di Massimo Gnagnarini
Proprio questo , a me sembra, sia diventata almeno in parte la nostra città, per la mancanza di una qualunque politica turistica e per la supina accettazione del “vivi e lascia vivere fin che dura” da parte di chi finora ha rinunciato a esercitare una doverosa responsabilità di governo nel più importante settore della nostra economia locale.
Le prime vittime sono proprio i nostri operatori e le aziende cittadine, almeno una parte di esse, costrette ad accettare condizioni capestro imposte loro da tour operator che non si fanno scrupoli dallo spedirci gruppi di dieci o anche meno persone che arrivano in escursione a Orvieto perfino su bus granturismo da 50 posti per consumare un voucher che vale la visita alla città e un pranzo in rinomati ristoranti della città. Non si sa all’origine quanto paghi il turista per quel voucher, sappiamo però che al ristoratore orvietano spesso non vanno oltre i 10/12 euro e sappiamo pure che la condizione imposta è che quei bus siano lasciati liberi di scorrazzare e di sostare in città senza pagare nulla.
La crisi economica c’entra come i cavoli a merenda.
Qui stiamo assistendo al saccheggio della città da parte dell’industria turistica nazionale e multinazionale che in Orvieto ha trovato il ventre molle di una nicchia di mercato dove realizzare i propri maggior profitti.
Il ritocco operato su quelle che erano le ridicole tariffe di sosta dei bus turistici è anche un primo messaggio rivolto a chi attualmente muove le fila dei flussi turistici che impattano sulla nostra città.
Vogliamo cambiare e riappropriarci di quel valore svenduto e che appartiene a tutti gli orvietani.
Ai nostri operatori alberghieri e della ristorazione assicuriamo il nostro impegno e cospicue risorse finanziarie da spendere nella Promozione già dal corrente anno e ancora maggiori per programmare la prossima stagione. Ce n’è abbastanza per poter scegliere a chi e come “vendere” la città.