Bortoli avrebbe confidato agli amici che il governo sarà costretto a varare ad ottobre una manovra da 20 miliardi, che sarebbe in arrivo un prelievo forzoso, e che dopo arriverà la Troika (UE, BCE e FMI). E pare che il banchiere Giovanni Bazoli – presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa-Sanpaolo, a sua volta azionista in Rcs (il gruppo editoriale che controlla il Corriere) – condividerebbe le idee del direttore.
Potremmo declassare le affermazioni di De Bortoli a semplice sfogo, a boutade, a esagerazioni del tutto personali e senza fondamento. Ma stiamo parlando non solo del numero uno del principale quotidiano italiano, bensì di colui che gestisce l’organo di informazione dei salotti buoni italiani, che ha perfetta percezione di cosa pensi la finanza nazionale e internazionale. Se De Bortoli arriva ad affermare che ci sarà una maxi-manovra da 20 miliardi, che sarà effettuato un prelievo forzoso e che alla fine arriverà la Troika, significa che verosimilmente ha informazioni che lo spingono a esternare simili frasi. …”
L’articolo che hai trascritto e le affermazioni di Ferruccio De Bortoli suonano come avvertimenti a Matteo Renzi, che non vede l’ora di sostituire Pier Carlo Padoan con Itzhak Yoram Gutgeld, l’economista suo intimo amico e inventore della sua politica economica, a cominciare dai famosi 80 euro in busta paga. Padoan fu imposto a Renzi da Giorgio Napolitano, che voleva tener buona una organizzazione che non nomino, altrimenti mi accusi di fissazione senile. Guarda caso, Yoram Gutgeld è anche colui che vuole modificare la costituzione per eliminare i cosiddetti diritti acquisiti. I diritti acquisiti sono, per intenderci, non solo le cosiddette pensioni d’oro, ma anche la pensione tua, la mia, e quella di qualche milione di Italiani che speravano di passare una vecchiaia moderatamente agiata e magari di farsi una bella tomba di granito lucidato, con le lettere in bronzo e l’aiuoletta da affidare alla vedova. Non so se la spunteranno Padoan & De Bortoli o Renzi & Yoram Gutgeld, o se non finiranno con l’uscire dall’euro e fregarci tutti con l’inflazione, ma il tenore di vita che ci siamo conquistati non ce lo potremo più permettere. Abbiamo pagato tasse e versato contributi nella misura in cui ci veniva richiesto dalla legge, cioè abbiamo versato onestamente tanta pecunia. Gli antichi romani usavano le pecore come moneta di scambio, poi le sostituirono con dei pezzi di metallo che chiamarono pecunia perché rappresentavano il valore delle pecore. Da allora in poi c’è sempre stato chi ha s’è fregato la pecunia e s’è mangiato pure le pecore. Prepariamoci al peggio.
P.S. Apprendo adesso che Carlo Cottarelli se ne andrà sarà sostituito proprio da Yoram Gutgeld. Padoan resterà al suo posto. Quelli dell’organizzazione che non nomino hanno trovato un accordo. Sono cavoli acidi.
Vedo che eviti di pronunciarti sulla mia provocazione del consigliare/sconsigliare l’amministrazione locale in relazione al ventilato peggioramento della situazione economica in autunno, che renderà ancora più difficile anche il governo delle città. Evidentemente sei molto preso, giustamente, dalla preoccupazione di non poter più contare le pecore che pensavi di esserti meritato avendo fatto con coscienza il tuo lavoro e avendo, come me e alcuni altri, pagato tutte le tasse che via via ti sono state richieste/imposte. E mi pare che ti preoccupi avendo una certa dimestichezza (voglio dire di conoscenza, di curiosità informata) con organizzazioni complottarde internazionali che si dice prendano senza alcun riguardo le decisioni che ci riguardano. Allora vediamo se capisco bene: da una parte c’è il ministro Padoan che, con il presidente Napolitano, fa quello che ha deciso l’organizzazione che non nomini e che certo se ne frega delle nostre pecore, di quelle che ci spettano per essercele guadagnate; dall’altra c’è il presidente Renzi che, con Itzhak Yoram Gutgeld (nome impronunciabile e che, Dio ce ne guardi, diventerebbe un’ossessione se dovessimo impararlo per forza), vuole la modifica costituzionale per eliminare i diritti acquisiti, ovviamente a partire dalle nostre pecore, quelle che ci spettano – lo ribadisco – per essercele guadagnate. Dunque: o la padella o la brace! Io te lo dico subito, se è così sono per la rivoluzione. Non ti chiedo di essere subito con me, perché tu sei meno abituato alle lotte frontali contestative, ma ti chiedo comunque di pensarci. In verità anche io ho qualche remora a passare alle attività rivoluzionarie, essendo non più ragazzo, direi bimbo come Renzi, ed essendomi abituato, anche per la frequentazione con te ed altri amici, ad un certo moderatismo. Ma certo, se le cose dovessero andare come dici tu, che è peggio di quanto dicevo io, che era peggio di quanto dicevano i pessimisti di qualche (poco) tempo fa, allora dubito che si potrà star buoni come se tutti dovessimo accettare tutto, vivendo in un Paese dove onestà e correttezza sono state ridotte da tempo al rango di opzioni secondarie.
Quanto poi a consigliare/sconsigliare gli amministratori locali sul che fare, in una situazione che in ipotesi potrebbe essere ancora più grave di quanto già non lo sia per vicende che affondano le radici in tempi più o meno recenti e/o lontani, credo che sia compito facoltativo di cui siamo ampiamente autorizzati a non gravarci, proprio per non gravare impropriamente chi ne è istituzionalmente gravato. E tuttavia, io non posso non rilevare alcuni aspetti che mi destano per così dire una certa inquietudine. Vedo infatti che: 1. le organizzazioni politiche e le loro diverse espressioni accentuano, invece che attenuare e – come sarebbe indispensabile – sostituire, le logiche tradizionali da circoli chiusi, presuntamente autosufficienti; 2. chi dava giudizi su aspetti fondamentali della storia e della vita presente della città senza lo sforzo di una corretta e documentata informazione continua a darli come e peggio di prima; 3. chi denigrava, trasformando artatamente gli avversari in nemici, continua bellamente a denigrare senza che chi di dovere se ne accorga o almeno dia a vedere che se ne accorge. E intanto ciò di cui da tempo c’è bisogno stenta a manifestarsi, anche in forma embrionale. Dico una visione della città, non quella buonista e caramellosa che tutti sono capaci di inventarsi, ma una vera, forte, coraggiosa, di modernizzazione coinvolgente, capace di avvincere ed entusiasmare, capace di chiamare a raccolta le forze attive, propositive e competenti della città, senza guardare a gruppi e a schieramenti.
Si può dire che, continuando così, si continua a ballare sulla tolda di una nave ormai votata al naufragio? Dire così è esagerazione? Forse sì in assoluto, ma forse no (diritto alla legittimazione soggettiva) nell’ottica di uno come me che ha sempre cercato di innovare per stare in sintonia con i tempi e non perdere il treno del futuro: la politica come vision e progetto, il ruolo territoriale della città e la sua internazionalizzazione, la scuola in dimensione europea, l’area di Vigna Grande come nuovo motore di sviluppo. Comunque, se fosse esagerazione per fretta di novità, che di fatto è ansia di vedere un cambiamento di cui tutti sentono l’urgenza, essa sarebbe da considerare – voglio immaginare – un peccato veniale e in ogni caso il cambiamento non tarderà a manifestarsi con la necessaria evidenza ed autorevolezza. Al contrario, se fosse una cruda ma veritiera descrizione della realtà per come essa si presenta ed effettivamente è, allora dovremo preoccuparci tutti, perché il cambiamento, se ci sarà, sarà solo apparenza. Presto lo sapremo: basterà registrare, non tanto le reazioni a quello che diciamo qui – che è facile prevedere che non ci saranno –, quanto l’adozione o meno di alcune decisioni cruciali, necessariamente prossime, senza le quali sarà un non senso parlare di governo o anche solo di bilancio.
Controreplica di P.L. Leoni
La mia riluttanza a consigliare (o a sconsigliare, che è il rovescio della stessa medaglia) gli amministratori della nostra città deriva dalla mia radicale avversione ai consigli non richiesti. Il catechismo ci raccomanda di consigliare i dubbiosi, non di consigliare chi non ha dubbi e chi, pur avendoli, non si fida di noi. Quand’ero consigliere comunale non stavo lì soltanto ad esercitare la misericordia, ma avevo il dovere di consigliare. E infatti, quando anche quelli della mia parte m’invitavano a stare zitto, recitavo pazientemente il mantra del bravo consigliere: «Sto qui per dare consigli; se vi piacciono, bene, altrimenti ve li do lo stesso». Adesso come posso dare consigli a chi, non fidandosi di me, non me li chiede? Come posso pretendere che degli amministratori progressisti che più progressisti non si può, investiti dal popolo del compito di far dimenticare cinque anni di stagnazione conservatrice, siano disposti ad accettare i consigli di un anziano monarchico, convinto sostenitore della dottrina sociale della Chiesa cattolica e compromesso con l’amministrazione moderata di un certo Toni Concina? Tutto quello che posso fare è esprimere opinioni, con la serenità di uno che, al contrario di donna Prassede, di opinioni ne ha tante e ad esse è solo moderatamente affezionato.
Contro-controreplica di F.R. Barbabella (poi però basta, se vuoi)
Già, caro amico, tempi durissimi questi! Che lo vogliamo o no, viaggiamo ormai immersi in “Voyager, ai confini della conoscenza”, il mondo di Roberto Giacobbo. Il mondo, più che del mistero da scoprire, del semimistero da indovinare, il mondo in cui si crede di sapere ma non si sa, e se tenti di conoscere quello che ti appare misterioso infittisci il mistero che vorresti svelare. In un tale contesto la tua condizione è particolare: tu annulli il semimistero per il solo fatto di dichiarare il tuo coerente orientamento di irremovibile conservatore, che nello schema politico delle parti contrapposte non permette che scatti il meccanismo della fiducia in chiunque sia collocato nella casella della parte avversa. Con me invece il semimistero funziona, giacché, pur essendo io attribuito per storia e orientamenti manifesti al campo progressista, mi ritrovo di frequente guardato con occhio sbieco proprio nel mio stesso campo. Chi ne avrà colpa, io o l’occhio sbieco? Semimistero!!!! Ma non mi scoraggerò per questo, continuerò a cercare la mia “terra promessa” e perciò canterò con Eros così: e camminiamo da soli/ nella notte più scura/ anche se il domani/ ci fa un po’ paura/ finché qualcosa cambierà/ finché nessuno ci darà/ una terra promessa/ un mondo diverso/ dove crescere i nostri pensieri/ noi non ci fermeremo/ non ci stancheremo di cercare/ il nostro camino …